<b>Nemici per sempre</b>
Mmm...
Mmmmmm...
...Purtroppo non riesco a trovare un termine più calzante di insulso, però utilizzando una parafrasi vorrei trovare una parola che esprimesse noia, banalità, dabbenaggine e anche una manciata di denigrazione. A parte il nulla scritto da Faraci, colorazione e disegni di certo non rendono la storia meno impunemente triste nella sua puerilità.
Ecco, sì, è una storia puerile!
<b>La fiaba nera</b>
Un modo intelligente per affrontare il formato da Color Fest. Espediente classico dell'utilizzo della favola che viaggia su un binario parallelo a quello della storia del protagonista, ma tutto sommato ben utilizzato, quindi lode ad Enna. Anche a me, come a GP, ha ricordato un po' <i>Labirinti di paura</i> nell'impostazione.
Inoltre la colorazione della storia mi ha colpito in modo particolare perché non sciupa lo storico chiaroscurato di Roi, ma in alcuni casi lo arricchisce addirittura (come le scene nel bosco con tappeto erboso rosato, molto d'effetto).
<b>La sposa del diavolo</b>
Mastantuono è una piacevole sorpresa. Disegni INTERESSANTISSIMI (tranne che per i labbroni di Dylan), sotto tutti i punti di vista: tratto di disegno in sé, espressioni, inquadrature, successione delle tavole... quasi un incanto, e colorazione all'altezza delle matite. Sembra che la storia trasudi britannicità come un albero la resina. Atmosfera (dovuta ai disegni e soprattutto ai colori) fredda, plumbea, pesante... mi piace molto. Su Mastantuono come scrittore, ho un lievissimo dubbio: la storia è interessante e ben raccontata, però in alcuni punti si avverte una sorta di "rarefazione", un allentamento nel legame fra una parte e l'altra (come nel finale in cui Kelly guarda le stelle, con tanto di citazione nietzchiana). Sicuramente un esordio eccellente.
<b>Il buio nell'anima</b>
Una piccola lacrimuccia di commozione, un tuffo nel passato, il mio amato, adolescenziale, maneggione, ridicolo e chiassoso Claudio.
Chiaverotti 100%.
Una storia strana, c'è dentro un po' di tutto e al contempo manca un po' di tutto. Un po' giallo, un po' autocelebrazione, un po' polemica, un po' di nicchia e un po' per la bocca di tutti. Disegni e colorazione di Evangelisti un po' troppo evanescenti per i miei gusti, poco incisivi, ma anch'essi in uno strano modo contribuiscono al "tutto" della storia.
Storia disturbata, non tanto in quello che racconta, ma proprio nella composizione da parte di sceneggiatore e disegnatore/colorista.
Ed ecco tutta la cattiveria che vorrei da Dylan Dog riassunta in un indimenticabile aforisma:
<i>Non c'è sempre bisogno di un motivo per uccidere: a volte basta il piacere di farlo</i>.
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Non sono d'accordo con chi dice che si tratta del peggior Color Fest finora, ma sicuramente è diverso rispetto ai due precedenti, meno canonico, se mi si passa l'espressione, più coraggioso... o <i>d'essai</i>. In questo sono in controtendenza con quello che dicono un po' tutti, cioé che sia il Color Fest meno sperimentale: a ben vedere cosa c'era nel <b>primo Color Fest</b>?
1) Dylan in Wonderland - Gualdoni/Brindisi/Tenderini: Brindisi è quanto di più classico (in senso buono) ci sia e la storia di Gualdoni era una storia normale/furba, quindi niente di particolare sull'innovazione.
2) Fuori Tempo Massimo - Recchioni/Carnevale: beh, Recchioni vende se stesso, per quanto in modo piacevole, ma nulla che faccia fare un salto dalla sedia. Disegni e colori di Carnevale, ecco, quelli sono VERAMENTE innovativi! Comunque questa storia la si può definire <i>innovativa</i>.
3) L'accalappiasogni - Faraci/Gianfelice/Tenderini: quella effettivamente per me era una storia divertente (niente a che vedere con la sbobba faraciana del terzo Fest) e ben congegnata e disegni consoni. Comunque l'apporto di un tipo di humor più semplice in Dylan è innovativo, ma non nel senso che ci si aspetterebbe da un personaggio/testata del genere. Comunque, diciamo innovativa.
4) Il vampiro dei colori - Di Gregorio/Casertano/Tenderini: altra storia molto classica (con tanto di soggetto copiaincollato da Allen, ma va beh...) con disegnatore MOLTO classico. In ogni caso piacevole. L'unica cosa veramente innovativa comunque è la colorazione dello studio (...mai troppo rimpianto...) Tenderini.
<b>Secondo Color Fest</b>
Il pianeta dei morti - Bilotta/Di Giandomenico/Tenderini: ecco la vera innovazione. Questa storia riassume il senso di innovazione che attribuirei/vorrei attribuire a Dylan Dog (anche i disegni di Di Giandomenico, che non mi sono piaciuti, ma non si possono non definire sperimentali). Innovativa!
Videokiller - Barbato/Stano: Stano è l'altro classico-classico, così come Barbato. Bella storia, strana, disturbante, ma non la definirei innovativa.
Il mago degli affari - Ruju/Mari/Tenderini: il Ruju che nessuno (nemmeno io, ed è tutto dire!) vorrebbe leggere. Altri due classiconi, Ruju/Mari, quest'ultimo <i>innovato</i>, ancora una volta, dal talento di Tenderini & Co., ma per il resto... fuffa.
L'inferno in terra - Gualdoni/De Angelis/Rudoni: altra storia "normale", piacevole, altro soggetto semi-copiaincollato, bei disegni, bella colorazione, ma nulla che osi o trasgredisca davvero.
Invece...
<b>Terzo Color Fest</b>
Dal punto di vista grafico, tre disegnatori MAI visti su Dylan Dog (ed un Roi che grazie ai colori sembra tutto -piacevolmente- nuovo), quattro colorazioni molto diverse e a loro modo interessanti. Autori: il latitante Faraci, il non molto pubblicato Enna, l'esordiente Mastantuono, e il ri-esordiente (nel senso che manca da così tanto che sembra esordisca pure lui) Chiaverotti. Il tutto in un <i>melting pot</i> di stili e generi (prima di tutto grafici, poi, testuali) sicuramente <i>sui generis</i>. Più innovativo di così, nel bene e nel male!
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A parte la-per-me-illeggibile storia di Faraci, il resto vale sicuramente la pubblicazione.
Copertina di Toppi concettualmente bella, come ha detto qualcuno molto molto evocativa, ma realizzazione teribbbile!
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