<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by Waits</i>
<br />Dunque, dunque dunque.
Non del tutto riuscito, ma il miglior albo da molti mesi a questa parte, anche se per quanto mi riguarda la cosa vuol dire ben poco.
Iniziamo da cosa mi è piaciuto: Mari. Che ci fornisce la sua prova più normale e forse "normalizzata", ma resta un disegnatore superlativo, capace di rendere inquietante il semplice profilo di un prato, l'erba mossa dal vento, gli alberi contro il cielo. Grotteschi eppure realistici e quotidiani i suoi personaggi. E poi il suo splendido Dylan, allampanato e con un che di fascino decadente, da personaggio alla Poe; il Dylan migliore, due dita sopra i migliori (Casertano, Roi, Stano).
Mi è piaciuto leggere una storia finalmente dalle atmosfere horror, con diverse scene finalmente inquietanti, con un Dylan che finalmente ragiona, parla, si muove, agisce e subisce da Dylan.
Difendo con i denti la bontà del finale: le ultime quattro pagine sono Dylan, il VERO Dylan, al 100%... buonismo? pistolotto? ma stiamo scherzando? Dopo mesi afflitti da finali conditi da banalità sconcertanti (Upyr), vaccate belle e buone (Lontana galassia), ridicoli pirla che marciano verso il futuro con lo skate (Casper), dialoghi indegni dei Baci Perugina (Moonlight) e considerazioni rassicuranti che sono la negazione stessa dell'horror (Incendiario), non mi si può parlare male di questo finale. Un finale finalmente non riconciliante, finalmente <i>morale</i> (non moralista!) e finalmente onirico come Sclavi comanda!
Mah, temo che non siano solo molti autori ad aver dimenticato cosa era e cosa dovrebbe essere Dylan...
<b>SPOILER</b>
<font color="teal">Questione <i>vivisezione</i>: ricorderei che "Goblin" è un albo di esattamente diciotto (18!) anni fa. Se un autore dopo diciotto (18!) anni non è libero di rispolverare un tema e un argomento (tra l'altro per scrivere una storia a me ha ricordato molto di più "La rivolta delle macchine" o "L'orrenda invasione"), non lamentiamoci se poi non sanno che pesci pigliare e scrivono storie di cacca.
L'originalità degli spunti è l'ultimo dei problemi del Dylan attuale. </font id="teal"> <b>FINE SPOILER</b>
Inizialmente mi ha irritato l'incongruenza bella e buona che nessuno dei personaggi avesse un telefonino. Ma poi ho pensato che forse è un omaggio ai classici horror voluto da Medda, che infatti sottolinea la cosa fin da una delle prime battute di Dylan. Okey omaggio "ricevuto"!
Altre cose mi hanno lasciato perplesso.
Vero, Groucho è tornato ad essere il personaggio Groucho e non più solo una macchietta da liquidare il più in fretta possibile, però non mi è piaciuto sorprenderlo in più di un momento a pensare "normale" e in un paio di occasioni addirittura vederlo rinunciare alla battuta. Non può bastare un Dylan allettato per far tacere la sua follia!
Mi è piaciuta la sequenza onirica. Non granché originale, ma ben resa da Mari. Ma ho detestato quelle pagine nere (per quanto sia un effetto grafico che in genere mi piace)! Una volta la confusione tra realtà e il sogno era uno dei cardini della serie, adesso praticamente te lo urlano in faccia che "è solo un sogno!". Bah!
E ora veniamo all'unica nota per me seriamente dolente: ancora più che nelle sue ultime storie si accentua la tendenza di Medda a sceneggiatura eccessivamente lineari e fin troppo parlate. La storia scivola via bene, ma scivola davvero troppo liscia e prevedibile, anche un po' lenta. Non c'è davvero nulla che non vada come deve andare, muore chi deve morire ed è abolito anche il minimo colpo di scena. Avendo scelto stavolta un bersaglio odioso ma "politicamente corretto", non potendo quindi <i>provocare</i>, mi pare si riveli in Medda quel senso di stanchezza e disillusione professionale che, secondo me, cova sotto le sue storie da un po' di tempo. Per ora si salva con il suo grande mestiere, ma non vorrei che dopo Sclavi e la Barbato, Dylan Dog si rivelasse ancora una volta serie difficile e arcigna per i suoi autori migliori (e lo dico anche con un po' di irritazione: troppe menate si fanno questi sceneggiatori di fumetti, gli ci vorrebbero cinquant'anni in fabbrica come mia madre per ritrovare le giuste prospettive ? sia chiaro che è un discorso che vale anche per il sottoscritto).
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condivido ogni singola parola, considerazioni positive e negative, tutto.
Per chi sostiene che la linearità della storia non è un difetto... lo è quando la cosa, unita alla verbosità eccessiva, ha l'effetto di annoiare. e a tratti, all'inizio della storia, è proprio questo l'effetto
@ ema: "bella calligrafia" non si dice [:D]
ancora: come sarebbe che "La vita è una marcia. Prima una marcia trionfale, poi nuziale, poi funebre" è un concetto che conclude la terza faccia della medaglia?? [:0] mi sono perso qualcosa [?]
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