N.129 IL VILLAGGIO DEI SUICIDI
S
P
O
I
L
E
R
Non commento più gli albi di Dyd, perlomeno finchè non saranno degni di nota, e passo ufficialmente a occuparmi di Julia, per un semplice motivo: ogniqualvolta leggo questo fumetto ho garanzia di qualità. E allora ecco anche questo mese una storia di estrema profondità, che tocca la corda scoperta del disagio giovanile e rigira il dito nella piaga; è davvero impagabile la cura che Berardi e Mantero mettono nella scrittura, non sbagliano praticamente nulla. Dall'incipit della fabula (Julia alla pompa di benzina) - ma le introduzioni di J. sono spesso capolavori - alla naturalezza con la quale si entra nel giallo, attraverso l'ordinaria discussione con Tait. Diciamolo subito: è una storia sullo scontro generazionale. J. ci parla del tempo che passa attraverso affascinanti figurazioni (lo stagno delle salamandre) e personaggi altamente simbolici (zio Charlie che "parla" con la natura): non a caso il luogo dell'azione è un villaggio, un microcosmo idilliaco che nasconde ben altro (Berardi cita TWIN PEAKS - pag.25, il barbagianni come i gufi lynchiani - il barbagianni è un messaggero di morte), un paesino dai rancori incrociati che sta cambiando al passo della modernità (e i ragazzi vogliono andarsene). Dialoghi di commovente realismo ("In paese è arrivata una nuova droga, una schifezza sintetica..."), momenti contemplativi da urlo (pag.17, senza parole; pag.82, Tait che indugia dinanzi al cadavere; pag.126, lo sguardo di Rick), una forte idea centrale - il suicidio come virus che si propaga -, un colpo di scena plausibile e accessorio per ciò che si vuole dire, una morale assolutamente nera (vecchi e giovani proprio non si capiscono) ... Tutto incorniciato da un disegnatore, Enio, che ci mette vero amore nella costruzione di volti e dettagli. Simbolo, struttura e contenuto: al solito Julia ha tutto ciò che serve per fare un'ottima storia.
Voto: 8?
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