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SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER
<b>LA STATUA DI CARNE</b>
Storia dopo storia emergono sempre più chiaramente i pregi e i difetti di Enna. Fra i primi vanno riconosciute la buona penna e la capacità di creare atmosfera: anche ne ?La statua di carne? il riempimento di ogni singolo balloon sembra frutto di un?accurata scelta di vocaboli, le sequenze della trama sono ordinate in modo sapiente e funzionale alla narrazione, la location principale (il cimitero) pare staccarsi dalle pagine e prendere vita (ma qui il merito è anche di Mari).
Sull?altro piatto della bilancia, però, Enna (quanto meno su Dylan Dog) continua a dare l?impressione di non avere niente da raccontare: le sue storie sono estremamente fredde, non comunicano alcun messaggio al lettore, a volte si limitano ad intontirlo con frasi poetiche e paroloni. ?La statua di carne? è un giallo ben scritto, ma poco innovativo e dall?esito prevedibile (prima i sospetti sono orientati sugli scultori, poi viene fuori lo psicopatico di turno). E anche qui, come sempre, quel che Enna sembra dare in termini di atmosfera, poi lo riprende con gli interessi a causa dell?estrema pesantezza del suo raccontare: l?ironia a volte c?è (buonissime le battute con cambio di scena come quella a pagina 42), ma prevale un realismo serioso e a tratti insopportabile. Ciò che più dispiace è che la pesantezza di cui sopra non deriva dall?approfondimento psicologico (come a volte accadeva con la Barbato), ma dalla ridondanza di dialoghi e didascalie, dallo scarso interesse suscitato dal soggetto. Insomma, per emergere dalla mediocrità servirebbero più idee e meno parole.
<b>CALL CENTER</b>
Si tratta della migliore prova di Gualdoni, peccato che i troppi indizi disseminati già nelle prime pagine abbiano portato molti lettori ad intuire in anticipo la sorpresa conclusiva (che resta comunque dylaniata e divertente). Il soggetto e la sceneggiatura sono incalzanti e adeguati alla lunghezza della storia: accompagnate da una buona dose d?ironia, le due vicende principali (il call center e il killer degli autostoppisti) camminano parallelamente fino ad intrecciarsi nel finale.
Voltolini ha un tratto chiaro, ma poco personale e a volte impreciso.
<b>LA FORESTA PERDUTA</b>
Una storia d?avventura con venature fantasy. Come lettori dylaniati è difficile non storcere il naso, si potrebbe persino lamentare uno ?sputtanamento? del personaggio. Eppure leggere ?La foresta perduta? subito dopo ?La statua di carne? è come respirare l?aria fresca di un bosco dopo aver trascorso mezz?ora in ospedale: Faraci su Dylan Dog sarà anche fuori posto (il sottoscritto ha tanto amato ?I peccatori di Hellborn? e ?Piovuto dal cielo?, quanto detestato ?Un mondo sconosciuto?, ?Demon blob? e ?L?accalappiasogni?), ma bisogna riconoscerne il linguaggio semplice ed efficace, nonché la capacità di scrivere storie leggere, scorrevoli, con dialoghi veloci e spesso divertenti. Nulla de ?La foresta perduta? è credibile (lo si nota già dall?inizio con la strampalata dichiarazione di intenti di Herbert), ma il Groucho che fa ridere (ottima la gag dell?accendino), la tresca amorosa fra Dylan e Tania, i continui litigi dei tre cattivi e il finale meno retorico del previsto si fanno leggere con piacere. Purché ovviamente ci si avvicini all?ultima prova di Faraci con aspettative sufficientemente basse e purché si dimentichi che si tratta di un Dylan Dog.
<b>UNO, NESSUNO E CENTOMILA</b>
Dulcis in fundo: in questo Dylandogone è proprio il caso di dirlo. Di Gregorio confonde e stupisce con una storia che ha il sapore dei vecchi Dylan. La surrealtà dell?incipit è spiazzante, poi i volti dei personaggi si scambiano e il lettore perde la bussola, ma resta incollato alle pagine grazie al frenetico susseguirsi degli eventi. Il ?ritorno? di Rowena è sensazionale, così come il passaggio dalla finzione alla realtà (con il lancio della pistola da parte di Groucho).
Il metafumetto è un ottimo espediente per ridare freschezza a Dylan, l?importante è che Di Gregorio stia attento a non abusarne, altrimenti ciò che ora è sorprendente ben presto diventerebbe prevedibile_
V.M. (vietato ai minori)
V.M. -dal 1986-
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