Beh, io per "esperimento" intendevo tentativo di dire a chiare lettere, senza metafore horror o fantasmi o licantropi o storie complesse, la nuda realtà della vita.
Quando lessi il lungo addio molti miei amici mi dicevano che era uno skifo e che erano impazziti a pubblicare una storia del genere in un fumetto simile.è ovvio che non avevano compreso che cosa stava facendo Sclavi.
Per capire "esperimento" o anche creatività, devi intendere la differenza che passa fra l'opera creativa dell'autore, che, in un determinato frangente, scuote la routine-serie. In altri termini, un fumetto in evoluzione, non serializzato.
Quindi, se voi non siete d'accordo con quanto ho detto posso solo replicare con alcune considerazioni.
Innanzitutto il tema dei Freaks è sempre stato caro a Sclavi, per questo io intendo la pubblicazione di quel soggetto soltanto grazie all'atmosfera creata da Sclavi. Lo si rivede in Ghor, una delle prime. Impossibile secondo me dire che quella storia sia stata scritta da Marcheselli( soggetto) e che Sclavi non c'entri.Sclavi c'entra anche e solo nel semplice fatto che essa rappresentava il suo tema di fondo. Non credo che un altro autore diverso da Sclavi, o in un contesto fumettistico diverso avrebbe visto la luce. Dunque, io non banalizzo il soggetto marcheselliano, ma lo contestualizzo semplicemente all'interno dell'opera poetica sclaviana. E vi rientra perfettamente. Poi se voi non volete intenderla così potete benissimo scindere le cose, e dare il merito a Marcheselli. Ma secondo me, il soggetto è estremamente influenzato dall'intimo di Sclavi. Anche il suo concepimento intendo.
Inoltre sul fatto che dite che non ci fosse alcun esperimento, io non posso essere in linea con voi, perché quando c'era lui alla penna di esperimenti, di tentativi di creare storie sempre più complesse, sempre più particolari, sempre più a-schematiche, ce ne sono state tante. E all'epoca molti rimanevano perplessi perché nessuno aveva capito lo sperimentalismo di Sclavi. Sclavi doveva preparare il lettore a qualcosa di mai tentato e lo ha fatto con queste ed altre storie.
è ovvio che, a posteriori, quando si è cresciuti si vede che tutto rientra nella poetica sclaviana. Ma questo è stato possibile inquadrarlo solo dopo. Sclavi voleva creare uno shock al fumetto e c'è riuscito. Anzi, se vi devo dire la verità, Dylan Dog stesso è stato concepito come un esperimento narrativo, e grazie all'inosabile ha rotto la serialità e il concetto di fumetto d'Autore.
Quindi, secondo me, potremmo essere in linea su alcuni punti, ma non sull'anti-serialità e l'esperimento.
Oltre a questo, desidero aggiungere che sono convinto che un'analisi dettagliata sia ciò che molti fanno per raggiungere la sintesi, ma a volte la sintesi diventa parziale perché si perde di vista il contesto. E il contesto lo ha creato Sclavi, all'epoca.
Inutile dire che oggi le cose sono cambiate e Dylan è diventato molto più seriale, eccezion fatta per la Barbato, che , nonostante tutto, riesce con un solo albo, in un solo mese, a far sentire la sua forte personalità creativa.è lei il dopo-Sclavi, l'erede. Questo a mio giudizio, naturalmente opinabilissimo.
"Contesto Sclavi" significa poter pubblicare JF o Il lungo addio o, per es., Storia di Nessuno. Anzi, quest'ultima ha aperto, insieme a Morgana, proprio quello che io chiamo "esperimento". E questo termine vuol dire sorpresa continua, sorpresa fino all'inverosimile. Se ciò non fosse stato e Sclavi fosse stato prevedibile, quindi privo della creatività sperimentale, il fumetto sarebbe morto in edicola, o avrebbe avuto solo un pugno di adepti senza rivoluzionare alcunché nel panorama fumettistico italiano.
L'irripetibilità di certe storie è proprio quanto vado dicendo. La creatività, il picco, non si ripete. E per me la visione d'insieme si ottiene analizzando un lungo arco di tempo, non un singolo albo, chiuso in sé stesso, giudicato nel soggetto o nella sceneggiatura.
Altrimenti dovrei dire anche: non solo Marcheselli, ma anche Ambrosini ha contribuito al successo del lungo addio. è chiaro che qui parliamo di Sclavi, e questo sarebbe solo un appunto, che vorrei evitare di fare.
Il discorso è complesso, naturalmente, e non è possibile esaurirlo in un post,né in un topic perché contempla tematiche troppo profonde.
Io non sono il lettore che legge una storia e dice "com'è bella" e ha finito il mese così. A me la serialità non piace. è giusto che vi sia un'oscillazione fra il seriale e l'autore, per poter avere in mente il quid della situazione e non dettagli, o albi singoli che non danno la dimensione del tutto.
Il tutto va visto senza leggere tutto, altrimenti qui c'è un rovescio della medaglia: si diventa sfegatati collezionisti, fanatici dei minimi cambiamenti, oppure, peggio, difensori a spada tratta di ogni albo e di ogni scelta editoriale. Tutto ciò sarebbe la fine di ogni dialogo possibile e costruttivo.
Scusate la prolissità.
RIngrazio gli interlocutori!<img src=icon_smile.gif border=0 align=middle>
Edited by - triss on 08/03/2004 23:05:52
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