Spulciando tra i commenti alle storie dilaniate, mi sono accorto che nessun albo (nemmeno i "mitici" primi numeri) mettono tutti d'accordo.
Si dirà: è logico, ognuno la sua opinione. Certo, ma il punto è che per altri fumetti della Bonelli esistono delle opinioni condivise dalla quasi totalità dei lettori-fan. Per dylan invece si passa dal capolavoro al fallimento, dalla storia banale a quella che merita il premio Nobel per la letteratura. A mio avviso ciò è vero per una serie di fattori:
1) La molteplicità di sceneggiatori e disegnatori, oltre che soggettisti, che inseriscono loro stessi nel fumetto,al massimo grado. Quindi con i loro punti di vista e le loro idee su dylan, sulle storie e sulla sceneggiatura. Ogni dylan è un albo radicalmente nuovo.
2) Dylan Dog è un fumetto "aleatorio", dal finale "aperto", che non manifesta nessun criterio ripetuto sino alla nausea, standardizzato, come ad esempio in Martin Mystere, dove il sorprendente e il misterioso condannano i personaggi, persino Martin, al ruolo di comparso in scene quasi sempre prevedibili.
3) L'umanità e l'anti-eroismo di dylan fa sì che egli non sia nè un super-eroe nè tantomeno un soggetto steoretipato, lasciando libero spazio alle interpretazioni dei singoli. Dylan ha mille vizi, tanti problemi e molte debolezze. Il lettore si identifica in lui, insieme al suo bagaglio d'esperienza vissuta che ne determina l'esegesi.
4) Il ruolo primario dei co-protagonisti. In dylan, a differenza che in altri fumetti, il protagonista non è "servito" e circondato da personaggi che fanno solo da sfondo o rispondono automaticamente alle suggestioni del protagonista. Bloch, Groucho, Jenkins, Xabaras, Wells e la Trelkvoski: ognuno di essi è un co-protagonista che tiene testa a dylan e che ha "vita propria", non è alla mercè del solo dylan dog.
5) Il "citazionismo" largamente presente nella serie lo fa essere un fumetto che ha carattere addirittura di saggio letterario, non a caso apprezzato da Eco (e altri). Questo genera dispute intellettuali su concetti filosofici, sulle posizioni politiche e artistiche di ognuno.
6) Dylan ha inaugurato un genere, il fumetto horror, che è molto più che un horror perchè va al di là di quest'ultimo. Dylan è un fumetto nel fumetto, con un'infinità di rinvii, come in un gioco di specchi. Esiste cioè una rete fitta di intenzioni nascoste, di possibilità di "sgangheramento" del fumetto (per dirla con Sclavi), di costruire e ri-costruire ogni storia. E' questa la forza di dylan dog come fumetto.
Come giudicate la mia analisi? la condividete? aggiungereste qualcosa?
|