Rispetto alle precedenti prove sulla serie regolare, in cui il contenuto dell?albo era sfilacciato in una serie di situazioni più o meno sconnesse e soltanto nel finale inquadrate in un contesto surreale/virtuale, questo mese Di Gregorio imbastisce una trama più compatta e unitaria, senza naturalmente rinunciare ad alcune peculiarità della sua scrittura. Il risultato finale mi convince molto poco, e passo a spiegare in dettaglio il perché.
Ocio agli SPOILER, veci
La trama ? un perfetto esempio di falsa <i>detection</i>, giacché Dylan non fa altro che prendere atto degli omicidi, rilevare ovvietà nei veloci scambi di battute con l?inutile Bloch, trovarsi casualmente nei pressi del Dipartimento nel momento in cui viene appiccato l?incendio per intervenire, raccogliere la spiegazione risolutiva del morente professor Moore* ? è tanto povera quanto complicata dalla ricostruzione delle pp. 89-93. Provo a ricostruirla per quel che ho capito, prendendo atto di diverse facilonerie e passaggi poco azzeccati.
1) Dopo anni di studi sui feromoni, Moore sintetizza, senza rendersene conto immediatamente, il siero dell?odio (p. 90), e già questa trovata ? per come viene contestualizzata, poi ? mi pare poco incisiva. Non solo: la lascia incustodito. Va bene, ne ha sottovalutato la pericolosità e l?ha lasciato in un laboratorio meno frequentato, ma perché non tenerlo più riguardato <i>prima</i> di averne compreso a fondo gli effetti?
2) Passato del tempo, William Fox vi entra innavertitamente (!) in contatto (a p. 8 lo prende, a p. 9 lo stappa e lo inala) e uccide Charlie Owens (pp. 9-12: sequenza di discreto impatto, invero).
3) ?Subito dopo il primo delitto? (p. 91), rendendosi conto dell?assenza del distillato, Moore prova a creare una sorta di vaccino e lo sperimenta su Rose, provocando allucinazioni (la prima alle pp. 13-16: ma non si specifica <i>quando</i>, di preciso**; la seconda alle pp. 41-43, sicuramente <i>dopo</i> il primo omicidio). E le braccia continuano a cascare.
4) Contemporaneamente (?) a queste sperimentazioni per ottenere l?antidoto, Moore prova a introdursi nel Dipartimento per cercare l?ampolla incriminata, ma invano (cf. pp. 51-52: anche qua non riesco a riunire diversamente i cocci); stavolta sicuramente in contemporanea al fallito tentativo di intrusione, avviene il secondo omicidio (pp. 53-57: molto telefonato, e con il distillato dell?odio finito in qualche modo nel laboratorio di Skinner).
5) ?In seguito? (p. 91), Moore perfeziona la formula e la versa addosso a Rose di nascosto, suscitando in lei un senso di dolce abbandono e l?innamoramento per Dylan (pp. 60-63: il tema dell?innamoramento condizionato avrebbe potuto prestarsi a riflessioni più interessanti, ma non è stato approfondito).
6) Proprio la stessa notte in cui Louis cerca di uccidere Skinner, Moore trova il distillato dell?odio e lo neutralizza (p. 91); oltretutto, fa in tempo a consegnare un?ampolla di antidoto ? ormai rivelatosi efficace ? a Dylan (p. 84), che casualmente si trovava nei pressi perché fermatosi a parlare con Rose in procinto di partire e la cui attenzione viene richiamata da Astor (pp. 74-76; 82). Che incastro contorto!
I personaggi hanno molto poco <i>appeal</i>, soprattutto quello Skinner che avrebbe dovuto costituire uno dei punti forti della storia, i dialoghi trasudano retorica e ovvietà, e in questo quadro anche i bei richiami brechtiani (p. 27; a p. 89 compare un busto dell?autore), ariosteschi (pp. 46-50), deandreani (pp. 61-62) risultano gratuiti e posticci. Né invocherei come pietra di paragone la ?sghangherabilità? sclaviana, che pure nelle sarabande più indiavolate mantiene un?atmosfera e uno stile invidiabili.
Un?ultima battuta sui disegni. Da estimatrice di Piccatto, ma non da competente in materia, mi limito a dire che ho trovato la sua prestazione ai pennelli molto, ma molto deludente, con in più d?un caso figure quasi scarabocchiate, volti sfigurati, dettagli indecifrabili, uso assai pesante della china. E con un peggioramento direttamente proporzionale al susseguirsi delle tavole.
Magnifica, invece, la copertina di Stano, sempre più una garanzia.
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<font size="1">*Oltre che impersonare il moralizzatore a tutti i costi, caratteristica che direi non gli appartiene. In generale, l?<i>Old Boy</i> è particolarmente paziente anziché agente: oltre agli eventi, subisce l?innamoramento per Rose, ricambiato soltanto in virtù di un?alchimia chimica, il susseguente abbandono, l?effetto del distillato dell?odio.
**L?unico modo che ho trovato per far combaciare i vari elementi è di collocare questa prima visione tra il primo omicidio e il momento in cui Rose decide di rivolgersi a Dylan. </font id="size1">
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