http://www.youtube.com/watch?v=-irLNSyDpmg&NR=1
http://www.youtube.com/watch?v=mPRNVbQOMPAhttp://www.youtube.com/watch?v=WH1K3NFQ ... re=relatedNel libro omonimo (edizioni Camunia e Rizzoli, acquistato da me su Ebay) c'e' scritto che questo e' il romanzo dal quale poi e' nato Dylan Dog. Inoltre, come i piu' "informati" sapranno gia', Sclavi in origine voleva ambientare il fumetto nel nostro Paese ma cio' non gli venne concesso dagli editori per paura di ricevere censure e raccogliere scarso successo. Vedendo e leggendo il film/libro(ambientato tutto in Italia) , credo che "col senno di poi", fecero uno sbaglio.
Dellamorte Dellamore e' un film/romanzo sui generis, dalle atmosfere surreali e malinconiche. L’aspetto puramente horror, che assume il più delle volte toni ironici, fa soprattutto da contorno alla maturazione psicologica del protagonista e rappresenta il suo tentativo di sfuggire agli incubi della vita reale. Francesco Dellamorte è un personaggio totalmente sclaviano, per certi versi superiore al suo erede: al di là delle somiglianze visive con Dylan Dog (l’aspetto, la macchina, la pistola...) egli vive infatti, come l’Indagatore dell’Incubo, in un mondo nel quale proietta le sue inquietudini e le sue convinzioni (che poi sono quelle di Sclavi). Un mondo di stereotipi talvolta grotteschi, popolato da sindaci bigotti, politici viziosi e burocrati già seppelliti, come cadaveri viventi, fra le loro stesse carte (ve lo immaginate un Dylan Dog "ufficialmente" italiano che attacca i nostri politici quale pandemonio avrebbe creato?!... in effetti qualcosa del genere Sclavi riusci a farlo con Bossi ma poi fu prontamente censurato). Comunque e' in questo mondo di illusioni e fallimenti, dove anche l’amore idealizzato dal protagonista diventa una meta irraggiungibile a causa delle umane debolezze, che Francesco finisce per perdere ogni stimolo e, di riflesso, la sua stessa identità . Indifferente nei confronti della vita e incapace di distinguere i vivi dai morti, decide di lasciarsi alle spalle Buffalora per ritrovare se stesso ma anche la fuga si rivela impossibile perché oltre l’autostrada che lo separa dai cancelli del suo cimitero maledetto non c’è niente: il “resto del mondo†al quale Francesco agogna non esiste, è un paesaggio di montagne innevate, deserto e irraggiungibile perché situato oltre un baratro e oltre l’oceano. Con questo finale surreale, la cui interpretazione più completa è rimessa alla sensibilità del lettore/spettatore, Sclavi palesa quantomeno l’esigenza, per l’essere umano, di confrontarsi con la realtà che lo circonda e rassegnarsi ad essa nonostante gli innegabili difetti.
E' stato davvero un peccato non vedere ambientato il nostro fumetto nel NOSTRO Paese.
Bella Race complimenti. Anche se io farei una netta distinzione fra il film di Soavi e il libro di Sclavi.