rimatt ha scritto:
Sbaglio o nel nuovo topic non è ancora stato nominato Una storia vera? Ecco, per me il più "normale" e lineare dei film di Lynch è anche uno dei suoi migliori. Diciamo pure che se dovessi scegliere il mio preferito tra i titoli Lynchiani lo prenderei seriamente in considerazione (assieme a The Elephant Man, Velluto blu e INLAND EMPIRE, probabilmente): è un capolavoro dal primo all'ultimo minuto, diretto da Lynch con una delicatezza e una sensibilità che hanno dell'incredibile. Come se non bastasse, il protagonista Richard Farnsworth si esibisce in un'interpretazione intensa e commovente, ben assecondato da una bravissima Sissy Spacek. Secondo me è uno dei migliori film degli anni Novanta.
Non sono d'accordo su
Una storia vera, nel senso che nel film tutto ho visto fuorché delicatezza e sensibilità . Credo si sia indotti a pensare che questi elementi ci siano per la storia che viene raccontata (il viaggio di un vecchio attraverso gli Stati Uniti alla ricerca di un fratello con cui da tempo non ci sono più rapporti), ma in realtà la regia di Lynch (almeno per me) non sembra affatto suggerirli, anzi, la perentoria "normalità " della regia e la (quasi) totale assenza di un'apposizione di giudizio sulla vicenda da parte dell'occhio del regista è una cosa che ho trovato quasi cinicamente frustrante. Mi sembrava di assistere ad un documentario romanzato... girato da Lynch!!! Una sorta di altra faccia della medaglia degli ippopotami con tutù rosa in
Fantasia.
Ho detto -quasi- totale assenza di giudizio perché in fin dei conti i titoli d'apertura e chiusura, con lo sprofondamento nel cielo stellato, hanno qualcosa di profondamente spirituale e commovente, ma a parte queste due parentesi a racchiudere il film, il resto mi è parso tutto molto neutrale, come a dire "la storia, per essere vera, posso fartela vedere, ma non possa -raccontartela-".
Fantaman ha scritto:
Yep, grazie Dario per avermelo ricordato. Ho visto anche quello. indubbiamente un gran film, anche se sono rimasto deluso per il brusco cambio di registro di linguaggio (da surreale - ironico a surreale - cinico) che ti dà un po' l'idea che sia quasi qualcosa di avulso dalla serie.
In parte è vero, ma per me l'operazione è stata sensata, nel senso che il film doveva avere a che fare con la serie MA doveva anche essere qualcosa di autonomo rispetto ad essa, non soltanto una sua estensione, quindi il cambio di registro risulta funzionale a questo scopo.
E poi una delle cose più ironiche del film (o se vuoi anche della serie) è il discorso che Laura fa a James: "Sono una creatura andata... come un tacchino incenerito."
Per non parlare del modo in cui Laura si rigira Bobby con un sorriso barbino e Bobby sprizza entusiasmo e felicità da ogni poro dilatato della pelle.