Ancora febbricitante e pertanto non al meglio delle mie capacità discorsive e di valutazione sottolineo come le considerazioni sovraesplicate manchino, come in precedenza e a differenza di quanto gli autori credano di alcuna oggettivita' critica. La trama e' esile,leggo. E perche'? Secondo quali parametri ?
Io vedo una storia che si sviluppa attorno ad un soggetto tanto semplice quanto originale in maniera estremamente coerente ed in linea con i propositi che si manifestano fattualmente come precostituiti e non formalizzati a margine,a fine albo, a giustificare ( come qualcuno ha scritto). I dialoghi e le vicende narrate si intrecciano pertanto in maniera disarticolata e standardizzata come doveva essere e come era stato progettato che fosse.Del resto una storia nata dalla fantasia di un dodicenne e basata sull'approssimazione di chi intorno ad un tavolo si sforza di dare coerenza a 4 o 5 pedine che saltellano da una casella all'altra di un gioco da tavolo non poteva non essere appunto approssimata,ingarbugliata,arzigogolata ai limiti della decenza narrativa . Lo scopo era proprio questo e l'obbiettivo centrato. La risultate finale poi, il fulcro intorno al quale tutto l'albo ruota dalla prima all'ultima pagina, non e' certo l'aberrazione del videogame quanto il ricordare al giovane lettore degli anni 2000 di quanto la fantasia sia importante per la nostra crescita emotiva ed intellettuale, concetto oggettivamente molto importante che assume ancor piu' rilievo rileggendo l'albo seguendo quest'ottica che ad una prima e poco cosciente lettura non puo' apparire in tutta la sua evidenza.
Detto questo il mio scopo non e' convincere nessuno tantomeno confutare l'esatto assunto secondo cui a volte le storie piu' belle possono non piacere e quelle piu' brutte magari colpire l'immaginario collettivo chissa per quale strano fenomeno astrale.
Quello che e' inaccettabile e' l'estremismo di chi non coglie l'essenza evidente di un'opera accusandola di incoerenza proprio laddove l'autore raggiunge il massimo delle proprie precostituite finalita' palesando la colpa di una lettura superficiale e disattenta.
Un prodotto puo' piacere come non piacere, rientrare nei nostri gusti o non farlo,per carita', ma quando si esprime un giudizio cio' che rientra esclusivamente nel campo delle nostre indimostrate presunzioni/deduzioni andrebbe, per correttezza , mitigato dall'oggettivita' di cio' di cui si fruisce.Per fare un esempio tralasciando tutte le precedenti valutazioni, se in una riconosciuta e globale scala di valori volta a giudicare piu' o meno attendibilmente un opera d'arte il paramentro dell'originalita' ha un suo peso specifico, e sappiamo tutti quanto lo abbia, ci piaccia o meno,allora solo per questo " La stanza numero 63" per ragioni oserei dire scientifico/matematiche non puo' essere giudicata da alcuno come storia scarsa o peggio disastrosa. Chi si avventurasse in giudizi di questo contenuto non dovrebbe sorprendersi in caso venisse tacciato di scarsa credibililta' critico-intellettuale.