Cravenroad7

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MessaggioInviato: dom ago 08, 2004 12:47 am 
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Iscritto il: gio ago 21, 2003 11:17 am
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<BLOCKQUOTE id=quote><font size=1 face="Verdana, Arial, Helvetica" id=quote>quote:<hr height=1 noshade id=quote>
(...)

Forse Vincenzo sa chi è Armando :)
<hr height=1 noshade id=quote></BLOCKQUOTE id=quote></font id=quote><font face="Verdana, Arial, Helvetica" size=2 id=quote>

Quindi sei romano, Mirco!

Armando... Armando alla stazione? Ogni tanto ci capito, però io sono un fumettofilo molto viziato, ho una fumetteria a 5 minuti di strada a piedi da casa <img src=icon_smile.gif border=0 align=middle>

V.


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MessaggioInviato: dom ago 08, 2004 11:37 am 
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Iscritto il: mer ago 20, 2003 5:14 pm
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off topic
secondo Jakob Nielsen, guru dell'usabilità dell'Internet, la gente legge con più difficolta i testi in rete...circa il 30/40% di tempo in +!
E poichè il tempo è denaro (ed io non ho l'Adsl perchè vivo in Africa)...qualcuno può farmi un riassunto di questo topic?
E' molto interessante...però è lungo :?

p.s.
Forse (però) sono anche pigro :>

________________________
Quale realtà può figurare la combinazione magica ideale???


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MessaggioInviato: dom ago 08, 2004 1:43 pm 
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Iscritto il: sab lug 03, 2004 10:42 pm
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Vivi in Africa??
Stasera te lo faccio io un breve riassunto, ma ti basti leggere il post introduttivo per iniziare a introdurti alla discussione. Poi la nostra attenzione si è focalizzata su Il lungo addio e Johnny Freak che io consideravo esperimenti sclaviani mentre Galvez mi correggeva intendendo esperimenti GLI ORRORI DI ALTROQUANDO o altri albi dove il fluire della scrittura era piuttosto libero. Poi abbiamo trovato un punto d'incontro che, se considerati non letterariamente, in effetti potrebbero essere "sperimentali", ossia non propriamente "seriali.
All'inizio si è parlato inoltre di rispondere agli interrogativi su chi sia Sclavi, partendo dagli albi stessi di Sclavi. Leggi il primo post, così intendi. Per ulteriori delucidazioni non hai che da chiedere. Anche perché il discorso si è fatto talmente complesso che abbiamo abbracciato anche altre testate, per approfondire il tema autore/fumetto. Ossia: quali autori hanno messo di più nella loro opera, e , a giudizio di Galvez, pare sia stato Castelli molto più di Sclavi. Uff...è esauriente??
Ah, dimenticavo, inoltre ci siamo chiesti perché Sclavi ha pronuciato la frase "sport è fascimo" e io ho suggerito di leggere Mefistofele per trovare una risposta. Insomma, Sclavi è un autore che si risponde da sé.




Edited by - triss on 08/08/2004 13:53:29


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MessaggioInviato: dom ago 08, 2004 1:52 pm 
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Iscritto il: sab lug 03, 2004 10:42 pm
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Grazie per le informazioni Vincenzo, io vivo proprio in un paesino dove si trova a fatica qualcosa di decente. Vedrò di sondare il circondario anche se l'ho già fatto. Magari se proprio non li trovo posso fidarmi di qualcuno di voi, che mi indichi magari il prezzo di questi tre albi di Roy Mann e spedirmeli se vivete in un mondo più fornito del mio? Oh, questa è solo un'ipotesi, quindi non vi spaventate. Intanto cerco.


Mirco c'è posta per te!


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MessaggioInviato: dom ago 08, 2004 5:18 pm 
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Iscritto il: gio ago 21, 2003 11:17 am
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Hai anche la risorsa delle varie mostre-mercato che si fanno in Italia. Concentrate soprattutto al centro-nord, dalle più grandi - come Lucca, le due milanesi, Torino, Napoli, quel che è rimasto delle mostre romane - a quelle più piccole.

V.


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MessaggioInviato: dom ago 08, 2004 5:21 pm 
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Iscritto il: ven giu 27, 2003 10:00 pm
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Birubiru vivi in Africa? non avrei mai immaginato.

Sclavi dal poco che ho sentito , ci ha messo molto di lui nelle storie di Dylan Dog , nel suo periodo di crisi ci ha messo le sue inquetudini e visioni, ma sembra che abbia passato questo periodo negativo personale, e quindi non è piu' in grado di scrivere le stesse sensazioni, anzi non riesce prorio piu' a scrivere.

Castelli in Martin Mystere ci ha messo le sue manie immagino di collezionista di libri, di essere logorroico , e appassionato di archeologia e di leggende. Lui ci ha messo di piu' l'espressione dei suoi hobbies , mentre Sclavi ha espresso il suo subconscio ,le sue paure ,due cose totalmente differenti ,quasi opposte.
Dylan Dog rinchiuso nel suo studio nella nebbia di Londra, Martin Mystere impegnato nei viaggi con l'aereo in giro per tutto il mondo.




Edited by - Goblin on 08/08/2004 17:30:16


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MessaggioInviato: dom ago 08, 2004 5:43 pm 
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Iscritto il: mer lug 16, 2003 2:10 pm
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Biru vive nei pressi di Salerno che è quasi Africa!!!

-------------------------
"Non importa che tu vinca o perda.... purchè tu vinca!!" Vince Lombardi, coach dei Green Bay Packers, campioni NFL 1967 e 1968


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MessaggioInviato: dom ago 08, 2004 8:08 pm 
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In Martin Mystère, Castelli ci si è ritratto. Ben al di là della superficie letteraria e dei tic con i quali l'autore gli ha dato riconoscibilità narrativa. Al punto che Martin Mystère è sicuramente il personaggio bonelliano più reale, l'unico che non sarebbe sorprendente incontrare per strada e chiacchierarci insieme. O meglio, ascoltarlo chiacchierare ;-). In MM c'è l'approccio razionalista alla vita, ma curioso e aperto all'insolito e al mistero di Castelli. Ci sono difetti e qualità molto umani, prosaici e quasi inavvertibili, che gli conferiscono una naturalezza psicologica e una conformità quotidiana che lo rendono più reale dello stesso Ken Parker, che resta più letterario.

Intendiamoci, non intendo marcare una "superiorità" tra un personaggio e un altro (a un certo livello la superiorità la detta il gusto personale), ma solo individuarne le differenze e le caratteristiche.

V.


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MessaggioInviato: dom ago 08, 2004 10:56 pm 
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Sono convinto, da quel poco che ho letto di Castelli e dall'averlo visto in televisione che ciò che dice Galvez sia rispondente al vero. Uno come MM sarebbe senz'altro molto più vicino alla realtà di Dylan Dog, sempre se prendiamo il realismo come tendenza conoscitiva di base per l'approccio essenziale alla realtà. Di certo, sarebbe facile anche incontrare un Castelli per strada, ma non credo si possa dire di Sclavi. La "clausura" di quest'ultimo si riflette molto su un approccio anti-realistico, ma non meno reale di quello razionale. Sclavi è uno scrittore intimista, mentre Castelli è aperto al mondo e alle curiosità che lo circondano. Sclavi sonda le sensazioni strane, le ambiguità della vita, a lui non serve aprirsi al mondo per ordire una storia con forte pathos narrativo perché è lui stesso la propria storia. Ecco perché secondo me Sclavi è lo scrittore autoreferenziale per eccelenza, nel senso che i suoi albi sono la risposta a tutto ciò che a noi sembra incomprensibile del suo modo di scrivere. La sua enigmaticità dal mio punto di vista è un libro aperto, anche in Storia di Nessuno è facilmente rintracciabile il suo proposito e il suo scopo narrativo.
Castelli, invece, è più chiaro, nel senso che non devi andare a conoscerlo tu, approfondendo la sua parte oscura nel modo come invece necessiterebbe uno Sclavi, ma si fa conoscere lui e ri-conoscere all'esterno, negli atteggiamenti di molti appassionati di leggende, di curiosità e di stranezze antropologiche. La sua scelta letteraria è senz'altro molto diversa da quella di Sclavi, perché in Sclavi la curiosità non si trova all'esterno del soggetto, ma all'interno e nel suo caso, al "suo" interno. Diventa, di conseguenza, un autore che fa breccia nel cuore del lettore più per l'incomprensibilità che di primo acchito ci appare, che per la sua chiara identificazione e collocazione esistenziale. Sclavi non è collocato, è solo. In questo senso, per sondarlo è necessario un approccio molto più profondo di MM. Ciò non toglie, (rivolegendomi a Galvez), che Castelli possa aver messo molto più sé stesso e tutto il suo atteggiamento. E questo perché l'approccio con Sclavi risulta talvolta oscuro, a volte travisante. Certe altre confondendo il lettore e sé stesso quasi in una spirale di eventi che non trovano una propria collocazione nella mente realistica del lettore, anzi che la sovvertono per suggerigli "il mondo è meno reale di quel che sembra", ma nello stesso tempo reintroducendolo al mondo con il picco di Johnny Freak e Il lungo addio, come punti di arrivo.
Cioè, Sclavi ha preparato pian piano il lettore a cercare una strada diversa, partendo dal lato oscuro, dall'anti-esistenza, per raggiungere in modo stupefacente la chiarezza narrativa, che in altre testate è sempre stata la chiave di volta dell'intero edificio.
Sclavi non si è mai lasciato comprendere subito, si è sbrindellato, è stato camaleontico, ed enigmatico. Questi elementi rendono i due autori diversi, ma a Sclavi rispetto a Castelli, a mio avviso, manca probabilmente la chiara impressione di essere completamente nella sua opera, perché è nell'oscurità che ha scelto di cercare la luce.
Appunto, ritornando a MM, sono sicuro che potrebbe incontrarsi nel mondo un tipo così, ma dubito che possa incontrarsi Dylan Dog, sia per la sua ironia in situazioni praticamente assurde e per la sua vita impossibile, sia Groucho la cui serietà consiste nella non-serietà sistematica in ogni situazione, anche la più tragica.
Ecco, prendendo Groucho Sclavi avvalora la tesi che io avanzo su Dylan e cioè la rappresentazione della realtà nel suo rovescio, nell'irrealtà e nel surrealismo. Groucho, però, allo stesso tempo, essendo un anti-esistente, una sagoma, riesce a esprimere lo spirito dell'opera e del fumetto. Prendi invece Java, la spalla di MM. Pur nella sua assurdità come personaggio reale, egli fa parte della curiosità di Castelli per le cività remote, per gli uomini primitivi, ossia c'è più un interesse storico-leggendario rintracciabile qua e là. In Sclavi, questo non si coglie. Egli affronta il tutto come anti-storia, anti-realtà, anti-esistenza, senso del nulla, un nulla che parla a profusione.
Io penso, caro Galvez, avendo riflettuto su quanto hai scritto in precedenza, che sarà vero ciò che hai detto su Castelli, ma che, in effetti, su Sclavi la musura del suo essere nel fumetto è una linea di difficile demarcazione, anche se rintracciabile. Una demarcazione talvolta problematica, non commisurabile a quella d'altri. Certo, dovendo fare una scelta riguardo alla chiarezza e al realismo, Castelli forse sarebbe il meglio. Ma se dovessimo invece intendere l'approccio come intimismo io contrapporrei Sclavi.
Nonostante tutto, tale contrapposizione non risulta antitetica, né i termini si annullano, bensì sono due modi distinti di vedere la realtà, e ognuno di noi in base al fatto che sia più o meno realistico può riconoscere una maggiore presenza dell'autore nell'uno o nell'altro caso. Dipende dalla congettura di partenza che guida la nostra visione interpretativa e conoscitiva.
Sclavi spiega i suoi disagi mentali, Castelli forse la sua curiosità per il mondo. Mondo-intero e mondo-esterno, due psicologie differenti che fanno parte di una stessa realtà visiva e vissuta allo stesso tempo.

Ho scritto tutto questo perché mi sembra che in Castelli, tu consideri la sua maggior presenza narrativa dal punto di vista del realismo. Ma Sclavi non guarda in quel modo, anche quando ti strappa le lacrime con Johnny Freak o con il lungo addio. Egli in quei momenti sta continuando a guardare dal didentro. Che poi dal suo intimo sgorghi la realtà questo è altro. Ma i loro approcci sono diversi.


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MessaggioInviato: lun ago 09, 2004 1:05 am 
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vincenzo, sono della provincia di roma.
di fumettererie ne ho girate parecchi tra roma e provincia e ne escono fuori sempre di nuove. A roma non possiamo lamentarci e soprattutto non siamo costretti ad aspettare il romics o l'expocartoon per cercare qualcosa (soldi sprecati di solito)
Si intendevo proprio quell'armando, mi è molto simpatico. Sta le ore a parlare poi me ne devo andarmene soltanto con qualche Julia usato :)



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MessaggioInviato: lun ago 09, 2004 7:51 am 
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La scrittura, quando non si è pressati da necessità commerciali e alimentari, è un'esigenza che nasce dall'interiorità. A partire da questa interiorità ciascun autore costruisce il proprio mondo narrativo, riflesso appunto della propria sensibilità, di pulsioni, paure, sogni, interessi che nascono e vivono in lui. Su una base comune, il risultato che raggiungono Castelli e Sclavi è antitetico, ma non esclude similitudini o sorprese.

L'universo narrativo di Sclavi non è meno referenziale di quanto sia autoreferenziale: Sclavi è tutt'altro che chiuso al mondo, vi è se mai che il suo rapporto con esso si manifesta attraverso un profondo disagio, e da questo scatta la molla del suo narrare, ma la ricchezza di riferimenti, filmici come narrativi o altro, che egli inserisce e metabolizza nelle sue storie testimonia questa curiosità profonda, questa elaborazione della realtà esterna che lo conduce all'analisi e scoperta delle sue paure e del malessere spirituale (una splendida interpretazione del processo creativo sclaviano la dà Michele Medda in Nathan Never n.38 "I figli della notte"). Viceversa Castelli non è meno autoreferenziale di quanto sia referenziale, anzi. Le sue storie più personali partono tutte dall'interno, dalla sua curiosità e fame per la vita e per la conoscenza, e da qui procedono verso l'esterno, verso l'accumulazione di riferimenti, la ricerca e la spiegazione del mistero, per ricondurlo entro i confini della ragione: farlo proprio, interiore. Elemento di nuovo e maggiore equilibrio. Instabile e sempre pronto a ripartire: il razionalismo castelliano non è meno ansiogeno nella sua compulsione a sistematizzare, esorcizzata dall'autoironia. In MM, nelle dovute proporzioni, c'è una scintilla dell'Ulisse dantesco, che vive come quello omerico.

Per questo MM è un personaggio tanto realistico da sfiorare la realtà, perchè Castelli parte da lui - cioè da se stesso - per esplorare il mondo e fare poi ritorno alla propria interiorità, accresciuto e più consapevole. Per Sclavi DD è invece il pretesto letterario attraverso il quale egli filtra il mondo esterno, lo convoglia e lo restituisce al di fuori sotto forma dei suoi incubi personali. Per questo DD non potrebbe mai essere che un costrutto di simboli quale è.

Entrambi gli autori raccontano di sè, a partire da basi comuni, ma compiendo percorsi, letterari e conoscitivi, opposti.

V.


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MessaggioInviato: lun ago 09, 2004 7:55 am 
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<BLOCKQUOTE id=quote><font size=1 face="Verdana, Arial, Helvetica" id=quote>quote:<hr height=1 noshade id=quote>
vincenzo, sono della provincia di roma.
di fumettererie ne ho girate parecchi tra roma e provincia e ne escono fuori sempre di nuove. A roma non possiamo lamentarci e soprattutto non siamo costretti ad aspettare il romics o l'expocartoon per cercare qualcosa (soldi sprecati di solito)
Si intendevo proprio quell'armando, mi è molto simpatico. Sta le ore a parlare poi me ne devo andarmene soltanto con qualche Julia usato :)
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No, decisamente non ci si può lamentare come numero, e neppure come qualità, perchè di competenti ve ne sono. E per fortuna, visto come sono ridotte le mostre romane.

Lì alla stazione capito in media una volta all'anno; come ti dicevo sono viziato, ho una fumetteria vicino casa, ed è una delle migliori di Roma, quindi poca spinta ad andare altrove :-)

V.


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MessaggioInviato: lun ago 09, 2004 3:06 pm 
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qual'e'?

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MessaggioInviato: lun ago 09, 2004 6:39 pm 
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qual'e'?
<hr height=1 noshade id=quote></BLOCKQUOTE id=quote></font id=quote><font face="Verdana, Arial, Helvetica" size=2 id=quote>

Il Papiro, a via Conca d'Oro. Il negozio è piccolo, ma è una vera miniera per l'usato.

V.


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MessaggioInviato: lun ago 09, 2004 9:57 pm 
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mi sa che mi manca, me lo segno :)

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