<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by Mirco</i>
<br /><blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by Andrea</i>
<br /><blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by joe montero</i>
<br />Certo che non si può decontestualizzare. Sarebbe come leggere la divina commedia e dire: "Ehi, ma i ragazzi giù al bar non parlano così!".
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Sono d'accordo.
Ma quest'affermazione implica un approccio all'arte tutt'altro che popolare, che poggi cioè le fondamenta su una formazione culturale che non si può certo definire comune o universale.
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sta frase più la leggo e più non la capisco
[xx(][8]
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Mo' te la spiego, ma mica è il caso di vomitarci sopra, dài! [:D]
Intendo semplicemente dire che per non decontestualizzare, cioè per valutare un'opera all'interno del suo contesto sociale, storico, politico e culturale occorre non soltanto conoscere l'opera stessa, ma anche l'autore, il tempo e le idee in cui è vissuto, la realtà che lo ha circondato. E questo, a mio parere non è sempre facile e possibile.
Tutto qua.
Ho cercato di spiegarmi il motivo per cui talvolta non riesco ad apprezzare un artista: probabilmente perché non riesco (non ho il tempo, la voglia) ad approfondire il contesto in cui ha sviluppato il suo lavoro.
Plasil?[:D]
A.
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http://dallacantina.blogspot.com