Cravenroad7

stai attento, drago. La piacevolezza e la brillantezza della pubblicazione si basano soprattutto sulle basse pretese che solitamente si hanno da essa. Cominciare a sbavare non aiuta. Non stai per leggere MAUS, ma solo tre storie di Dylan fatte come si deve (fuorché l'ultima, sufficiente ma sulla quale nutro certe riserve che Dario ha già espresso a dovere). Buona lettura

Ne terrò conto caro joe![;)]

@ Dario: sinceramente, durante la lettura (forse perché ero curioso di arrivare alla fine) non mi sono accorto di nulla, ma ora che mi ci fai pensare hai ragione! [:O]...

MAXI DYLAN DOG N.12

Una premessa: è il miglior albo 2009. Diciamolo chiaramente, in una stagione che ci ha riservato lacrime e sangue, Dyd sembra clamorosamente trovare la quadratura del cerchio del suo Maxi. Se molte volte io stesso ho sparato contro lo speciale-ombrellone, e su Bilotta ho qualcosa da ridire, oggi sono però costretto a fare ammenda di fronte alle 292 pagine che danno un senso al personaggio di quest'anno: il Maxi come terreno di sperimentazione per giovani autori, spalleggiati da uno scrittore più consumato che dimostra ormai grande mestiere, questa la formula vincente su cui bisogna insistere. D'altronde già in passato la prassi del Maxi-disastro aveva trovato un'ipotesi alternativa; il contenitore ha ospitato anche ottime storie come IL FIORE D'OMBRA, HO UCCISO JACK LO SQUARTATORE, L'ESODO (una vera delizia), oppure buone come LA VITA PERDUTA, insomma si è già dimostrato che con impegno e serietà può essere molto più che un riempitivo. E dato che siamo sempre su Dyd, non poteva mancare un mistero: perchè non sono apparse sulla serie regolare? A mio giudizio tutte e tre lo meritavano, rivelandosi lungamente migliori alla sequela di remake e riempitivi che abbiamo visto negli ultimi mesi. Questione di coraggio? Si vuole abituare il pubblico alla sonnolenta medietà del mese "nascondendo" le storie serie su pubblicazioni speciali? Ma forse sono troppo malizioso, chissà. Complimenti ai realizzatori di quest'anno.

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LE MORTI BIANCHE

Davvero ottimo questo esordio di Giovanni Gualdoni, che si distingue per almeno tre punti pregevoli: 1) porre Dylan in una situazione nuova ("un'idea! un'idea!", ha detto qualcuno: concordo pienamente, e aggiungo che non dovremmo meravigliarci quando intravediamo l'ombra di un'idea...), 2) svolgerla con un discreto senso del ritmo: sempre nel rispetto dei vari archetipi, ma ognuno onestamente sviluppato e con un suo perchè (es: la signora Simonson è la classica "rompipalle del sindacato", quindi è logico che da lei parta l'invettiva antipadrone), 3) confezionare un finale di sicuro impatto, con la metafora della fabbrica-organismo che, se narrativamente sconta le sue radici datate, nella sostanza risulta invece di cruda attualità (vedi alla voce Thyssenkrupp...). La storia è una prova riuscita di come scrivere un "Dyd sociale" senza finirne preda. Un pregio di Gualdoni: il coraggio di affidarsi a pagine provocatorie (la gara tra operai) o anche praticamente mute (pag.95). Un difetto di Gualdoni: l'estraneità all'unverso Dyd (e vorrei vedere), non ci sono Groucho nè Bloch, ma a ben guardare si lascia apprezzare anche la scelta di costruire un microcosmo a sè stante.

Voto: 6?

(Continua...)

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I SEI CORVI

Bruno Enna ci regala la storia dell'anno. All'apparenza un banale "serial killer tale", in realtà un violento scontro fra tradizione e modernità sotto l'ala dell'amore. Gli omicidi degli storici guardiani della Torre di Londra, infatti, sono sicuramente da inquadrare come il disfacimento definitivo della vecchia epoca. E' questo che Dyd deve affrontare, più che il freak di turno (seppure notevole), e su tale impostazione si sviluppa un plot ottimamente scritto: Enna può essere uno sceneggiatore magistrale, come dimostrano molti squarci di questa storia, cito tra tutti pag.116 (occhio a cosa fa Dylan, colpo di genio). In generale più che la delittuosa rivelazione finale, chiaramente accessoria, domina un senso di fatiscenza e dismissione oppure, come nel miglior Medda, l'incapacità degli uomini di liberarsi dalle proprie tragedie (pag.127, Ned e Leonora). E attenzione: lo scontro finale (pag. 177-191), oltre che insolitamente e coraggiosamente lungo (pag.186 è Dyd puro), decreta la capacità dell'autore di sfidare il ridicolo e vincerlo - non è certo facile rendere plausibile quel tipo di "mostro"! Non a caso, è la storia disegnata meglio da parte di M&G, che probabilmente fiutano il valore del copione e si esibiscono anche in una serie di notevoli tavole ingrigite. Finora, il mio Dylan 09.

Voto: 7?

OGGETTI SMARRITI

Ho letto l'elogio generalizzato, ma è quella che mi ha convinto di meno: intendiamoci, quest'anno il Maxi è un piatto ricco, Bilotta si vede che è bravo, un esordio così è comunque rimarchevole. Dopo una prima parte assolutamente promettente, però, la storia nella seconda (diciamo da pag.250, dopo l'arresto della "vedova nera") sembra avviarsi a una naturale conclusione di prammatica. Nell'ordine vediamo: rivelazioni su doppie identità, amori che ritornano, VHS compromettenti, un omicidio nel passato, un finale sentimentale (vedi la riconciliazione Cliff/Linney: chi non fiutava la tragedia dietro l'angolo?), insomma una messe di temi sostanzialmente prevedibili - tra tutti "il pirata della strada", trucco usato e riusato. Questi vanno a smorzare quanto di buono (parecchio) era stato fatto nella prima parte, tra cui un'apertura alla ETERNAL SUNSHINE (alla lettera: se mi lasci ti cancello...), una buona confidenza con Groucho, e peraltro non toccano le parentesi positive nel finale (pag.270 è irresistibile: "Ti ricordi come l'usavamo?") e l'idea del camion fantasma, un gradevole tocco di trash/grottesco. Bilotta convince a metà, se aggiusta il tiro farà grandi cose.

Voto: 6

<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by Ema</i>
Non a caso, è la storia disegnata meglio da parte di M&G, che probabilmente fiutano il valore del copione e si esibiscono anche in una serie di notevoli tavole ingrigite. Finora, il mio Dylan 09.

<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

sarò ripetitivo fino alla nausea, ma IMO M&G più vanno avanti e più peggiorano: esempio? pag. 169 prima vignetta: suvvia, la donna è troppo (eufemismo?) inginocchiata!
cmq per il resto io magari ho dato pesi diversi alle varie cose che hai analizzato, ma mi trovi perfettamente d'accordo [;)]

Mah, io credo che i difetti del duo siano intrinseci, non serve ripeterli perchè li critichiamo (o meno) da 20 anni: malgrado il peggioramento degli ultimi tempi, per me restano migliori della loro fama e rappresentano comunque un tratto del personaggio che si è imposto e tiene tuttoggi. Io segnalo solo la loro prova migliore in questo Maxi poi, ovvio, i grandi disegnatori sono altri.

Possibile che nessuno abbia fatto caso alle citazioni marvelistiche di Giovanni Gualdoni ? [:0]
Joseph Michael Strackzinsky e Joseph Loeb [:0]

Le avevo notate, sì: del resto, un nome come Straczynski salta all'occhio. [:D]

e chi sono? [:O] e io che pensavo che gualdoni avesse la badante dell'est.... [:D]

Scusate il disturbo, mi permetto una piccola autocitazione, la prima storia del Maxi la segnalo in un articolo qui:
http://www.rassegna.it/articoli/2009/06 ... ti-bianche

Ciao Ema, tu scrivi anche su Gli spietati?

Condivido l'opinione di chi considera questo Maxi la migliore uscita dylaniana dell'anno. [;)] Il mio voto complessivo è 7.

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<i>Le morti bianche</i>

Forse è solo un'impressione personale, ma questa storia mi ha ricordato moltissimo <i>I peccatori di Hellborn</i>. Magari le affinità non si notano perchè siamo in presenza di sceneggiatori diversi, e tuttavia ci sono:

- in ambo i casi Dylan si trova a "interpretare" un ruolo che non è il suo: quello di carcerato (seppur controvoglia) o quello di operaio
- l'ambiente in cui avvengono i crimini è definito "vivo", inteso come dotato di vita propria, e deciso a nutrirsi di esseri umani
- le sceneggiature indugiano molto sui trascorsi e le personalità dei vari personaggi secondari, con una forte indulgenza alla melodrammaticità (e pure un po' alla retorica, ammettiamolo)
- sostanziale assenza di umorismo e forte seriosità di fondo

Di certo <i>I peccatori</i> è superiore. La prigione non era un semplice sfondo come la fabbrica, i personaggi erano caratterizzati meglio e Groucho non mancava [:o)] (anche se con apparizioni ridotte al minimo).
Detto ciò, la storia di Gualdoni si lascia leggere volentieri. E' compatta, carica di tensione, anche se un po' troppo seriosa e sbrigativa nel finale.
L'assenza di Groucho è irritante. [:(] Possibile che le storie in cui il nostro baffo preferito non compare (oppure compare ma è usato malissimo) aumentino vertiginosamente?!?!?!?!


<i>I sei corvi</i>

Storia molto gradevole, che ha il merito di costruire una trama gialla assai efficace, capace di NON risolversi nel solito banalissimo assassino-trucidone. Lo splatter è forte e -cosa importante- funzionale all'atmosfera cupa della trama.
Forse difetta il ritmo. La vicenda è un po' costipata. A volte gli eventi si accumulano in maniera talmente frenetica da lasciare una sensazione di eccessiva pesantezza. Qualche pausa cadenzata in più avrebbe giovato.


<i>Oggetti smarriti</i>

Leggibile, ma la più debole del lotto.
Il problema principale è che non si capisce bene quale "tono" volesse conferire Bilotta alla storia.
L'inverosimile catena di coincidenze, gli eventi fin troppo grotteschi -tipo la riunione di quartiere che finisce a sedie in testa e la sposa che macella i passati mariti- farebbero pensare a una storia "surreale", costantemente sopra le righe tipo <i>I Segreti di Ramblyn</i> (guardacaso, disegnata proprio da M&G).
Purtroppo Bilotta non è molto portato per l'umorismo. Il suo Groucho spara battute a raffica, ma non fa MAI neppure sorridere. Come la rissa: forse vorrebbe far ridere, ma trasmette soltanto un confuso senso di bizzarria.
L'insieme è una cosa bislacca, né seria né umoristica. La trama in sé risulta abbastanza interessante, ma il numero enorme di personaggi (che spesso entrano ed escono di scena senza spiegazioni) e di inverosomiglianze la rendono poco digeribile.

M&G sono un mezzo disastro. [V] I personaggi che cambiano età da una pagina all'altra e da una vignetta all'altra non si possono vedere!

Eraserhead: sì, finchè avranno la bontà di pubblicarmi.

<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by Cyber Dylan</i>
Il suo Groucho spara battute a raffica, ma non fa MAI neppure sorridere.<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

Per me è la prima volta da anni che non lo trattano come Gino Bramieri, ma lo fanno comportare come il vero Groucho Marx. [:o)]