Dal sito Bonelli una breve intervista all'esordiente Bilotta (sulle pagine del 16? dylandogone):
http://www.sergiobonellieditore.com/new ... _news.html
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è uscita da pochi giorni, all'interno del sedicesimo Albo Gigante, la prima storia di Dylan Dog scritta da Alessandro Bilotta, giovane sceneggiatore (è nato il 17 agosto del 1977) con alle spalle una già ricca carriera nel mondo delle nuvole parlanti. Bilotta esordisce nel 2001 con la casa editrice Montego, per la quale scrive "Povero Pinocchio", per i disegni di Emiliano Mammucari (poi nello staff di disegnatori di Napoleone), "Il dono nero" sempre con Mammucari e Andrea Borgioli (oggi nello staff di Dix, il nuovo personaggio di Carlo Ambrosini). In seguito, realizza, in coppia con il disegnatore Carmine Di Giandomenico, il personaggio di "Giulio Maraviglia, Inventore". Sempre con Di Giandomenico crea, più tardi, la serie intitolata "La Dottrina" (edita da Magic Press), che gli vale, nel 2006, il prestigioso premio Micheluzzi come miglior sceneggiatore. Successivamente, lo sceneggiatore romano approda in Francia, dove in breve tempo pubblica tre serie a fumetti con altrettante importanti case editrici: "Daisuke et le Géant" (Daisuke e il Gigante) su matite di Alberto Pagliaro per la Delcourt, "La Landes des Aviateurs" (La Landa degli Aviatori) con Carmine di Giandomenico per Les Humanoides Assocìes e, infine, "Romano", anche questo in coppia con il medesimo disegnatore, ma pubblicato da Vents d'Ouest/Glénat. Pur proseguendo la sua attività di autore indipendente, Bilotta ha trovato il tempo di dedicarsi anche all'Indagatore dell'Incubo, perciò ci è parso doveroso rivolgergli qualche domanda riguardo questa nuova esperienza.
<b>Abbiamo parlato del tuo esordio professionale nel 2001 con la Montego, ma sappiamo che, già prima, appena diciannovenne, avevi provato a collaborare con la nostra Casa editrice. Ci racconti qualcosa di questa tua esperienza?</b>
è iniziata con l'episodio doppio di Martin Mystère "Gli uomini del blues", albi 261 e 262, in cui ho lavorato al soggetto con La Neve e Santarelli. Poi ho scritto interamente il numero 265, "Le pietre di Carnac". Devo molto ad Alfredo Castelli, è stato il primo a credere in me solo sulla base di quello che avevo scritto per Martin Mystére, il mio curriculum allora non indicava altro che una scena muta all?esame di maturità. è colpa del Buon Vecchio Zio Alfredo se, in un modo o nell?altro, ho proseguito per questa strada.
Un lettore mi ha fatto notare come le storie che scrivevo in quel periodo raccontassero sempre di personaggi che rinunciano a cercare un dialogo con la società e preferiscono allontanarsene in modo drastico. Come succede in "Povero Pinocchio" e "Il dono nero". Ho sceneggiato "Le pietre di Carnac" poco prima di questi racconti e mi accorgo che anche lì si ritrova questa tematica.
<b>A quali autori ti ispiri nel tuo modo di scrivere o a chi ti senti più vicino, per mentalità o approccio al lavoro?</b>
Da bambino sono rimasto davvero molto segnato dalle storie di Dylan Dog di Tiziano Sclavi. E ricordo che era un?esperienza che condividevo con molti dei miei coetanei. Sclavi ha portato nel fumetto temi che non erano mai stati trattati con quella profondità. Il senso della vita, della morte, la solitudine e un sarcasmo particolare con cui filosofeggiava sull?esistenza. Per un ragazzo, quelle storie erano un punto d?incontro in cui discutere di cose di cui non si parlava altrove. In seguito, Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo sono stati determinanti nel mio modo di vedere i fumetti. Loro hanno dimostrato che non ci sono solo eroi, ma anche piccoli protagonisti, meno eclatanti, ma proprio per questo più reali, che hanno qualcosa di più da raccontare sulla condizione umana. Storie e disegni tendevano a privilegiare gli stati d?animo dei personaggi e sembravano un tutt?uno, come se a realizzarle fosse un solo autore. Di Berardi e Milazzo, oltre ovviamente a essere affezionato a Ken Parker, amo moltissimo "Tom?s Bar" e "Marvin il detective".
Oggi mi sento molto vicino a Gianfranco Manfredi. Mi appassiona il suo modo di raccontare diretto e senza fronzoli, nello stile di Gianluigi Bonelli, fortemente concentrato su personaggi che vanno fino al fondo di loro stessi. Manfredi porta con sé la cultura del romanzo, costruisce trame ad ampio respiro, lasciando il lettore con il desiderio di avventurarsi nel capitolo successivo, perché è tangibile la sensazione che i protagonisti vadano a rivelarsi man mano che procede la lettura.
<b>Vivi e lavori a Roma e alla "città eterna" crediamo tu debba essere molto legato, almeno a giudicare dal fatto che tutte le tue storie contengono riferimenti, più o meno diretti, a questo scenario. Ci racconti qualcosa in merito?</b>
Quando qualcuno vorrebbe scrivere e mi chiede da dove partire, io suggerisco di scrivere di ciò che si conosce. Forse è per questo che tutte le serie che ho creato sono ambientate a Roma. Credo che i suoi mille scenari e certe caratteristiche dei suoi abitanti abbiano avuto un grande condizionamento sul mio immaginario. è la città che conosco meglio ed essendoci nato e cresciuto forse ho anche imparato a leggere il mondo tramite di essa. Quindi c'è sempre un po' di Roma in ogni cosa che faccio.
<b>Sei un autore poliedrico e, nonostante la tua giovane età, sappiamo che il fumetto non è l'unico ambito dell'immaginario nel quale sei attivo. Ci parli anche delle tue esperienze nel campo della letteratura tradizionale e dell'animazione?</b>
Senza esagerare potrei dire che la letteratura per me è una ragione di vita. La studio da quando sono ragazzo, le dedico molto tempo e quando posso partecipo con qualche racconto e poesia ad alcune riviste letterarie. Un paio di anni fa ho collaborato all?organizzazione di Mediterranea, un festival di poesia molto importante a Roma, in cui siamo riusciti a coinvolgere anche il premio nobel Gao Xingjian.
Negli ultimi tempi ho lavorato come sceneggiatore e story editor al lungometraggio delle Winx, le fatine ?da record? create da Iginio Straffi. Ora sto lavorando sulla sceneggiatura del loro secondo film, che è già in preproduzione. Sono progetti importantissimi per l'animazione italiana, perchè per la prima volta vengono realizzati lungometraggi animati ad alto budget.
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Dagli occhi vermigli grondano oramai
lacrime sanguigne, per tetri calamai.