Ho capito benissimo cosa intendi e molto probabilmente non mi ero espresso in modo appropriato.
Le paure di Sclavi sono confluite in Dylan e ovviamente sono state trattate in un modo "intimo", se mi passi il termine.
Non possiamo pretendere che Faraci, Ruju, Medda, Barbato ecc ecc mettano su carta le paure di Sclavi <u>nel modo in cui faceva lui</u> (qui sta il problema). Cosa si può chiedere allora a questi autori? "Semplicemente" che rispettino il personaggio Dylan, anche conferendogli aspetti nuovi e tipici della personalità di ciascun autore (la Barbato non l'ha fatto tr***are per mesi[:)]) ma sempre tenendo in mente di CHI sta scrivendo.
Faraci è un ottimo sceneggiatore eppure spesso sembra che si dimentichi chi è il protagonista della storia che sta scrivendo.
Lo stesso discorso per DeNardo. Ruju ha dimostrato di saper scrivere ottime storie con un Dylan perfettamente centrato e sono abbastanza convinto che se su di lui non avesse "pesato" il dover mandare avanti la baracca in un momento difficile ne avrebbe scritte anche altre.
Per "rispetto" non intendo però una cieca scopiazzatura dei topoi, ma semplicemente un adattamento.
Per quanto riguarda l'esempio del cellulare (perfettamente rappresentato ne "Il progetto")ti porto un contro esempio: Medda, in "Vittime designate" mette in mano a Dylan un cellulare. Relega l'incertezza e la goffaggine di Dylan solo in un paio di sequenze e addirittura gli fa usare l'aggeggio per "risolvere" a distanza tutta la storia. Si tratta di snaturazione del personaggio quindi? Forse ma trovo questa storia una delle più riuscite degli ultimi anni.
Secondo me l'atteggiamento più giusto per scrivere Dylan è molto ben descritto dalle parole di Recchioni
http://prontoallaresa.blogspot.com/2008 ... dylan.html