Mah. VN ha il pregio di instillare la curiosità sulla vera identità di VN, fatto che alla fine dei conti non è neppure così rilevante. Forse non mi piace il genere (il romanzo d'appendice), forse mi sono creato aspettative troppo alte, forse MV è il capolavoro della SBE, forse il tipo di narrazione troppo dilatata non mi va a genio, forse ho trovato rari i momenti carichi di pathos ed epicità, ma questa miniserie non mi ha emozionato così tanto. VN si svolge in Africa, che è la parte più accattivante, e a Roma, troppo stile harmony, tra intrighi amorosi e nulla più. Ugo è un personaggio interessante, la sua personalità molte volte è oscurata da quella di Vittorio, ma Manfredi gestisce bene le sue peculiarità all'interno della narrazione, rendendolo un personaggio unico in casa Bonelli. Vittorio è la vera sorpresa di questa miniserie: prima lo ami, poi lo odi, il suo concetto di amicizia e il disastroso rapporto con Matilde lo rendono un personaggio ricco di sfaccettature, in bilico tra il bene e il male, umano nei suoi pregi e difetti. Matilde ha un pesante passato sulle spalle e la sua sorte mi sembra inevitabile. Sandra è il punto di congiunzione fra i tre personaggi, forse quella che incarna i sentimenti più autentici (la dedizione verso Matilde, l'amore verso Ugo, l'indifferenza nei confronti di Vittorio). Suor Clelia si dimostra per quello che è, che predica bene ma razzola male, simbolo della fede e della purezza ma subdola nel voler "difendere" Matilde. Manfredi per come ha tratteggiato la suora mi fa pensare che sia ateo, o almeno non crede nella chiesa cattolica (come dimostrato anche nell'albo, La liberazione). Il re Menelik e la regina Taitù, relegati in Africa, vengono, seconde me, abbandonati in maniera sbrigativa. Lo stesso dicasi per Volto nascosto, troppo arrendevole anche se dilaniato dalla lebbra. Verruca, che ottiene la sua vendetta, è inserito nell'ultimo albo attraverso un espediente debole (lo rintraccia la figlia di Annibale perchè sua sorella poteva essere in pericolo dall' ira funesta del contino De Cesari). Marino una spalla fine a sè stessa, importante se fosse stata approfondita meglio, come Poe per MV. Il padre di Ugo, apparso nel primo numero, riappare in questo. Anche qui, Manfredi avrebbe dovuto meglio delineare questa figura, magari il rapporto fra padre e figlio (anche se è chiaro nel suo discorso un probabile seguito della serie in Cina). Lo stesso vale per il conte Antonelli, tutore di Matilde. Insomma mi sarebbe piaciuto che Manfredi allargasse il parco "personaggi", o, meglio ancora, approfondisse quelli già presentati. Evitare qualche sottotrama, incentrare il finale in Africa e il gioco è fatto. Belli invece tutti gli incubi presentati fino ad adesso, riescono a rendere bene l'ossessione dei personaggi e il mistero attorno alla figura di VN.
Riguardo la storia di questo ultimo numero è stata anche una delusione per me. Prevedibile è il primo aggettivo che mi viene in mente. Ma anche affrettato, soprattutto nella conclusione - unica pecca di questo grande sceneggiatore. Una miniserie che si assesta a livello del buono, per i riferimenti storici, per la cura maniacale dei dettagli e per il soggetto assolutamente originale. Qualche picco di notevole fattura (n.1, 6, 7 e 9), ma il resto non mi ha colpito più di tanto.
_________________ Nobody talks about the pile (cit.)
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