Non sarò breve.
Rimatt, condivido pienamente. Alberto Breccia è indubbiamente uno degli artisti più straordinari che il mondo del fumetto (e non solo) abbia avuto nel secolo scorso, un grandissimo sperimentatore che riusciva a trascendere apparentemente qualsiasi stile, rimanendo sempre riconoscibilissimo, potente e visionario, oltre che dotato di tecnica superlativa. Un genio assoluto. Sì, se devo pensare a qualcuno che ogni volta mi toglie il fiato, mi emoziona e mi fa capire quanta strada c'è sempre da fare, penso a lui.
Per me è sempre stato IL disegnatore, e la pensavo già così anche nel 1992, quando ho avuto l'onore di conoscerlo. Ero alla mia prima Lucca se ben ricordo (o una delle prime) ed ero lì con la Disney. Faccio una piccola disgressione, ricordando quei pomeriggi mostruosi passati dietro un tavolino allo stand Disney, a fare letteralmente centinaia di disegni. Se non sbaglio fu anche l'anno in cui dovemmo innalzare a forza di braccia un enorme Topolino gonfiabile di venti metri! Ma la bolgia vera era allo stand: si creava una fila indiana simile a quella che si forma oggi allo stand Bonelli, con la differenza che allora erano tutti lì col foglio in mano per un disegno originale! A richiesta, s'intende: ricordo ancora il tipo che mi chiese Paperone e Paperino in cima al deposito, coi 3 nipotini vicini, tutti intenti a sventare un attacco dei bassotti che si stavano avvicinando, per concludere con un "se ci sta, mettici anche Amelia sulla scopa, sopra il deposito." Gli domandai se voleva che si vedesse anche tutta Paperopoli in prospettiva - magari grandangolare - dietro, e la cosa terribile fu che mi rispose - serio - "sì, meglio".
Insomma, un incubo nel quale ci davamo il cambio ogni paio d'ore quando le giunture della mano cedevano. In una di queste pause d'aria mi trovai a fare due passi (che mi parvero una fuga meravigliosa) con Giuseppe Zironi per i padiglioni della fiera, e ci capitò di passare accanto a una folla scomposta di ragazzi che si accalcavano davanti a uno stand, se non sbaglio della Marvel. Cercammo di divincolarci dal casino e trovammo un pò d'aria in uno stand appena accanto, completamente vuoto, dove ci dirigemmo. Però non era proprio vuoto: c'era un vecchietto seduto su una sedia, all'interno, e accanto sedeva un altro signore. Stavano in silenzio e si guardavano intorno, un pò frastornati. A essere sincero non ricordo se fui io o Giuseppe a riconoscerlo per primo, ma quando capimmo che uno dei due era davvero "el Viejo" rimanemmo con due facce da scemi e ci fermammo a guardarlo increduli! Insomma, in qualche modo poi trovammo il coraggio di avvicinarlo, volevo assolutamente conoscerlo e non mi sembrava vero che lì seduto a cinque metri da me ci fosse Alberto Breccia in persona: per giunta da solo, ignorato da tutti, alla fiera di fumetti più importante d'Italia! Uno dei più grandi fumettisti di tutti i tempi del tutto snobbato (probabilmente neanche riconosciuto) e a pochi passi una folla in delirio per l'uomo ragno. Niente di strano, lo so, ma quella scena fu parecchio... eloquente, per così dire.
Breccia è stato di una gentilezza estrema. Noi ci siamo profusi in complimenti profondamente imbarazzati e (parlo per me ma penso di poterlo fare anche per Giuseppe) più che emozionati. Abbiamo scoperto che l'altro signore era l'interprete di Breccia, e abbiamo così tentato di iniziare una discussione sul fumetto di cui non ricordo praticamente nulla (cosa che mi rode alquanto, ma l'emozione fa brutti scherzi). Infine gli chiedemmo se aveva tempo e voglia di farci uno schizzo veloce, e lui acconsentì gentilmente. Posso assicurare che vederlo muovere la matita (anzi, direttamente la penna in quel caso) sul foglio è stato incredibile, sembrava un plotter, come se avesse il disegno già finito in testa, e dovesse solo ricopiarlo. Una naturalezza e leggerezza che si può solo ammirare e invidiare (ma d'invidia "buona", s'intende). Volle disegnarmi e dedicarmi un suo autoritratto, la stessa faccia che aveva scolpito in quella di Ezra in "Mort Cinder" nei primi anni '60 (come avesse fatto poi a sapere che sarebbe diventato uguale al suo personaggio, da vecchio, è un mistero!!) Conservo naturalmente ancora quel disegno come una delle cose più care che ho, e sapendo che eravamo anche noi due giovani disegnatori ci fece molti auguri per il nostro futuro professionale.
Seppi circa un anno dopo che si era spento a Buenos Aires, a 74 anni. Visto che ormai siamo in ballo, voglio dirgli ancora grazie, grazie e grazie per tutto ciò che ha realizzato, per avermi arricchito la vita e per la passione con cui lo ha fatto, nonostante la situazione terribile in cui è vissuto e ha lavorato.
Mi sa che vado a rileggermi Perramus.
[:)]
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