Ho votato 4.
Non siamo ai livelli disastrosi della Strage dei Graham, ma questo non basta per strappare una sufficienza.
SPOILER
Allora, prima di tutto non c'è nemmeno un grammo di horror. Ma proprio zero. Toglieteci un paio di scene leggermente più """""""forti""""""" (7 paia di virgolette) e metteteci Topolino e Pippo. Il tutto fila lo stesso.
Dopo la sparizione per combattere la guerra con gli Skrull, Groucho è tornato ed evidentemente doveva rifarsi del tempo perduto, perché non s'azzitta un attimo! C'è troppo spesso e non fa ridere mai. Il Groucho di Di Gregorio è quello che mi piace meno di tutti.
Tecnicamente sembra ben fatto, ma ci sono comunque delle grosse sbavature a livello di trama.
Nel mini-spiegone finale si cerca di tirare le somme, ma il tutto appare decisamente poco chiaro.
Elizabeth dice: "Non so come sia accaduto, forse parte del mio <b>potere</b> è rimasto imprigionato nella statua".
Ma quale potere? Elizabeth ha un "potere"?
"o forse è stato il mio spirito che desiderava tornare in vita..."
Quindi il suo spirito desiderava tornare in vita...non poteva tornare in vita nel suo tempo? Qual è la connessione con la rivisitazione messa in atto da Bentham?
Poi improvvisamente la vicenda si risolve perché Elizabeth decide di far tornare tutto com'era prima. Un espediente paraculissimo.
Alcune reazioni poi sono decisamente sballate, a partire da Elizabeth che nel giro di un giorno accetta il fatto di essere stata trasportata in un'altro tempo per finire con il poliziotto che parla con la regina Vittoria come se niente fosse, parlandogli del progresso e degli Stati Uniti d'America...bah!
Ancora una volta la narrazione di Di Gregorio procede per piccoli episodi irrilevanti ai fini della storia che servono a spiegare la situazione. Questo finisce per uccidere la narrazione, rallentandola e in alcuni casi rischiando di spiegare per l'ennesima volta quello che dovrebbe essere già chiaro al lettore.
Non c'è suspense, non c'è curiosità, tutto è già chiaro sin dall'inizio. Si capisce subito che è stata Elizabeth a creare il casino e che Bentham baratterebbe l'epoca vittoriana con il presente in un batter d'occhio. Il salto della staccionata di Bentham poi è decisamente comico: prima aiuta Dylan a mettere tutto a posto, gli da una lista di persone da contattare è tutto un "dai dai, forza, sbrighiamoci, dai su!" e poi cambia idea in un lampo. Il personaggio che ci presenta Di Gregorio è un nostalgico dell'epoca vittoriana e non si capisce per quale motivo dovrebbe aiutare Dylan a rimettere le cose a posto, contraddicendo quello che ha detto 20 pagine prima. Poi appena gli mettono le mani addosso si ricorda di essere un vecchio scoreggione che fa il thè col pentolino e tradisce i suoi compari, finendo nel giro di tre pagine per diventare pappa e ciccia con quelli che volevano linciarlo (e gli danno pure un cavallo! un "sobillatore" che tradiva i suoi compari diventava una star nell'epoca vittoriana?). Per finire al "cattivone" viene fatto tottò sul popò facendolo finire imprigionato in una teca di vetro. Una vendetta degna di "Mamma ho perso l'aereo".
Bentham è il personaggio che viene gestito peggio.
Ma proprio nel mondo, eh!
Non ci sono colpi di scena, non c'è pathos, non c'è niente che possa creare un picco all'interno di una narrazione piatta e scialba.
E' un albo profondamente noioso, che in fin dei conti non arriva da nessuna parte. Non lancia un messaggio (ammesso che fosse questo il suo scopo), non diverte nella narrazione e non stimola il lettore con trovate originali, se si esclude il passaggio iniziale con il cellulare che suona durante la rappresentazione (anche se Di Gregorio "bara" un po' chiamando il suo personaggio Jeremy Bentham e con la complicità di Casertano mostra le reazioni degli astanti decisamente esagerate).
Quando alla fine si tirano le fila del discorso ne viene fuori qualcosa di sfilacciato, che non permette di comprendere a pieno COSA sia successo.
Comunque non sapevo che all'interno degli ospedali di Londra ci fossero delle pizzerie.
Alla fine non può mancare il MORALONE Digregoriano, al quale ormai rimangono solo "non ci sono più le mezze stagioni" e "i neri hanno il ritmo nel sangue".
La morale della storia è: "era meglio quando si stava peggio, che una volta c'erano GLI IDEALI, anche se poi si moriva di raffreddore".
FINE SPOILER
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