Cravenroad7

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# 267 - Cose dell'altro mondo
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MessaggioInviato: sab dic 13, 2008 2:21 pm 
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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by rimatt</i>
<br />[...]quel che ne esce è quindi un albo che ricorda Sclavi ma, al tempo stesso, è privo dell'autenticità delle storie sclaviane (non solo dei capolavori), e appare inevitabilmehte derivativo, poco originale, prevedibile; riduce la folle, surreale genialità delle sceneggiature sclaviane a schema, a prevedibile successione di eventi che non riesce mai a sorprendere davvero (<b>e questo, a ben vedere, si può dire anche delle ultime sceneggiature di Sclavi</b>).
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

Per me questa frase è molto importante perchè, come ho già detto, dovrebbe indurci a cercare le cause del decadimento qualitativo delle storie non solo nel demerito degli autori, ma anche altrove. Insomma, se anche Sclavi non scrive più da Sclavi...


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MessaggioInviato: sab dic 13, 2008 2:52 pm 
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Iscritto il: mer set 28, 2005 11:37 am
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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by V.M.</i>
<br />Invece ogni singola sequenza di "Cose dell'altro mondo" ha una precisa funzione e nasconde un messaggio dell'autore, tutti i personaggi (persino le comparse) sono caratterizzati ottimamente anche con poche battute. Non mi sembra proprio che Di Gregorio abbia scritto vignette a casaccio, anzi, il finale (unico punto debole dell'albo) dà un senso a quei pochissimi passaggi che a prima lettura sembravano privi di giustificazione (la signora che parla delle e-mail, il momento in cui nel pub tutto si ferma, le sparizioni improvvise).
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

E? vero, senza voler togliere meriti al discreto lavoro fatto, tutto sembra avere una sua logica alla fine, dando la netta impressione di essere costruito a tavolino, che e? quanto di meno sclaviano ci possa essere.
Sclavi scrive(va) legando una visione all?altra, senza sapere dove andare a parare e infatti col tempo venendo meno la miglior ispirazione, taluni albi sono risultati a dir poco incerti (vedi il 250, ma anche in maniera diversa <i>Il Progetto</i>), invece Di Gregorio sembra essere partito dalla soluzione finale per aggiungerci la sclaveggiata, che pare fin troppo programmatica(anche se qualunque sclaveggiata forse lo e?), questo fa storcere un po' il naso.


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MessaggioInviato: sab dic 13, 2008 3:21 pm 
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mah definire programmatica una delle storie piu' non sense degli ultimi tempi è fargli un complimento. Si , perchè il pericolo era mettere delle scenette senza senso in una storia strampalata , invece il fatto che abbia un senso programmatico la rende efficace.


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MessaggioInviato: sab dic 13, 2008 5:39 pm 
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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by MisterRaven</i>
<br />(aspetterò il post in cui spieghi cosa ci sia di positivo nell'albo per avere una risposta)<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">Non so se ti riferisci solo a the Imp o anche a tutti gli altri, ma io quel post l'ho scritto qualche giorno fa [:D]. In quello stesso post indicavo una serie di pregi dell'albo che non hanno niente a che vedere con la debolissima sorpresa finale.
Comunque ammetto che molte delle critiche che muovi nel tuo ultimo post sono fondate_

EDIT: sono d'accordo con MisterRaven, rimatt e Tyler sul discorso relativo alla mancanza di spontaneità: le storie di Sclavi si sviluppavano pagina dopo pagina, quelle di Di Gregorio purtroppo sono costruite attorno ad una (spesso banale) sorpresa finale. Resta il fatto che, nonostante la debolezza dei soggetti, il modo di sceneggiare digregoriano è IMO del tutto soddisfacente_


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MessaggioInviato: sab dic 13, 2008 6:14 pm 
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Ah, V.M. deve essermi sfuggito.
Lo recupererò e commenterò un'altra volta.


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MessaggioInviato: dom dic 14, 2008 5:20 pm 
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SPOILER
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by V.M.</i>
Così quelle che in apparenza sembrano sequenze ?leggere? in realtà non lo sono: Di Gregorio critica l?incompetenza di certi poliziotti, mostra le difficili condizioni economiche di alcuni lavoratori, ha pietà di chi vive più tempo sulla Rete che nel mondo reale.
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">
Scusa, ma dove le hai trovate certe cose???
A te sembra che Di Gregorio voglia criticare l'incompetenza dei poliziotti? A me sembra proprio di no! Quei due sono troppo esageratamnte incompetenti per poter essere utilizzati come strumenti di critica. Sono semplicemente un siparietto comico, non c'è un attacco alla forze dell'ordine. Cioè, uno dei due è persino un lupo mannaro!Secondo il tuo ragionamento, dovrei dire che è una metafora per rappresentare la bestialità di alcuni agenti di polizia??? Sul serio???
"Le difficili condizioni economiche di alcuni lavoratori", io non ho visto nemmeno quello. C'è soltanto un macellaio che si lamenta di aver speso tempo e denaro per aprire il negozio e vederselo buttare giù dagli alieni. Anche questa sarebbe una critica sociale? Si può dire che c'è ironia, ma non che ci sia la critica o che siano rappresentati in questo modo "i problemi dei lavoratori".
E ancora: "ha pietà di chi vive più tempo sulla Rete che nel mondo reale". Io questa pietà non l'ho vista per niente. Tanto più che la rete e l'idea della realtà virtuale vengono inserite solo come mezzo per arrivare ad una morale di stampo filosofico, di certo non una critica a chi passa troppo tempo in rete, immerso in avatar virtuali. Anzi, a ben vedere c'è una sorta di leggittimazione dell'utilizzo della realtà virtuale perché si dice "reale è quello che la maggior parte di noi definisce tale...", come dire "se c'è tanta gente che ritiene reale Second Life, allora Second Life è reale". Dove sarebbe la pietà?
Io non riesco a vedere nessuno di questi tre elementi che tu hai notato. Scrivi sotto spoiler i passaggi che ti hanno fatto pensare questo, perché non riesco veramente a spiegarmelo.
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">
Il dialogo nello studio dello psicologo affronta le stesse tematiche che Sclavi trattava in ?Ucronìa? e le sconfortanti riflessioni del paziente sono sulla stessa lunghezza d?onda di quelle del vecchio Paddy de ?L?assassino è tra noi?. Ma il medesimo disagio esistenziale qui ha anche un?altra possibile causa: l?eccessiva informatizzazione delle nostre vite, l?alienazione di chi sostituisce la vita reale con un lo schermo di un pc.
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">
Questo, come ho già detto, è un discorso che affonda le radici anche prima che Dylan nascesse. L'idea del reale in quanto nostra percezione, anziché realtà vera e propria, era già teorizzata da alcuni filosofi greci(Pitagora soprattutto). Prima dici che non sarebbe stato possibile scrivere questa storia anni fa, ma non è vero. Si può scrivere lo stesso, basta sostituire ad esempio internet o la simulazione di vita online, con i personaggi e la storia di un libro. I libri, il teatro, la finzione in generale sono i primi esempi di "realtà virtuale", l'unica differenza è che ora è più facile rendersi conto di quanto questo discorso sia potente. In un certo senso, Di Gregorio si è persino trovato la strada in discesa nello scrivere questa storia, visto che può prendere tranquillamente spunto da quello che ci circonda. E' stato molto più facile per lui che per Sclavi. Quello che scrivi, secondo me, è un elogio a Sclavi, non a Di Gregorio.
Siamo sempre lì: niente di nuovo sotto il sole. Niente di così sconvolgente o rivoluzionario.
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">
La sceneggiatura è esemplare, tant?è che a Di Gregorio sono sufficienti un paio di balloon per dare spessore ad ogni singolo personaggio. Il ritmo è altissimo, ogni battuta è al proprio posto, Casertano è più in forma che mai. Persino la fiacca spiegazione finale permette, in seconda lettura, di capire il perché di molte delle stranezze viste da Dylan.
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">
Questa è più una considerazione tecnica e visto che non me ne intendo non posso esprimere il mio parere al riguardo. Comunque, non mi pare che i personaggi abbiano questo eccezionale "spessore" che dici te.
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">
E poi ci sono altri brillantissimi passaggi che sarebbe ingiusto non menzionare: l?attacco alieno iniziale, l?incontro fra Dylan e la prosperosa cliente del pub, il tentato suicidio, la donna morta otto volte, il dialogo fra l?architetto e l?imprenditore, lo splatter di pagina 79.
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">
Cosa ci hai trovato di bello in questi passaggi?


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MessaggioInviato: dom dic 14, 2008 7:57 pm 
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sono abbastanza d'accordo con MisterRaven , in questa storia non ho trovato molta critica sociale , ma molta ironia nascosta dietro ad una miseria sociale, per questo da subito grazie anche ai disegni di Casertano l'ho associata ad una storia Alan Fordiana , ed in Dylan Dog è una novità , diciamo che si discosta dallo Sclavi anche se affronta le stesse tematiche.


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MessaggioInviato: dom dic 14, 2008 8:31 pm 
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SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER

<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by MisterRaven</i>
<br />A te sembra che Di Gregorio voglia criticare l'incompetenza dei poliziotti? A me sembra proprio di no! Quei due sono troppo esageratamnte incompetenti per poter essere utilizzati come strumenti di critica<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">Infatti si tratta di una caricatura dei poliziotti, l'esagerazione e l'ironia sono volute. E' ovvio che la sequenza non è credibile, neppure le imitazioni della Guzzanti lo sono. Però sempre di critica si tratta.
So che il confronto con ?Ascensore per l?inferno? non lo hai tirato in ballo tu, però di quell?albo ricordo il passaggio nel quale tre mostri spuntati dal nulla dicevano: ?Noi non moriamo mai?noi siamo?la classe dirigente!!!?. Beh, per me è quello un esempio di critica goffa e poco riuscita (sempre inserita in un contesto surreale), non certo la gag digregoriana dei poliziotti.
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by MisterRaven</i>
<br />"Le difficili condizioni economiche di alcuni lavoratori", io non ho visto nemmeno quello. C'è soltanto un macellaio che si lamenta di aver speso tempo e denaro per aprire il negozio e vederselo buttare giù dagli alieni. Anche questa sarebbe una critica sociale? Si può dire che c'è ironia, ma non che ci sia la critica o che siano rappresentati in questo modo "i problemi dei lavoratori".<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">Critica sociale forse no (probabilmente ho un po' esagerato [;)] ), però a pagina 5 il macellaio si lamenta con l'amico perché a suo parere i piccoli imprenditori non godono della stessa stabilità dei dipendenti pubblici; a pagina 9 il negoziante riflette sul fatto che nel 2008 ci sono sempre meno giradischi da riparare; a pagina 21 scopriamo che quel negozio è stato sostituito da una macelleria a causa della crisi economica. Il bello di alcuni di questi passaggi è che il loro estremo realismo fa a pugni con le situazioni fantasiose che i personaggi affrontano come se niente fosse: il macellaio di pagina 5 di fronte ad un attaco alieno non urla per lo spavento, ma si limita ad imprecare contro l'astronave lamentandosi per i danni economici che dovrà subire. E? questa la surrealtà: una miscela di reale e assurdo che i personaggi affrontano come se si trattasse della normalità, e che il lettore è chiamato a fruire con distacco e senza alcuna immedesimazione.
Il surreale non lo ha certo inventato Sclavi. Può piacerti o non piacerti (a me piace), puoi considerarlo un elemento fondamentale di Dylan (per me lo è) oppure una fra le tante caratteristiche della testata. Resta il fatto che Di Gregorio lo utilizza con cognizione di causa e con fedeltà rispetto al modello di Sclavi (il che per me è un pregio, l?ho scritto nei miei post precedenti quando ho richiamato Chiaverotti).
L?unico limite dell?autore di ?Cose dell?altro mondo? è (e qui sono d?accordo con te) la pretesa, nel finale, di dare una spiegazione logica ad avvenimenti che, proprio in quanto surreali, dovevano restare illogici, assurdi. Però, in fin dei conti, le ultime pagine non intaccano quanto di buono si era letto in quelle precedenti, non rovinano l?atmosfera di follia dylaniata che fino ad un minuto prima avevamo respirato. Mi rendo conto, però, che impediscono all?albo di venire accostato ai migliori (e sottolineo ?migliori?) Dylan surreali di Sclavi.
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by MisterRaven</i>
<br />E ancora: "ha pietà di chi vive più tempo sulla Rete che nel mondo reale". Io questa pietà non l'ho vista per niente. (...) Anzi, a ben vedere c'è una sorta di leggittimazione dell'utilizzo della realtà virtuale perché si dice "reale è quello che la maggior parte di noi definisce tale...", come dire "se c'è tanta gente che ritiene reale Second Life, allora Second Life è reale". Dove sarebbe la pietà?<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">E tutto questo non ti sembra già di per sé triste? [:0] Il protagonista non è più in grado di separare il virtuale dal reale, cade in una crisi esistenziale, va in cura da uno psicologo, arriva a tentare il suicidio e, alla fine, viene persino ammazzato da una "creatura" virtuale. Dove sarebbe la "legittimazione" della quale parli? Nei deliri di un povero alienato che per colpa dei computer ha perso prima la lucidità e poi la vita? Al limite la chiave di lettura dell'albo potrebbe darla Dylan quando a pagina 92 dice, a proposito del mondo virtuale: "Ma è un mondo che non esiste! Prima o poi bisogna tornare alla dura realtà!". O il vecchio negoziante di dischi a pagina 10: ?Giovani! Vivono in un altro mondo! O forse siamo noi a viverci. Ancora un poco e ci sostituiranno con i loro computer??.
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by MisterRaven</i>
<br />L'idea del reale in quanto nostra percezione, anziché realtà vera e propria, era già teorizzata da alcuni filosofi greci(Pitagora soprattutto). Prima dici che non sarebbe stato possibile scrivere questa storia anni fa, ma non è vero. Si può scrivere lo stesso, basta sostituire ad esempio internet o la simulazione di vita online, con i personaggi e la storia di un libro. I libri, il teatro, la finzione in generale sono i primi esempi di "realtà virtuale", l'unica differenza è che ora è più facile rendersi conto di quanto questo discorso sia potente.<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">Beh, è chiaro che quelle idee non le hanno certo inventate gli sceneggiatori di Dylan. Ed è altrettanto chiaro che "Cose dell'altro mondo" non è una storia originale. Nel mio commento ho voluto semplicemente elogiare Di Gregorio per aver recuperato non solo lo stile di Sclavi, ma anche alcune delle tematiche che Tiziano trattava (la noia esistenziale), trasportandole in un contesto "contemporaneo" ("Second Life" e i simulatori di vita). Solo in questo senso parlavo di tradizione (cioè fedeltà al modello di Sclavi) e di innovazione (non in assoluto, ma semplicemente rispetto al Dylan originario), per cui non credo che le nostre rispettive posizioni siano inconciliabili.
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by MisterRaven</i>
<br />Questa è più una considerazione tecnica e visto che non me ne intendo non posso esprimere il mio parere al riguardo.<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">A giudicare dai tuoi post non sembra proprio che tu non te ne intenda, anzi, hai fatto molte osservazioni che mi hanno spinto a riflettere e che ho trovato molto interessanti. E comunque la mia non era una considerazione "tecnica", era semplicemente il parere di un collezionista che confronta i Dylan Dog che legge.
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by MisterRaven</i>
<br />Cosa ci hai trovato di bello in questi passaggi?<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">In parte la risposta l'ho già data. Ci ho trovato ironia, surrealtà, dialoghi divertenti, ritmo, buona caratterizzazione delle comparse e, in alcuni casi (quelli ai quali ho fatto riferimento prima), persino un messaggio sottostante dell'autore; ci ho trovato un po' di Dylan Dog e un po' di Sclavi. Di questi tempi non è poco_


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MessaggioInviato: dom dic 14, 2008 9:12 pm 
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Iscritto il: mer apr 02, 2008 5:37 pm
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Mah, guarda V.M., abbiamo inteso l'albo in due modi completamente differenti. Forse non mi sono soffermato tanto a pensare ai contenuti di quelle scene, ma anche adesso non mi sembrano delle critiche così efficaci. A dir la verità più che inefficaci mi sembrano un po' tirate per i capelli, non ci si addentra nell'argomento della critica, lo si sfiora e basta. Per me è come un ipotetico dialogo in cui uno dice "c'è un buco nel secchio" e l'altro scoreggia, non la trovo una critica verso i fabbricanti di secchi. Comunque ammetto che potrei sbagliarmi e la critica potrebbe essere vera, io, forse perché trascinato più dalla domanda "dove vorranno andare a parare?"(risolta già da pagina 9 in realtà, ma speravo che ci fosse qualcosa di più), non mi sono soffermato su determinate cose. Resto comunque della mia idea che l'albo è fondamentalmente brutto. Passi per l'ironia e per il fatto che ripropone nell'ennesima salsa un concetto ormai abusato, ma non riesco a trovarci la critica che vedi tu e sarebbe anche superfluo argomentare il perché, visto che sarebbero comunque pareri soggettivi.

Per quanto riguarda quella scena di "Ascensore per l'Inferno", io personalmente ho gettato l'albo aperto sulla scrivania esclamando "Maccheccazz...".


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MessaggioInviato: dom dic 14, 2008 11:22 pm 
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Iscritto il: gio ott 26, 2006 8:53 pm
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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by MisterRaven</i>
<br />Resto comunque della mia idea che l'albo è fondamentalmente brutto. Passi per l'ironia e per il fatto che ripropone nell'ennesima salsa un concetto ormai abusato, ma non riesco a trovarci la critica che vedi tu e sarebbe anche superfluo argomentare il perché, visto che sarebbero comunque pareri soggettivi.<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">Ma certo, in fin dei conti i gusti personali incidono molto sulle nostre valutazioni. E comunque non è necessario che io convinca te o viceversa, quello che all'inizio ti chiedevo era solo lo scambio di argomentazioni. Lo scambio c'è stato, quindi direi che possiamo entrambi ritenerci soddisfatti [;)] _


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MessaggioInviato: lun dic 15, 2008 2:43 am 
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Iscritto il: sab ago 23, 2008 12:39 pm
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sono sostanzialmente d'accordo con V.M., diciamo che dò un 7 all'albo. più che altro perché tirando dignitosamente fino alla fine ha la sufficienza assicurata, e in più diversi elementi già citati mi son piaciuti abbastanza.
ok, non è un capolavoro, ma non è quanto pretendo da una serie. mi piacerebbe di più una stagione con dodici albi da 7 che una con 15 albi da 4 e una da 9.
quanto a "ascensore per l'inferno" - andando un attimo OT - devo dire che nella sua sostanza mi è piaciuto (giusto quella scena della classe dirigente no, troppo di cattivo gusto come modo di rappresentazione) anche per il senso di perdita che avevo durante la lettura


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MessaggioInviato: gio dic 18, 2008 1:00 am 
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Iscritto il: dom mar 18, 2007 9:10 pm
Messaggi: 892
Per me è un albo sufficientemente gradevole da intrattenere quella mezzora che serve a leggerlo.
Divertente anche perchè il finale è abbastanza originale e finalmente si sente l'impronta di una penna fresca come quella di Di Gregorio, esattamente ciò che mancava da un po' di tempo al nostro Dylan.

SPOILER SPOILERISSIMO

il riferimento a Second Life è evidente. Ma non mi è chiaro il messaggio di fondo. Cosa vuol dire l'autore? Che oggigiorno siamo tutti talmente abituati a vivere nel virtuale che stiamo perdendo l'aggancio col mondo reale?
O c'è qlcs di più in fondo?Mi sembra di non aver colto a fondo il tutto...

FINE

Il riferimento alla realtà come il frutto della nostra percezione è un argomento che sta tornando molto in voga ultimamente: credo che Di Gregorio sia un conoscitore di queste nuove teorie che prospettano la realtà non come ciò che è manifesto nella realtà fisica, ma anche e soprattutto come la somma di una serie di elementi non fisici o, come vengono definiti, "potenzialmente fisici", intesi filosoficamente in un rapporto da potenza ad atto (è possibile che diventino fisici se interviene una forma di intelligenza su di loro).

Mi limito a questo, altrimenti il pazzo squilibrato della storia sembro io [:D]

Disegni discreti, da Casertano ho visto di meglio.


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MessaggioInviato: gio dic 18, 2008 1:18 am 
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Iscritto il: sab ago 23, 2008 12:39 pm
Messaggi: 2168
un mio contatto di messenger mi ha fatto notare una citazione nascosta da parte dell'autore.
in sostanza un assassino agghindato da charlot compare anche nel vecchio libro "i misteri di mystère" il cui autore è un certo tiziano sclavi...


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MessaggioInviato: gio dic 18, 2008 7:12 pm 
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Iscritto il: dom ott 29, 2006 4:00 am
Messaggi: 829
C'è anche una vecchissima storia gialla a fumetti di Claudio Nizzi (per "Il Giornalino", non per Bonelli) che ruota interamente attorno a un rapinatore mascherato da Charlot.

Chi è stato il primo a cominciare?


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MessaggioInviato: ven dic 19, 2008 12:09 am 
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Iscritto il: sab ago 23, 2008 12:39 pm
Messaggi: 2168
non è che charlot in qualche film ha interpretato un criminale truccato da se stesso???
a me viene in mente monsieur verdoux (bel film citato in un bell'albo di dylan dog e anzi anche più di uno). ma quello è di chaplin, non di charlot.


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