CONTIENE SPOILER
Sono combattuto nel giudicare questa storia. Da un lato, c'è un palese, smaccato, lapalissiano ricorso allo "sclavismo", quell'insieme di fattori che fanno "Ã la Sclavi" in una storia di Dylan Dog. Per fare alcuni esempi: Groucho che si racconta le battute anche quando è da solo, Dylan che pensa di dire una cosa a Groucho e poi si risponde da solo nel modo in cui Groucho gli risponderebbe, la Morte che dice a Dylan che il suo decesso è ancora lontano, il tizio/derelitto/aggressore che diventa la vittima del tizio/benestante/presunto aggredito, la lucida follia delle persone comuni e l'altrettanto lucida grettezza e cinismo dei burocrati, dal punto di vista tecnico il ricorso a numerose vicende occorse a personaggi secondari che gravitano attorno alla vicenda principale del protagonista. Dall'altro lato però emerge comunque un'impronta personale di Di Gregorio, che non può essere ricondotta a una pedissequa copia del modello ispiratore. Una certa indole reazionaria e una proposizione ideologica, quasi da manifesto programmatico, di un disagio sociale (un po' come avveniva ne
Il re delle mosche riguardo al mondo accademico). Si dice che c'è la crisi, che non si riesce ad arrivare a fine mese etc. etc., però queste sembrano semplicemente delle rivendicazioni da proclama, senza entrare realmente in simbiosi coi fatti narrati.
Per carità , la storia è anche sapida, nel senso che per una volta Dylan torna a pensare e a comportarsi da essere umano e non da asse di legno (per usare un'espressione di bertuccia), e come lui anche gli altri personaggi. Alcuni dialoghi sono anche interessanti e alcuni scambi di battute arguti, altre volte invece si scade un po' nello stucchevole (il ricorso insistito all'idea di dover compiere una strage da parte di Dylan, per esempio).
Poi ci sarebbe di che parlare di alcune piccole cose, come l'abbandono improvviso di Groucho circa a metà della storia, dopo la sua piacevole e costante presenza dell'inizio, la faccenda della ricevuta incriminata ai piedi della statua nel finale etc. etc. etc.
Quindi non saprei... è giusto lodare un autore che ha fatto una dignitosa marchetta, oppure è migliore chi ci prova a scrivere da se stesso e non da Sclavi e nel tentativo rischia di fallire? Il fatto è che qui Di Gregorio fa la marchetta dignitosa E ci prova anche a scrivere da se stesso...
Quindi diciamo che è un giudizio positivo con riserva.
Sul versante disegni, credo che scriverò una cosa che mai avrei pensato di scrivere: Casertano non mi è piaciuto!
EDIT: dopo aver letto i vari commenti, sostanzialmente mi ritrovo d'accordo in particolare con quanto scritto da basil.