Cravenroad7

Forum dylaniato
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MessaggioInviato: lun ago 09, 2004 11:05 pm 
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Sono d'accordo, Galvez, sul fatto che la scrittura comunque presa sia un'esigenza interna e intima un po' per tutti gli autori di alta statura. Sarebbe assolutamente impossibile non partire da sé stessi per incominciare ad intessere un fluire narrativo simbolico o realistico che sia. Tant'è che il simbolismo non è del tutto assente nel realismo, semmai è presente in una forma molto diversa e più referenziale, nel senso che l'autore vi trasfonde la sua autoreferenzialità referenziale come primo approccio alla realtà esterna. In Sclavi, era ovvio che i suoi riferimenti a profusione, riguardo a film, libri e opere di vasta portata sia presente ed in misura massiccia. Non potrebbe esistere nessun uomo che mancasse di un pur vago riferimento all'esistente esterno. Ma, in Sclavi, come pure tu hai detto, questo viene operato dalla mediazione del suo atteggiamento più introverso nei confronti della vita, dall'oscurità che egli stesso percepisce di se stesso, trasmettendola in modo efficace al lettore, stravolgendo copioni di romanzi, riferimenti filmici. In altri termini egli è referenziale nella misura in cui il suo bisogno di autoreferenzialità dovuto all'essere respinto dall'esistenza, gli permette di rappresentare quello stesso rifiuto, o ispirazione o citazione, da un recupero interno, costante, ininterrotto, senza mai mostrare che la realtà è un punto di vista oggettivo e corrispondente ad una visione vera, che un qualsiasi soggetto potrebbe avere da solo ed esclusivamente nella sua mente.
Sclavi mostra la poliedricità perché è in lui che la realtà si scompone, mentre spetta al lettore il più delle volte ricomporre il mosaico. Accetto il punto sulla diversità di approcci, ma non una preferenza per il realismo di Castelli. Questo,ripeto, indipendentemente se egli abbia o meno inserito tutto quanto sé stesso nell'opera molto più di Sclavi.
è una scelta, la mia. Forse dettata dal fatto che il mio modo di essere è più in fibrillazione con DD invece che con MM. Anche questo genere di interessi, ossia per un fumetto invece che per un altro, denota una preferenza per raggiungere uno scopo.
Inoltre la realtà raggiunta da Sclavi, proprio perché mediata molto dalla sua soggettività che s'insinua in ogni dettaglio, a tal punto da "spaccare" il corso narrativo per il gusto di ritrovarsi senza prendere in esame l'accettazione o meno del lettore. Sclavi parla a sé, a volte rinuncia al lettore, si chiude deliberatamente. E la visione realistica raggiunta è un pessimismo di fondo che è in realtà una visione frammentata della realtà. In questo senso direi, anche per la mia conoscenza delle correnti di pensiero contemporanee e culturali che influenzano la nostra esistenza oggigiornom che Sclavi raggiunge in questo modo, un accordo maggiore con il suo tempo. E questo lo testimonia, a mio avviso, il semplice successo editoriale e di vendite che hanno trasformato la sua creatura in un mito in una sorta di archetipo collettivo di cui non potremo più liberarci. La vasta portata dell'opera, sostenuta dal raggiungimento del milione di copie, vendute in un'epoca che veniva vista in crisi nell'editoria del fumetto, porta ad un'altra considerazione di fatto: la preferenzialità epocale di certe testate su altre, dovuta alle conseguenze inintenzionali dell'opera artistica di qualsiasi autore, riflettentisi nel mondo sociale e nella sua diffusione in ogni fascia sociale anche la più avversa al fumetto, consacra in qualche modo un peso emotivo maggiore di un filone rispetto ad un altro, qualunque possa essere la nostra analisi a priori o a posteriori. è un dato di fatto. Il successo di DD che dura ormai da 18 anni è uno squarcio sul mondo del fumetto che ben difficilmente potrà essere dimenticato. Castelli è un'altra storia e, a mio parere, non ha avuto questo riflesso così devastante e sconvolgente. Forse MM ha ricevuto maggiore attenzione grazie al fatto che DD ha aperto la strada alla curiosità dei lettori, di "indagare" anche su altre testate, di scoprire altri personaggi. è successo a me in primis che, nonostante ero fumettofilo di vecchia data, ho iniziato ad investire molto denaro con tutte le successive nascite della Bonelli.
In questo senso, io identifico quindi due dati di fatto:
1- Il successo di DD ha chiaramente delineato e consacrato il gusto artistico e culturale di un'epoca in crisi, essendo stato il prediletto da ogni fascia sociale.
2- Il successo di DD ha di riflesso aumentato la notorietà delle altre produzioni Bonelli, ed è quindi in questo frangente che molti fumetti sono potuti nascere o ri-nascere.
3- A questo ha fatto seguito che molte testate si sbriciolassero sotto i colpi di una mutazione camaleontica del fumetto italiano. Le prove: Miste No è diventato più raro da trovare mentre prima era dappertutto; MM dopo un aumento momentaneo di copie vendute è tornato ad essere il fumetto degli amanti del genere e al massimo nella più scalcinata edicola ne trovi una copia; Gregory Hunter altra testata azzardata col tempo si è dissolta; Legs successivo a nathan Never soffre e si parla già di chiusura; Il Comandante Mark è praticamente morto.
Tutto ciò testimonia sia che il tutto è dipeso dall'ondata DD e quindi Sclavi e non Castelli. E testimonia altresì che quell'ondata ha avuto un doppio effetto: sia quello di affossare altre testate, sia quello di andare incontro ad un esaurimento prevedibile per stabilizzarsi ad un numero di copie più ragionevole del milione sfiorato. Questo calo di Dylan è coinciso con il calo anche di fumetti che si erano avviati su quell'onda.
Ecco il perché io affermo che l'incisività culturale di Dylan è stata senz'altro superiore a quella di MM checché se ne possa dire.
Poi il discorso dei due modi di vedere è giustissimo, ma non perfettamente lineare se non si considera la scossa sociale e l'impatto che l'intimismo sclaviano ha suscitato all'editoria. Non in ultimo, tieni presente che oltre alle testate bonelliane hanno chiuso battente molti altri fumetti di buona fattura, proprio perché Dylan ha travolto un genere a favore di un altro.
Spero tu abbia compreso cosa intendo. è un discorso molto complesso che non vuole porsi antiteticamente al tuo, né marginalizzare il Castelli realista. Se viene marginalizzato MM,è perché è stato DD ad avere il doppio effetto di consacrarlo e sconsascrarlo nello stesso tempo, senza, peraltro, privarlo dei suoi fan e del suo corposo numero di lettori che lo amano tutt'ora.
Non è un discorso di bistrattamento, ma di preferenzialità consacrata socialmente e culturalmente. Poi se andiamo a parlare anche del successo di Tex qui andiamo oltre, per questo intendo rimanere sul fronte DD.

Ciao


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MessaggioInviato: lun ago 09, 2004 11:06 pm 
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Iscritto il: dom gen 19, 2003 6:25 pm
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<BLOCKQUOTE id=quote><font size=1 face="Verdana, Arial, Helvetica" id=quote>quote:<hr height=1 noshade id=quote>
off topic
secondo Jakob Nielsen, guru dell'usabilità dell'Internet, la gente legge con più difficolta i testi in rete...circa il 30/40% di tempo in +!
E poichè il tempo è denaro (ed io non ho l'Adsl perchè vivo in Africa)...qualcuno può farmi un riassunto di questo topic?
E' molto interessante...però è lungo :?

p.s.
Forse (però) sono anche pigro :>
<hr height=1 noshade id=quote></BLOCKQUOTE id=quote></font id=quote><font face="Verdana, Arial, Helvetica" size=2 id=quote>Concordo, ma anche io sono pigro<img src=icon_smile_sleepy.gif border=0 align=middle><img src=icon_smile_sleepy.gif border=0 align=middle><img src=icon_smile_sleepy.gif border=0 align=middle><img src=icon_smile_big.gif border=0 align=middle>
Ehm scusate l'intrusione...era per solidarietà verso Biru<img src=icon_smile_big.gif border=0 align=middle>
continuate pure come se non fosse successo niente

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MessaggioInviato: mar ago 10, 2004 9:02 am 
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Iscritto il: gio ago 21, 2003 11:17 am
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D'accordo sulla parte iniziale del tuo dioscorso, Triss.

<BLOCKQUOTE id=quote><font size=1 face="Verdana, Arial, Helvetica" id=quote>quote:<hr height=1 noshade id=quote>
(...)
Accetto il punto sulla diversità di approcci, ma non una preferenza per il realismo di Castelli. Questo,ripeto, indipendentemente se egli abbia o meno inserito tutto quanto sé stesso nell'opera molto più di Sclavi.
<hr height=1 noshade id=quote></BLOCKQUOTE id=quote></font id=quote><font face="Verdana, Arial, Helvetica" size=2 id=quote>

Questo è naturale; come già detto in precedenza, a un certo livello la discriminante torna il gusto personale, che è sempre dettato da una sensibilità personale. E ripropongo il simbolismo astronomico per descrivere i due: il sole Castelli e la luna Sclavi.

Le ragioni del maggior successo commerciale di un fumetto (un film, un libro ecc.) non sono mai riassumibili in una, però per Dylan Dog è stato molto importante il suo pescare a piene mani nella cultura popolare e rielaborarla: Sclavi parlava un linguaggio comune a un numero potenzialmente vasto di lettori (le circa 500 mila copie raggiunte lo testimoniano), porgeva ai suoi lettori se stesso (e disagi che spesso loro ben conoscevano) attraverso questo filtro che fungeva da porta di comunicazione tra le loro sensibilità e creava un universo condivisibile. Paradossalmente, Sclavi più si chiude personalmente più si apre narrativamente. In Dylan Dog, poi, gli elementi di continuity sono labili, e la continuity è generalmente un ostacolo al successo su vasta scala.

Castelli popolarizza un materiale narrativo che invece popolare non è, né può essere reso accessibile più di tanto; affronta temi che di partenza hanno una platea meno vasta (ed è naturale che sia così). Ma soprattutto Martin Mystère non è un personaggio simbolico, un costrutto narrativo nel quale potersi identificare o proiettare sogni e aspirazioni, incubi e paure. Il personaggio non funge da filtro ? non in modo subitaneo ? perché ha un carapace molto duro da perforare, al di sotto del quale non vi è un mondo di simboli riconoscibili, ma un modo di rapportarsi alla realtà e inglobarla in sé, un modo che si deve sentire proprio per entrare in profondità. Cambiando metafora: Sclavi mostra la sintesi, Castelli l?analisi.

<BLOCKQUOTE id=quote><font size=1 face="Verdana, Arial, Helvetica" id=quote>quote:<hr height=1 noshade id=quote>
1- Il successo di DD ha chiaramente delineato e consacrato il gusto artistico e culturale di un'epoca in crisi, essendo stato il prediletto da ogni fascia sociale.
2- Il successo di DD ha di riflesso aumentato la notorietà delle altre produzioni Bonelli, ed è quindi in questo frangente che molti fumetti sono potuti nascere o ri-nascere.
3- A questo ha fatto seguito che molte testate si sbriciolassero sotto i colpi di una mutazione camaleontica del fumetto italiano. (?)
<hr height=1 noshade id=quote></BLOCKQUOTE id=quote></font id=quote><font face="Verdana, Arial, Helvetica" size=2 id=quote>

Se sono in sostanziale accordo con i primi due punti, dissento dal terzo.

DD non ha affossato alcuna testata, se non forse i suoi vari cloni (tipo Demon Hunter) nati sull?onda del suo successo e rapidamente esauritisi nello sbatter di ciglia della moda.

Nel quinquennio successivo al suo arrivo e seguente affermazione in edicola, il fumetto ?popolare? beneficia di un clima euforico e di buonissime vendite, che in Bonelli (limitiamoci alla SBE) culmina con la decisione di pubblicare Nathan Never, portando un altro grande filone narrativo nell?alveo della casa editrice. Anche NN sarà un eccellente successo di vendite. Poco prima della metà degli anni ?90 la situazione appare floridissima, poi qualcosa cambia, e DD è parte importante di questo cambiamento, ma non il motore: è il fatalismo di Sergio Bonelli, che si è sempre accompagnato ad una sana propensione a innovare la tradizione fumettistica, a prendere ora il sopravvento. Entrano in crisi i suoi due autori più strategici, Nizzi e Sclavi, e sostanzialmente non fa nulla per disinnescare il pericolo di questo fatto, accettato come fosse un evento della natura. Tex e Dylan Dog sopravvivono sugli exploit personali di autori di buona volontà, e per il resto imboccano una spirale discendente di vendite che non si arresta (e, nel permanere dell?immobilismo, temo non si arresterà). Tutte le altre testate seguiranno più o meno la medesima china, per gli stessi motivi, e per loro specifici. Nathan Never si avvilupperà sempre più in una continuity contorta e via via più banale, e la crisi del suo curatore Serra innesca un caos redazionale tutt?ora irrisolto; Mister No viene abbandonato a se stesso dal fatalismo di Bonelli, per il quale la testata avrebbe esaurito ogni cosa da dire; Martin Mystère viene affossato dal cosiddetto periodo dei ?Mysteri Italiani?, con una successione di storie sempre meno interessanti, e poi subentra una stanchezza creativa di Castelli e l?inadeguatezza di alcuni sostituti (Morales e Beretta sono troppo poco prolifici per ovviare al problema); Zagor vince alla lotteria Boselli e Burattini, due autori che lo rinnovano e tonificano, ma non prima che la gestione Toninelli abbia causato una drastica perdita di lettori, perduti per sempre a quanto pare.

La crisi è in primo luogo imprenditoriale ? non solo di Bonelli, tra l?altro: basta vedere Max Bunker - e poi autoriale (di molti autori), e non viene risolta dalla nascita delle moltissime testate sorte nella seconda metà dei ?90 e poi nel nuovo millennio, alcune semplicemente ottime, ma che non diventano dei grandi successi popolari come Tex e DD.

Questo semplificando, estremizzando e banalizzando anche un po?, però credo sia una ricostruzione schematica abbastanza buona della crisi bonelliana.

<BLOCKQUOTE id=quote><font size=1 face="Verdana, Arial, Helvetica" id=quote>quote:<hr height=1 noshade id=quote>
Ecco il perché io affermo che l'incisività culturale di Dylan è stata senz'altro superiore a quella di MM checché se ne possa dire.
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Questo è palese, è una questione di numeri.

V.


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MessaggioInviato: mar ago 10, 2004 10:44 pm 
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Iscritto il: sab lug 03, 2004 10:42 pm
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Galvez, sono in piena sintonia con il tuo discorso. Piena.
Sul disaccordo del terzo punto credo che si tratta semplicemente di espressione poco funzionale da parte mia. In effetti hai esplicato quanto invece non hai condiviso.
L'affossamento delle testate era appunto riferito anche al di fuori della SBE, la nascita dei cloni di Dylan. E, quel terzo punto, non voleva essere la fotografia dello stato di fatto attuale, che tu hai ben colto magistralmente e che su questo forum io ho continuato a ripetere in più topic. Il terzo punto si riferiva ad un ambivalente situazione di affossamento/resurrezione dovuta alla corrente DD. è più che ovvio che questo fenomeno rappresenta un uragano in acque preesistenti, e qui la metafora intende proprio che in un panorama fumettistico esitente ha praticamente sovvertito l'economia e il gusto ottenendo effetti opposti e lineari rispetto alle intenzioni.

Riguardo al tema del dopo-Dylan, poiché sarebbe miopia pura non accorgersi che oramai il flusso e l'ondata sono finiti e che il calo - come giustamente hai rilevato - si va generalizzando a tutte le testate, tranne qualche eccezione, io ho più volte criticato la politica della Bonelli. E qui forse entriamo nel panorama degli ultimissimi anni, la quale si è accontentata di portare i suoi prodotti di maggior spicco ad un livellamento di routine, senza più colpi di scena e senza porre riparo all'uscita di scena di Sclavi.
Io credo che oggo, l'erede sclaviana, stia diventando la Barbato, per una forza che le intrinseca, ma che, ovviamente, muta le prospettive che si avevano prima col fumetto. La Barbato, però, oltre a non essere facilmente digeribile a chi ritorna con la mente ai tempi andati ( e questo non è il mio caso, perché apprezzo la scelta della Bonelli di introdurre questo nuovo talento), è un esperimento che non è stato ancora preso sul serio. Cioè, la maggior parte degli albi attuali di DD vengono scritti da Ruju il quale secondo me è un mestierante più che un personaggio creativo, e , quindi, mi pare che il fumetto si stia riducendo ad esigenze alimentari invece che creative. Si avverte troppo forte la distonia di autori come Tito Faraci, Ruju, i quali seppur diversi non hanno lo stile Dylan, o perlomeno non sanno mantenere i punti fermi del personaggio e stravolgerlo proprio da lì.
Tito Faraci, ad es. quando scrive, sembra che "finga", cioè che simuli di essere un autore alla Dylan, per tradirsi immediatamente dopo che un lettore attento ha sondato diversi suoi lavori senza giudicarne uno soltanto. "Finge" proprio come avviene in testate meno creative e più standardizzate come Topolino ( qui non significa che Topolino non sia piacevole, si tratta soltanto di identificare la linea di demarcazione fra produzione dell'autore e prodotto d'Autore ), dove bisogna confondersi con i punti fissi del personaggio senza avvertirne in fondo il pathos. In Dylan queto autore non trasfonde il pathos perché non prova nessun diagio esistenziale, neppure minimo che lo possa avvicinare non a Sclavi, ma allo spirito vero del fumetto. E Ruju invece sprofonda sempre più Dylan nella piattezza narrativa e nella creazione di routine, tanto che, a furia di introdurre miti e leggende, lo ha banalizzato e quasi avvicinato seppur metaforicamente al materiale che caratterizza invece l'opera di Castelli. Un fumetto come Dylan ha bisogno non di esperti, o mestieranti del settore, ma di personalità di forte impatto creativo e anche di talento. Il talento in Dylan consiste quasi nell'introduzione di una personalità che pur scrivendo le stesse trame imprime un'impronta forte del suo cerebralismo problematico, del suo senso della vita. Tutto questo ripeto io lo vedo nella Barbato. Ma questa, non ha ancora assunto il ruolo che merita e la Bonelli se la prende comoda con la politica del "tiriamo a campà". Io rivelo questo.

Spero che queste discussioni così prolisse non ti stiano annoiando Galvez, perché mi pare che questo topic lo stiamo indiscutibilmente mandando avanti solo io e te. E se superassimo le 70 pagine del topic della Barbato??
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MessaggioInviato: mar ago 10, 2004 11:57 pm 
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Iscritto il: gio ago 21, 2003 11:17 am
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Di certo DD ha vissuto una breve e intensa stagione durante la quale non ha necessariamente cambiato il gusto fumettistico, ma ha impostato uno stile che è stato più che moda e ha avuto una grande importanza nel trasformare la SBE in una realtà quasi monopolistica (molto, però, lo ha fatto anche l?insipienza dei suoi concorrenti).

L?attuale stato di (scarsa) salute della SBE ha le sue radici in quel periodo, così come la speranza che prima o poi un'altra testata si riveli un nuovo DD.

Intanto non sarebbe male riavere DD, nel senso che non sarebbe male che in assenza di Sclavi (che torni è possibile, ma piuttosto improbabile) altri autori potessero scriverlo con maggiore libertà creativa: che il personaggio potesse tornare materiale vivo; questo senza addentrarmi troppo alla ricerca di un?eredità che non può esserci nei termini della continuità. Per i miei gusti sono Michele Medda e Paola Barbato a scrivere il Dylan Dog più interessante degli ultimi anni, in modo ben diverso da Sclavi, ma con una forte impronta personale che avrebbe bisogno di essere espressa fino in fondo. Paola Barbato è ancora acerba fumettisticamente, ma il suo DD è più viscerale rispetto a quello di Medda, generalmente più sofisticato. Pasquale Ruju è un ottimo autore, però dopo le prime, interessanti storie raramente mi è parso in sintonia con il personaggio. Faraci è un?altra faccenda; Tito sta tentando di replicare quel che genialmente fece con Topolino: decostruire il personaggio e divertirsi a ricostruirlo come un bambino che con il Lego si fa un gioco bellissimo; ciò che è molto più difficile con un personaggio che ancora non è diventato icona di stesso come accaduto a Topolino, un personaggio il cui mondo di simboli e riferimenti non si è ancora fissato in una rappresentazione del tutto svuotata di senso. Forse è impossibile, e di sicuro proprio per quanto detto le sue storie spesso non riescono ad esprimere tutte le potenzialità del gioco intellettuale.

Perché temi che io mi annoi? ;-)

Ciao
V.


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MessaggioInviato: mer ago 11, 2004 6:45 pm 
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Iscritto il: mer ago 20, 2003 5:14 pm
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Voglio dire solo una cosa!
Ho capito perchè Sclavi non scrive più! E fa bene!!!
Anche io se fossi stato uno scrittore mi sarei offeso a guardare i dati di vendita del libro di Vitagliano Costantino.

Come al solito ho perso il filo del discorso anzi del topic...un giorno dirò qualcosa di serio :?

________________________
Quale realtà può figurare la combinazione magica ideale???


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MessaggioInviato: mer ago 11, 2004 7:19 pm 
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Iscritto il: ven giu 27, 2003 10:00 pm
Messaggi: 3868
sono d'accordo con Juan Galvez , anche io preferisco le storie della Barbato e di Medda. Medda tra l'altro è eclettico perchè ha scritto belle storie di Nathan Never.
Sulla analisi di Faraci invece non sono d'accordo , per me semplicemente ha scritto delle storie infantili e banali per Dylan Dog , tutto qua.
Sono anche d'accordo sul fatto che Dylan è stata la fortuna delle altre testate SBE. Ad esempio Martin Mystere non avrebbe mai raggiunto delle vendite alte come qualche anno fa senza Dylan Dog.
Penso che Nathan Never sia partito con delle vendite alte perchè molti erano lettori già di DD.
Brendon, Dampyr devono moltissimo a DD.
Senza DD forse le testate nuove della SBE sarebbero state altre,e forse questo è l'unico dato negativo, perchè in quasi tutte le ultime nuove serie uscite ho sempre trovato degli elementi alla Dylan Dog che costituivano le serie , vuoi la spalla comica, vuoi le tematiche affrontate e il modo di raccontarle ,vuoi l'inserimento degli incubi raccontati alla Sclavi dove incubo e realtà si fondono.

Edited by - Goblin on 08/11/2004 19:32:05


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MessaggioInviato: mer ago 11, 2004 7:36 pm 
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Iscritto il: gio ago 21, 2003 11:17 am
Messaggi: 840
<BLOCKQUOTE id=quote><font size=1 face="Verdana, Arial, Helvetica" id=quote>quote:<hr height=1 noshade id=quote>
Sulla analisi di Faraci invece non sono d'accordo , per me semplicemente ha scritto delle storie infantili e banali per Dylan Dog , tutto qua.
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Sono d'accordo che il risultato palese (non sempre per fortuna) è stato quello. Però credo che sia ben visibile anche l'intento, e questo oltre a giustificare se non altro il tentativo, lascia ancora aperta la porta per dei buoni risultati futuri, se Faraci dovesse calibrare di più lo schema verso un registro più adulto.

V.


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MessaggioInviato: mer ago 11, 2004 10:02 pm 
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Iscritto il: mer lug 25, 2001 1:00 am
Messaggi: 7114
l'analisi di vincenzo è giusta. non sono d'accordo sul fatto che il dyd di Ruju sia estraneo al vero dyd. Ruju a mio parere ha saputo traghettarie le storie di dyd dall'intimismo di Sclavi verso problematiche differenti, di più ampia portata. Non so bene come definirle.
La contraddizione sta nel fatto che l'albo che è piaciuto di più ai fan (almeno credo) in realta' è quello più intimista de L'eterna illusione.
Mi è piaciuto il suo breve sperimentalismo metanarrativo ddi Dov'e' finito Dylan Dog? e Macchie solari. Secondo me tra i suoi migliori albi

---
And crawling on the planet's face
Some insects called the human race
Lost in time, and lost in space
And meaning


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MessaggioInviato: gio ago 12, 2004 2:40 am 
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Iscritto il: sab lug 03, 2004 10:42 pm
Messaggi: 11090
Sì, Galvez, temevo di annoiarti, non lo nego. Insistere sul pesante escludendo involontariamente gli altri ,per essere giunti ad una vastità agomentativa di tal fatta, stancherebbe chiunque.
Buon per noi, allora, se sei ancora tutto carico!
Che dire, sei uno spirito analitico davvero eccellente.
Ma io non lo sono e valuto in base alla presa emotiva. La Barbato mi prende di più nonostante l'apparente inesperienza che tu vedi riflessa nei suoi lavori. La ritengo d'impatto emotivo con costrutti sintattico-visivi di notevole rilievo. Per questo la crisi di DD rimane appianata per la presenza in nuce di quest'autore nuovo, che dovrà ancora dare il meglio di sé.


Su Ruju sono d'accordo solo in parte con <b>Mirco</b>.
è vero che l'ETERNA ILLUSIONE costituisce un elemento di intimismo fortemente ispitato, così come DOV'è FINITO DYLAN DOG? e qualun altro. Aggiungerei "UN COLPO DI SFORTUNA". Sì. senz'altro. Ma il resto, il suo stile, beninteso, mi trasmette troppa routine... Non penso che egli abbia dato una giusta direzione a Dyd, ma soltanto "una" direzione che assolutamente, presa in toto, secondo lo stile dell'autore, il più delle volte non la gradisco e mi porta alla noia.
è una preferenza, una distonia di fondo avvertita con tale autore che ritrvo anche nelle sue punte massime di creatività, anche se, in quest'ultimo caso, riesco a valutare abbastanza positivamente il suo lavoro. Ruju non è la strada di Dylan, è un diversivo di routine.
Ovviamente la mia percezione è emotiva, e muterà soltanto qualora l'autore farà breccia nel mio cuore. Intanto con l'ultimo: il pozzo degli inganni, non è che mi ha molto convinto. Anzi, lo ha riportato sul solito disperante tracciato che tradisce il lettore pieno di aspettative.
Domanda: dove sono le grandi aspettative ?


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MessaggioInviato: gio ago 12, 2004 8:16 am 
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Iscritto il: gio ago 21, 2003 11:17 am
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<BLOCKQUOTE id=quote><font size=1 face="Verdana, Arial, Helvetica" id=quote>quote:<hr height=1 noshade id=quote>
Sì, Galvez, temevo di annoiarti, non lo nego. Insistere sul pesante escludendo involontariamente gli altri ,per essere giunti ad una vastità agomentativa di tal fatta, stancherebbe chiunque.
Buon per noi, allora, se sei ancora tutto carico!
Che dire, sei uno spirito analitico davvero eccellente.
Ma io non lo sono e valuto in base alla presa emotiva. La Barbato mi prende di più nonostante l'apparente inesperienza che tu vedi riflessa nei suoi lavori. La ritengo d'impatto emotivo con costrutti sintattico-visivi di notevole rilievo. Per questo la crisi di DD rimane appianata per la presenza in nuce di quest'autore nuovo, che dovrà ancora dare il meglio di sé.<hr height=1 noshade id=quote></BLOCKQUOTE id=quote></font id=quote><font face="Verdana, Arial, Helvetica" size=2 id=quote>

Le sue prime storie erano ancora - fumettisticamente - rozze. Quel che invece si percepiva benissimo, e continua ad esserlo, era la sua urgenza di narrare, e la notevole capacità di suscitare emozioni della sua scrittura. Poi la tecnica si è un po' affinata, e Paola Barbato ha scritto alcune storie davvero interessanti e ben riuscite. In seguito ha avuto un appannamento, IMO, a cavallo del n.200, frutto probabilmente della ricerca (imposizione?) di uno stile meno personale, più in sintonia con la visione sfocata del personaggio che a me pare essersi insinuata in redazione. Con Necropolis sembra aver recuperato la forza personale della sua scrittura, il che lascia ben sperare per il futuro dei suoi albi, soprattutto se continuerà ad appropriarsi del linguaggio specifico del medium adattandovi la sua sensibilità nel narrare.

V.

p.s. in realtà ho un approccio molto emotivo alla lettura.


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MessaggioInviato: gio ago 12, 2004 8:37 am 
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Iscritto il: gio ago 21, 2003 11:17 am
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<BLOCKQUOTE id=quote><font size=1 face="Verdana, Arial, Helvetica" id=quote>quote:<hr height=1 noshade id=quote>
l'analisi di vincenzo è giusta. non sono d'accordo sul fatto che il dyd di Ruju sia estraneo al vero dyd. (...)
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Le sue prime storie mi piacquero molto; in effetti, oltre a "Phoenix", fu "Il canto della Sirena" a spingermi, dopo i tentativi a vuoto degli anni precedenti, alla lettura di DD e a recuperarne gli albi arretrati. Credo che nelle prime prove abbia fornito una lettura personale ma corretta del personaggio: in qualche fulminante caso addirittura geniale: "Il vicino di casa", "L'altro". Poi è arrivata una lunga serie di storie dove Dylan Dog era l'indagatore, quasi senza incubo. Dei gialli professionali, ma standardizzati. Esigenze redazionali di iperproduzione, probabilmente, alle quali si aggiungeva un buonismo esasperante, tratto comune a tanto fumetto degli ultimi anni, in DD estremizzato dal lascito negativo di Johnny Freak. Quel Ruju è stato sì estraneo, IMO, allo spirito del personaggio, frequentandone solo la superficie. Con la doppia storia dei vampiri ho notato un'inversione di tendenza, che seppur non costante lo ha riavvicinato al vigore degli esordi, anche con la creazione di figure femminili che si impongono sulla scena.

V.


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MessaggioInviato: gio ago 12, 2004 10:58 pm 
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p.s. in realtà ho un approccio molto emotivo alla lettura.

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La tua, allora, è un'analisi da suscitare per effetto di altre opinioni, o il frutto di un discorso intimo di tipo analitico?

Un'altra domanda: a Roma si trovano i Dylan vecchi ancora integri e senza essere "sgangherati"? Oppure smaltiscono il ciarpame appena passa il mese, le edicole in generale?


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MessaggioInviato: ven ago 13, 2004 3:05 am 
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Mi dispiaccio di non essermi accorto prima di questo thread, molto interessante e profondo. Per quanto riguarda lo stato attuale di Dylan mi trovo d'accordo con Triss (in realtà mi trovo d'accordo praticamente su tutto con Triss): il Dylan di oggi è Paola Barbato, lei ha una cosa che gli altri non hanno, che è la capacità di far suo il personaggio, di poterlo "usare" come veicolo per le proprie emozioni, urgenze artistiche. Quando si parla di dare un senso di continuità al personaggio, è questo che importa: non sono tanto le riapparizioni della Trelkowski o di Wells, ma la capacità di creare un personaggio che sia coerente da un numero all'altro, di conferirgli una psicologia che lo renda credibile. La Barbato riesce in questo perchè riflette in Dylan se stessa, e quindi causa indiretta il DD mantiene una certa continuità concettuale che dà un maggior respiro alla serie. Questo manca negli altri autori, almeno in parte. Di Faraci, capisco il tentativo descritto da Galvez di decostruzione-ricostruzione del personaggio, ma mi sembra manchi la seconda parte! O meglio, egli non riesce a dare continuità alla seconda parte, perchè il Dylan "ricostruito" in "Resurrezione" è diverso da quello in "Piovuto dal cielo", ancora diverso in "Un mondo sconosciuto" (qui proprio evidente quanto ci si possa scottare a voler giocare con gli stereotipi). Quel che intendo dire è che non conta tanto il far proprio il personaggio dal punto di vista emozionale, viscerale, quanto il riuscire a dargli una certa coerenza di movimenti, di modi di agire, di approcci agli eventi. E con questo mi riallaccio a Ruju: secondo me lui ha proprio questo modo di trattare DD; come è stato detto spesso in questo forum ha del mestierante, non mette in Dylan se stesso, ma trovo che riesca a dare una certa coerenza al tutto. Il suo problema è che scrive più di quanto dovrebbe, e questo lo porta appunto a creare storie banali ma che non sono brutte proprio per la sua capacità di trattare il linguaggio del fumetto.
Facendo un discorso più in generale, cosa sarebbe se tutti i disegnatori trovassero una via personale nel modo di intendere Dylan Dog, magari contrastante tra loro? Secondo me i vertici Bonelli dovrebbero capire che in questo modo non si va da nessuna parte, sembra di vedere l'esperimento di Torricelli, solo con molti più cavalli. E proprio perchè è evidente la superiorità della Barbato sugli altri, sarebbe giusto dare a lei le redini del comando (chiedo venia per queste metafore ippiche).
Mi scuso per eventuali errori&ripetizioni, ma non ho voglia di rileggere. Spero di non essere stato troppo banale e noioso.

"Io non guardo il tramonto sentendo le voci, penso solo che dio ha un bell'impianto luci..." (Afterhours)


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MessaggioInviato: ven ago 13, 2004 8:09 am 
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Iscritto il: gio ago 21, 2003 11:17 am
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[<BLOCKQUOTE id=quote><font size=1 face="Verdana, Arial, Helvetica" id=quote>quote:<hr height=1 noshade id=quote>
p.s. in realtà ho un approccio molto emotivo alla lettura.

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La tua, allora, è un'analisi da suscitare per effetto di altre opinioni, o il frutto di un discorso intimo di tipo analitico?
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Be', quando leggo qualcosa mi piace o non mi piace. Terminata la lettura, me ne chiedo i motivi. E cerco poi di andare più a fondo, di capire se, al di là della mia reazione, quanto ho letto abbia un valore e se sia ben realizzato.

Però alla base di tutto c'è la reazione emotiva alla lettura, è da lì che parto, per ritornarvi una volta che l'analisi è compiuta.

Ovviamente una discussione è occasione per approfondire l'analisi, e aggiungere dati e ragionamenti che da solo non mi è possibile fare.

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Un'altra domanda: a Roma si trovano i Dylan vecchi ancora integri e senza essere "sgangherati"? Oppure smaltiscono il ciarpame appena passa il mese, le edicole in generale?
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Alle edicole della stazione c'è sempre molto materiale, e in discrete condizioni mi sembra.

Approfitto per salutare la compagnia, è finalmente arrivato il momento delle ferie ;-)

V.


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