<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by rimatt</i>
uno come Sclavi (giusto per tirare in ballo un grosso nome) riusciva a scrivere dialoghi ugualmente brillanti ma a farli suonare naturali; Recchioni ancora non ce la fa.
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Quoto e mi aggancio solamente ai nomi in questo esempio per dare spago al mio precedente discorso. Anche perché Rimatt si è concentrato specificatamente sui dialoghi.
Perdonatemi la metafora calcistica (io che manco so spiegare il fuorigioco):
Sclavi è un fuoriclasse.
Ha dei guizzi artistici irragiungibili, gioca di pancia, fino a sfinirsi emotivamente, sfrutta la sua scintilla di creatività fino all'esaurimento (nervoso?). Poi resta in panchina per anni.
Recchioni è un mediano.
Porta avanti con metodo la partita, misurando le forze e slanci di creatiivà. Gioca ininterrottamente da 15 anni, migliorandosi nel tempo, acquisendo esperienza, tecnica e concretezza. Ha maturato un certo distacco dal campo, le sue giocate sono immediatamente riconoscibili, pianificate e portano sempre a casa il risultato.
Il problema in Italia è che molti scrittori di fumetti si credono "artisti", quando, per dirla alla Berardi, lo sceneggiatore di un prodotto seriale (non ho scelto a caso queste parole!) dovrebbe prima di tutto imparare ad essere un bravo artigiano. In grado di garantire all'editore una qualità medio-alta, ottenuta con una certa disciplina e affidandosi a regole proprie (o mutuate), ma di comprovata efficacia.
In sintesi.
Preferisco uno scrittore da 100 storie buone. Che uno scrittore da una sola storia ottima e 99 storie inclassificabili.
Il primo è una garanzia. Il secondo una roulette russa.
Ed io con l'età tendo alla prudenza preventiva.
A.
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http://dallacantina.blogspot.com