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#263 - La collina dei conigli
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MessaggioInviato: gio lug 31, 2008 10:45 am 
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Prima di tutto, mi autoquoto. Ho aperto il mio primo intervento con queste parole: "Si potrà discutere a lungo sulla bontà della storia in sé (del soggetto, in particolar modo, perché mi pare che alla sceneggiatura non si possano muovere grossi appunti), ma su una cosa dovremmo essere tutti d'accordo: <i>La collina dei conigli</i> è un albo di Dylan Dog". Non posso non notare, infatti, che gli appunti di Dario sono principalmente rivolti al modo in cui Medda scrive e sceneggia l'albo in questione, e non all'approccio nei confronti del personaggio (che è quello che mi fa stare con Joe Montero, quando dice che ormai a Dylan è rimasto solo Medda).

Medda è l'unico ad aver compreso il "meccanismo" che sta alla base del Dylan sclaviano, e lo usa allo stesso modo in cui l'usava il creatore: come (cito un intervento di Juan Galvez apparso in un altro forum) "<b>filtro della propria visione del mondo, come cassa di risonanza delle proprie ubbie, fisime, obiettivi, bagaglio culturale. Che naturalmente sono ben diversi da quelli di Sclavi, ed è per questo che il suo DD appare ed è diverso. Ma ne condivide la natura di "strumento" per rapportarsi alla realtà.</b>" E ancora: "<b>Medda per contro non scrive, è ovvio, Dylan Dog come Sclavi, ma ha compreso e metabolizzato la lezione di Sclavi, e la usa per scrivere proprie storie. Storie più ciniche e "fredde" di quelle di Sclavi, e ovviamente meno dylaniane. Ma che non solo rispettano il personaggio, ma lo aggiornano. A volte migliori e altre peggiori, questo mi sembra naturale.</b>"

Discorso fatto e affrontato più volte, di cui puntualmente non si tiene conto quando ci si trova a parlare di una nuova storia (magari anche bella e ben scritta, per carità). Ora, alla luce di quanto scritto sopra (e che io condivido senza riserve, virgole comprese), mi sembra evidente che <i>La collina dei conigli</i> <b>è</b> una storia di Dylan. Come mi pare evidente che le storie della Barbato <b>non</b> lo sono, né tantomeno quelle di De Nardo, Di Gregorio, Marzano. Che scrivono storie che non sono altro che storie, appunto, e spesso lo fanno anche senza tener conto della caratterizzazione dell'indagatore dell'incubo (che, in quanto personaggio seriale, rimane pur sempre codificato). Ora, vogliamo dire che quest'albo è un brutto albo di Dylan Dog? E sia (anche se non sono d'accordo, ovviamente)... Però si tratta pur sempre di un albo di Dylan, non del tizio in camicia rossa e giacca nera che negli ultimi tempi vediamo aggirarsi per Craven Road, 7.

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Ora non ho l'albo sottomano (l'ho prestato, in quanto ritenevo che meritasse di essere letto), e quindi non posso rispondere con cognizione di causa alle osservazione sparse di Dario. Però su questo passaggio posso comunque obiettare:

<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">arriva la spiegazione delle ultime pagine e ti accorgi (mi accorgo) che resta esattamente confinata nelle ultime pagine per ciò che è. Appunto, una SPIEGAZIONE: spiegazione del perché i conigli si comportano in un certo modo, ma dal punto di vista MORALE il tema della vivisezione è del tutto pretestuoso. E' lo scioglimento della vicenda, il modo in cui concludere la storia, non una riflessione sulla condizione umana, sulla società e sul mondo in cui viviamo<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

Eh? Certo che è una riflessione sulla condizione umana, sulla società e sul mondo in cui viviamo. Cos'altro è, sennò? Mi sembra chiaro come il tema della vivisezione sia il nucleo attorno al quale viene costruita l'intera vicenda: Medda vuole parlare di quanto sia una pratica disumana e profondamente "contronatura" (e le ultime pagine servono proprio a mostrarci come dovrebbero andare le cose: la buona convivenza con gli "altri" abitanti del pianeta - non solo i conigli, certo - dovrebbe essere naturale, automatica, acquisita. E invece si tratta solo di un'utopia), e quindi ci mostra una situazione che più anormale non potrebbe essere. Simbolicamente, prende gli esseri più pacifici e innocui del mondo e li trasforma in mostri, in creature spietate che distruggono indiscriminatamente tutto quello con cui si trovano in contatto. E, con il consueto cinismo, permette loro di portare a termine la propria vendetta (infatti, non capisco dove stia il buonismo). Come si fa a dire che dal punto di vista morale il tema delle vivisezione è pretestuoso? Non è una soluzione come un'altra, bensì l'unica soluzione possibile per una storia del genere.

E poi, scusate, ma la tiritera del "difendi quest'albo solo perché è di Medda" è noiosa e lascia il tempo che trova. Ci manca solo che inizi a leggere frasi del tipo: "Se quest'albo l'avesse scritto Ruju..."! Di recente, ho difeso anche l'operato di De Nardo, Masiero (e ora, a ripensarci, non sono sicuro che lo meritassero), Mignacco, autori di cui - in passato - non ho esitato a parlar male. Capita, però, che alcuni autori convincano quasi mai (Di Gregorio o l'ultimo Ruju), e altri - UN altro, a dire il vero -, per fortuna, quasi sempre (l'ultimo Medda, autore che peraltro, in passato, ha scritto cose che io stesso reputo non irresistibili, seppure dignitose). Speriamo in Recchioni (mah...).


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MessaggioInviato: gio lug 31, 2008 11:31 am 
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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by rimatt</i>
Medda è l'unico ad aver compreso il "meccanismo" che sta alla base del Dylan sclaviano, e lo usa allo stesso modo in cui l'usava il creatore: come (cito un intervento di Juan Galvez apparso in un altro forum) "<b>filtro della propria visione del mondo, come cassa di risonanza delle proprie ubbie, fisime, obiettivi, bagaglio culturale. Che naturalmente sono ben diversi da quelli di Sclavi, ed è per questo che il suo DD appare ed è diverso. Ma ne condivide la natura di "strumento" per rapportarsi alla realtà.</b>" E ancora: "<b>Medda per contro non scrive, è ovvio, Dylan Dog come Sclavi, ma ha compreso e metabolizzato la lezione di Sclavi, e la usa per scrivere proprie storie. Storie più ciniche e "fredde" di quelle di Sclavi, e ovviamente meno dylaniane. Ma che non solo rispettano il personaggio, ma lo aggiornano. A volte migliori e altre peggiori, questo mi sembra naturale.</b>"
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">
Vabbè, allora co sta scusa, il prossimo albo lo facciamo scrivere ai fratelli vanzina. così dylan invece di "giuda ballerino" dirà "doppia libidine" e passerà 90 pagine a sbavare e fare pernacchie. però sarà finalmente un vero albo di dylan dog, perchè i vanzina avranno filtrato la propria interiorità attraverso il personaggio dylan.[|)]

Comunque, a parte le cxxxate, a me non sembra che medda filtri se stesso e la propria visione del mondo nelle storie che scrive. anzi, mi lamento proprio perchè non lo fà. o meglio, quando lo fà, non la filtra!
(o forse sono io che non riesco a vedercelo, questo filtro)


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MessaggioInviato: gio lug 31, 2008 12:25 pm 
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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by rimatt</i>
<br />Prima di tutto, mi autoquoto. Ho aperto il mio primo intervento con queste parole: "Si potrà discutere a lungo sulla bontà della storia in sé (del soggetto, in particolar modo, perché mi pare che alla sceneggiatura non si possano muovere grossi appunti), ma su una cosa dovremmo essere tutti d'accordo: <i>La collina dei conigli</i> è un albo di Dylan Dog". Non posso non notare, infatti, che gli appunti di Dario sono principalmente rivolti al modo in cui Medda scrive e sceneggia l'albo in questione, e non all'approccio nei confronti del personaggio (che è quello che mi fa stare con Joe Montero, quando dice che ormai a Dylan è rimasto solo Medda).<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">Certo, perché noi due partiamo da presupposti diversi sul modo di intendere il personaggio di Dylan Dog: per te esiste un archetipo, che è quello di Sclavi, cui più o meno gli altri autori dovrebbero o meno adeguarsi per dire di scrivere Dylan Dog. Per me invece l'archetipo non esiste e i vari autori possono scrivere soltanto il loro Dylan Dog, soddisfacendo coordinate più o meno precise riguardanti il personaggio e con esiti più o meno felici (ed a volte certi autori riescono ad essere più dilandogiani quanto più contravvengono al modello di riferimento). Per questo a me non importa nulla di dire se questo è o non è il vero Dylan Dog, o se è o non è quello di Sclavi (e, ammesso che lo fosse, sarebbe comunque quello del peggior Sclavi, ribadisco): per me questo è UN Dylan Dog. La caratterizzazione del personaggio nella storia in questione è "corretta" (sempre appellandosi ad alcuni parametri predefiniti del personaggio), di questo te ne do atto, ma di certo non basta per fare di questo "dylan dog" IL Dylan Dog di Sclavi. Questo per quanto riguarda il personaggio. Per quanto riguarda Dylan Dog inteso come "questa è una storia alla Dylan Dog", anche di questo ti do atto, ma ancora, non mi importa, perchè resta comunque una (per me) brutta storia e pure scritta non proprio talentuosamente...<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Medda è l'unico ad aver compreso il "meccanismo" che sta alla base del Dylan sclaviano, e lo usa allo stesso modo in cui l'usava il creatore: come (cito un intervento di Juan Galvez apparso in un altro forum) "<b>filtro della propria visione del mondo, come cassa di risonanza delle proprie ubbie, fisime, obiettivi, bagaglio culturale. Che naturalmente sono ben diversi da quelli di Sclavi, ed è per questo che il suo DD appare ed è diverso. Ma ne condivide la natura di "strumento" per rapportarsi alla realtà.</b>" E ancora: "<b>Medda per contro non scrive, è ovvio, Dylan Dog come Sclavi, ma ha compreso e metabolizzato la lezione di Sclavi, e la usa per scrivere proprie storie. Storie più ciniche e "fredde" di quelle di Sclavi, e ovviamente meno dylaniane. Ma che non solo rispettano il personaggio, ma lo aggiornano. A volte migliori e altre peggiori, questo mi sembra naturale.</b>"<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">Sulla prima parte dell'intervento di Juan Galvez allora posso dirti che Barbato è molto più dylaniana di Medda, ma non di poco, anni-luce più dylaniana. Sulla seconda parte: sai qual è la differenza fondamentale fra Sclavi e Medda, quella che rende inconciliabile la loro interpretazione del personaggio e della testata?
Sclavi è empatico, ha un occhio lucido sulla realtà, disincantato ma partecipe. Medda invece è un censore, ha occhio altrettanto lucido e disincantato, ma non partecipe, di chi prende le distanze da quello che scrive, volendosi ergere (certe volte, non dico sempre) su un piano superiore a ciò che racconta: Medda ti dice ?eh già, quanto fa schifo il mondo in cui viviamo? e per questo può permettersi di farsi beffe dei personaggi ai margini, come il lettore di manga del Takurr o come gli attori ?corrotti? de ?La famiglia Milford?; Sclavi invece ti dice ?eh già, quanto fa schifo il mondo in cui viviamo, ma ogni giorno ci barcameniamo in tutti i modi possibili per non andare a fondo, perché in un modo o nell?altro siamo TUTTI sulla stessa barca?.<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Discorso fatto e affrontato più volte, di cui puntualmente non si tiene conto quando ci si trova a parlare di una nuova storia (magari anche bella e ben scritta, per carità). Ora, alla luce di quanto scritto sopra (e che io condivido senza riserve, virgole comprese), mi sembra evidente che <i>La collina dei conigli</i> <b>è</b> una storia di Dylan.<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">D?accordo, lo si è capito, ma non basta. E? una storia di Dylan (per me, di UN Dylan), ma tecnicamente non valida. Il Takurr dal punto di vista di sceneggiatura è un piccolo gioiello, qui invece ci sono buchi grossi come le fosse scavate dai conigli nella storia. Ti dico anche che, tecnicamente, ?L?incendiario? di De Nardo è scritta meglio, ma lì di ?atmosfera Dylan Dog? ne circolava davvero poca. Per questo bisogna sempre stare attenti ai due piani del rispetto del personaggio/testata Dylan Dog e a quello della buona scrittura: l?ultimo lavoro che secondo me ha gestito con saggezza entrambi i piani è stato la storia dell?almanacco di Mignacco, ?Appuntamento con il destino?.<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Come mi pare evidente che le storie della Barbato <b>non</b> lo sono, né tantomeno quelle di De Nardo, Di Gregorio, Marzano. Che scrivono storie che non sono altro che storie, appunto, e spesso lo fanno anche senza tener conto della caratterizzazione dell'indagatore dell'incubo (che, in quanto personaggio seriale, rimane pur sempre codificato).<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">Scusa, ma prima citi l?intervento di Juan Galvez (prima parte) e poi nell?elenco degli ?scribacchini? (non lo dico offensivamente, ma nel senso di chi scrive storie punto e basta) ci metti Barbato? Vero che stravolge le caratterizzazioni, ma in quanto a filtro della realtà?<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Ora, vogliamo dire che quest'albo è un brutto albo di Dylan Dog? E sia (anche se non sono d'accordo, ovviamente)... Però si tratta pur sempre di un albo di Dylan, non del tizio in camicia rossa e giacca nera che negli ultimi tempi vediamo aggirarsi per Craven Road, 7.<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">D?accordissimo.<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">SPOILER

Ora non ho l'albo sottomano (l'ho prestato, in quanto ritenevo che meritasse di essere letto), e quindi non posso rispondere con cognizione di causa alle osservazione sparse di Dario. Però su questo passaggio posso comunque obiettare:

<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">arriva la spiegazione delle ultime pagine e ti accorgi (mi accorgo) che resta esattamente confinata nelle ultime pagine per ciò che è. Appunto, una SPIEGAZIONE: spiegazione del perché i conigli si comportano in un certo modo, ma dal punto di vista MORALE il tema della vivisezione è del tutto pretestuoso. E' lo scioglimento della vicenda, il modo in cui concludere la storia, non una riflessione sulla condizione umana, sulla società e sul mondo in cui viviamo<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

Eh? Certo che è una riflessione sulla condizione umana, sulla società e sul mondo in cui viviamo. Cos'altro è, sennò? Mi sembra chiaro come il tema della vivisezione sia il nucleo attorno al quale viene costruita l'intera vicenda: Medda vuole parlare di quanto sia una pratica disumana e profondamente "contronatura" (e le ultime pagine servono proprio a mostrarci come dovrebbero andare le cose: la buona convivenza con gli "altri" abitanti del pianeta - non solo i conigli, certo - dovrebbe essere naturale, automatica, acquisita. E invece si tratta solo di un'utopia), e quindi ci mostra una situazione che più anormale non potrebbe essere. Simbolicamente, prende gli esseri più pacifici e innocui del mondo e li trasforma in mostri, in creature spietate che distruggono indiscriminatamente tutto quello con cui si trovano in contatto. E, con il consueto cinismo, permette loro di portare a termine la propria vendetta (infatti, non capisco dove stia il buonismo). Come si fa a dire che dal punto di vista morale il tema delle vivisezione è pretestuoso? Non è una soluzione come un'altra, bensì l'unica soluzione possibile per una storia del genere.<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">Appunto, è l?unica soluzione possibile per portare a termine una storia del genere. Se la ?morale? fosse veramente tale sarebbe universale e per parlare di vivisezione si potrebbe impiegare anche una scimmia impazzita di dolore e paura, o ancora per parlare di abusi, una scimmia lanciata nello spazio che viaggia fino ai limiti del cosmo e fa ritorno (le storie cui faccio riferimento potevano tranquillamente anche fare a meno della spiegazione vivisezionistica)? qui invece la soluzione era -obbligata-,
per questo dico che la ?morale? è scorretta: era l?unica strada percorribile per giustificare con un minimo di dignità la (scialba) storia, non un tema universale. Inoltre dov?è la riflessione sul mondo? Dopo il sogno si apprende cosa facevano i quattro uomini alla ditta farmaceutica e si capisce perché i conigli si coalizzano, perché Winston fa ritorno, che lui era il capo? ma dov?è la RIFLESSIONE sull?ORRORE della vivisezione? E la COMPARTECIPAZIONE? E la SOFFERENZA? Nelle quattro parole dette da Groucho: ?Non ho più battute, capo, altrimenti gliene darei una. Di quelle memorabili.?? O da Liz: ?Daniel? giuro che non ne sapevo niente di tutta questa storia!??
O magari mi dirai che è giusto nelle ultime tre pagine, dove si vede Dylan che mima gli effetti delle vivisezioni, con metalliche didascalie del tipo: ?Altre volte mi fanno così??, ?Altre volte mi fanno colì??, ?In un altro sogno invece??. O magari tiriamoci in ballo il sogno utopico di un mondo migliore con Dylan che balla con i coniglietti buoni dell?ultima pagina (alla Snoopy), perché lui si sente ?sempre più uguale a un animale e sempre meno simile a un uomo?, un sogno ?lontano dalla paura e dal dolore, dalla crudeltà senza senso di quegli esseri che si dicono ?umani? ?. Beh, non bastano queste quattro parole per dire: la ?morale? della storia è una critica mossa verso la vivisezione.<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">E poi, scusate, ma la tiritera del "difendi quest'albo solo perché è di Medda" è noiosa e lascia il tempo che trova. Ci manca solo che inizi a leggere frasi del tipo: "Se quest'albo l'avesse scritto Ruju..."<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote"> Non è né noiosa né lascia il tempo che trova, perché si sa che l?utente ragiona anche in base alle proprie simpatie. Non eri tu ad ammettere di essere stato prevenuto nei confronti de ?La collina dei conigli? fino a quando non si è saputo che la storia era di Medda? Sulla seconda cosa che scrivi ("Se quest'albo l'avesse scritto Ruju..."), beh, questa lascia davvero il tempo che trova?


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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by rimatt</i>
<br />Prima di tutto, mi autoquoto. Ho aperto il mio primo intervento con queste parole: "Si potrà discutere a lungo sulla bontà della storia in sé (del soggetto, in particolar modo, perché mi pare che alla sceneggiatura non si possano muovere grossi appunti), ma su una cosa dovremmo essere tutti d'accordo: <i>La collina dei conigli</i> è un albo di Dylan Dog". Non posso non notare, infatti, che gli appunti di Dario sono principalmente rivolti al modo in cui Medda scrive e sceneggia l'albo in questione, e non all'approccio nei confronti del personaggio (che è quello che mi fa stare con Joe Montero, quando dice che ormai a Dylan è rimasto solo Medda).

Medda è l'unico ad aver compreso il "meccanismo" che sta alla base del Dylan sclaviano, e lo usa allo stesso modo in cui l'usava il creatore: come (cito un intervento di Juan Galvez apparso in un altro forum) "<b>filtro della propria visione del mondo, come cassa di risonanza delle proprie ubbie, fisime, obiettivi, bagaglio culturale. Che naturalmente sono ben diversi da quelli di Sclavi, ed è per questo che il suo DD appare ed è diverso. Ma ne condivide la natura di "strumento" per rapportarsi alla realtà.</b>" E ancora: "<b>Medda per contro non scrive, è ovvio, Dylan Dog come Sclavi, ma ha compreso e metabolizzato la lezione di Sclavi, e la usa per scrivere proprie storie. Storie più ciniche e "fredde" di quelle di Sclavi, e ovviamente meno dylaniane. Ma che non solo rispettano il personaggio, ma lo aggiornano. A volte migliori e altre peggiori, questo mi sembra naturale.</b>"

Discorso fatto e affrontato più volte, di cui puntualmente non si tiene conto quando ci si trova a parlare di una nuova storia (magari anche bella e ben scritta, per carità). Ora, alla luce di quanto scritto sopra (e che io condivido senza riserve, virgole comprese), mi sembra evidente che <i>La collina dei conigli</i> <b>è</b> una storia di Dylan. Come mi pare evidente che le storie della Barbato <b>non</b> lo sono, né tantomeno quelle di De Nardo, Di Gregorio, Marzano. Che scrivono storie che non sono altro che storie, appunto, e spesso lo fanno anche senza tener conto della caratterizzazione dell'indagatore dell'incubo (che, in quanto personaggio seriale, rimane pur sempre codificato). Ora, vogliamo dire che quest'albo è un brutto albo di Dylan Dog? E sia (anche se non sono d'accordo, ovviamente)... Però si tratta pur sempre di un albo di Dylan, non del tizio in camicia rossa e giacca nera che negli ultimi tempi vediamo aggirarsi per Craven Road, 7.

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Ora non ho l'albo sottomano (l'ho prestato, in quanto ritenevo che meritasse di essere letto), e quindi non posso rispondere con cognizione di causa alle osservazione sparse di Dario. Però su questo passaggio posso comunque obiettare:

<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">arriva la spiegazione delle ultime pagine e ti accorgi (mi accorgo) che resta esattamente confinata nelle ultime pagine per ciò che è. Appunto, una SPIEGAZIONE: spiegazione del perché i conigli si comportano in un certo modo, ma dal punto di vista MORALE il tema della vivisezione è del tutto pretestuoso. E' lo scioglimento della vicenda, il modo in cui concludere la storia, non una riflessione sulla condizione umana, sulla società e sul mondo in cui viviamo<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

Eh? Certo che è una riflessione sulla condizione umana, sulla società e sul mondo in cui viviamo. Cos'altro è, sennò? Mi sembra chiaro come il tema della vivisezione sia il nucleo attorno al quale viene costruita l'intera vicenda: Medda vuole parlare di quanto sia una pratica disumana e profondamente "contronatura" (e le ultime pagine servono proprio a mostrarci come dovrebbero andare le cose: la buona convivenza con gli "altri" abitanti del pianeta - non solo i conigli, certo - dovrebbe essere naturale, automatica, acquisita. E invece si tratta solo di un'utopia), e quindi ci mostra una situazione che più anormale non potrebbe essere. Simbolicamente, prende gli esseri più pacifici e innocui del mondo e li trasforma in mostri, in creature spietate che distruggono indiscriminatamente tutto quello con cui si trovano in contatto. E, con il consueto cinismo, permette loro di portare a termine la propria vendetta (infatti, non capisco dove stia il buonismo). Come si fa a dire che dal punto di vista morale il tema delle vivisezione è pretestuoso? Non è una soluzione come un'altra, bensì l'unica soluzione possibile per una storia del genere.

E poi, scusate, ma la tiritera del "difendi quest'albo solo perché è di Medda" è noiosa e lascia il tempo che trova. Ci manca solo che inizi a leggere frasi del tipo: "Se quest'albo l'avesse scritto Ruju..."! Di recente, ho difeso anche l'operato di De Nardo, Masiero (e ora, a ripensarci, non sono sicuro che lo meritassero), Mignacco, autori di cui - in passato - non ho esitato a parlar male. Capita, però, che alcuni autori convincano quasi mai (Di Gregorio o l'ultimo Ruju), e altri - UN altro, a dire il vero -, per fortuna, quasi sempre (l'ultimo Medda, autore che peraltro, in passato, ha scritto cose che io stesso reputo non irresistibili, seppure dignitose). Speriamo in Recchioni (mah...).
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">


personalmente, da semianalfabeta, quando compro un fumetto di dylan (ma qualsiasi altro media da intrattenimento) non mi aspetto che "metafisicamente, l'introspezione del personaggio da parte dell'autore rileva una visione del degrado della società decadente ecc..ecc..ecc.. "

io mi aspetto una BELLA storia, che mi COINVOLGA, che mi faccia venir voglia di arrivare alla fine....

QUESTA storia NON lo fa (almeno per me) vuoi per le incongurenz già illustrate, vuoi per il fatto che si capisce tutto subito, vuoi per il moralone buttato li senza una storia intrecciata intorno. SI la vivisezione personalmente non "c'azzecca" nulla con il resto della storia, non viene accennato NESSUN elemento che possa portare a quella conclusione PRIMA dell'incubo di dylan ( anche quello fine a se stesso come spiegato da dario). diverso sarebbe stato se i conigli DURANTE la storia NON si fossero limitati a uccidere tutti gli animali indistintamente, poi mangiucchiare qua e la i "contadini" colpevoli.... avrei apprezzato conigli MUTILATI (dopotutto si parla di vivisezione) che magari uccidono facendo rivivere quello che hanno vissuto ai loro carcerieri (tipo una buca scavata sotto uno di loro, che sprofonda e viene seppellito vivo, invece di ulitizzare il "trucco" per rompere due auto), non viene nominata neanche una volta la fharmix prima del finale e dyd non vede neanche uno stabilimento.... insomma la peggiore "non storia" che ho letto negli ultimi anni....


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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by simone</i>
<br />Ho votato eccellente
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

SI-MO[:X]!
Che cazzo fai?
SI-MO[:X]!
Ma dove vai?

Ma noooooooooooooooooooooo Simoooooooooo[:0]

Concordo con Kharont su tutto. Sul finale artefatto, senza "storia" proprio a giustificarlo.


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Località: Giuliano Teatino (Chieti)
Per il semplice fatto che ho letto finalmente un albo DI Dylan Dog e non SU Dylan Dog.

Forse anni fa avrei votato sufficiente ma in confronto alle storie che ci propinano ultimamente questa é veramente di un livello "dylaniato" superiore.

Potrei fare tante altre considerazioni ma sarebbero un copia ed incolla con le riflessioni di Rimatt.

Dico solo che gradisco dippiù una brutta storia DI Dylan Dog (mi farà incazzare ma intanto so di sto leggendo) che una bella storia scritta su di un tizio che porta una camicia rossa, va in giro con un maggiolino ed assomiglia fisiognomicamente a Dylan Dog.

A parte, Chiaverotti, Ruju, Barbato (anche con le sue fozature che sono al limite), Medda, Mignacco (caso isolato però dell'Almanacco di quest'anno) che sono riusciti a capire ed inquadrare il mondo creato da Sclavi intorno a Dylan Dog, gli altri autori sembrano essere rimasti solo ai bordi di questo mondo.


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Località: Empoli
io invece concordo in pieno con kha'ront,dario, gp e ema! storia scialba con alcune(poche) scene interessanti ma con un finale tremendamente posticcio. ho votato accettabile perchè i disegni alzano la media...


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spoiler


<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by GiovanePioniere</i>
<br />
Ihhhhhhhh [:(!], ma come no!
Guarda tu se devo andare contro Rimatt e Tyler! Proprio io, fan della triade! (Di Trissettino aspetto ancora il commento col coltello tra i denti).
Goblin era puro ardore, carnalità di sentimenti animaleschi/animali...
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

A scanso di equivoci, non c'è bisogno di essere chiaverottiani per dire che Goblin e' una storia piu' riuscita di questa eh![;)]

Certo non dimentichiamoci pero' che supervisione c?era allora (Il signore del silenzio, Riflessi di morte, I conigli rosa uccidono) e cosa (non) c?è adesso?


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MessaggioInviato: gio lug 31, 2008 2:13 pm 
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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Certo, perché noi due partiamo da presupposti diversi sul modo di intendere il personaggio di Dylan Dog: per te esiste un archetipo, che è quello di Sclavi, cui più o meno gli altri autori dovrebbero o meno adeguarsi per dire di scrivere Dylan Dog. Per me invece l'archetipo non esiste e i vari autori possono scrivere soltanto il loro Dylan Dog, soddisfacendo coordinate più o meno precise riguardanti il personaggio e con esiti più o meno felici (ed a volte certi autori riescono ad essere più dilandogiani quanto più contravvengono al modello di riferimento). Per questo a me non importa nulla di dire se questo è o non è il vero Dylan Dog, o se è o non è quello di Sclavi (e, ammesso che lo fosse, sarebbe comunque quello del peggior Sclavi, ribadisco): per me questo è UN Dylan Dog. La caratterizzazione del personaggio nella storia in questione è "corretta" (sempre appellandosi ad alcuni parametri predefiniti del personaggio), di questo te ne do atto, ma di certo non basta per fare di questo "dylan dog" IL Dylan Dog di Sclavi. Questo per quanto riguarda il personaggio. Per quanto riguarda Dylan Dog inteso come "questa è una storia alla Dylan Dog", anche di questo ti do atto, ma ancora, non mi importa, perchè resta comunque una (per me) brutta storia e pure scritta non proprio talentuosamente...<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

Be', su questo non ho niente da dire.

<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Sulla prima parte dell'intervento di Juan Galvez allora posso dirti che Barbato è molto più dylaniana di Medda, ma non di poco, anni-luce più dylaniana. <hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

La Barbato, come giustamente noti più avanti, stravolge le caratterizzazioni: utilizza il personaggio con molta disinvoltura, perfino troppa. Non lo riconosco proprio, il suo Dylan. Ciò non toglie che la Barbato, come scrittrice, mi piaccia molto, e infatti leggo i suoi albi volentieri, spesso con gran piacere... Fermo restando che non so chi sia, quel tizio in camicia rossa e giacca nera.

<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Sulla seconda parte: sai qual è la differenza fondamentale fra Sclavi e Medda, quella che rende inconciliabile la loro interpretazione del personaggio e della testata?
Sclavi è empatico, ha un occhio lucido sulla realtà, disincantato ma partecipe. Medda invece è un censore, ha occhio altrettanto lucido e disincantato, ma non partecipe, di chi prende le distanze da quello che scrive, volendosi ergere (certe volte, non dico sempre) su un piano superiore a ciò che racconta: Medda ti dice ?eh già, quanto fa schifo il mondo in cui viviamo? e per questo può permettersi di farsi beffe dei personaggi ai margini, come il lettore di manga del Takurr o come gli attori ?corrotti? de ?La famiglia Milford?; Sclavi invece ti dice ?eh già, quanto fa schifo il mondo in cui viviamo, ma ogni giorno ci barcameniamo in tutti i modi possibili per non andare a fondo, perché in un modo o nell?altro siamo TUTTI sulla stessa barca?.<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

Sono fondamentalmente d'accordo, se non fosse che non ritengo inconciliabili le posizioni di Medda e Sclavi. A onor del vero, mi sembra che anche Sclavi, non di rado, "prenda le distanze", ma effettivamente lo sguardo di Medda è spesso meno coinvolto e coinvolgente, meno empatico. "Cinico" potrebbe essere l'aggettivo giusto.

<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">D?accordo, lo si è capito, ma non basta. E? una storia di Dylan (per me, di UN Dylan), ma tecnicamente non valida. Il Takurr dal punto di vista di sceneggiatura è un piccolo gioiello, qui invece ci sono buchi grossi come le fosse scavate dai conigli nella storia. Ti dico anche che, tecnicamente, ?L?incendiario? di De Nardo è scritta meglio, ma lì di ?atmosfera Dylan Dog? ne circolava davvero poca. Per questo bisogna sempre stare attenti ai due piani del rispetto del personaggio/testata Dylan Dog e a quello della buona scrittura: l?ultimo lavoro che secondo me ha gestito con saggezza entrambi i piani è stato la storia dell?almanacco di Mignacco, ?Appuntamento con il destino?.<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

D'accordo sull'apprezzamento del Mignacco dell'Almanacco, meno sulla scarso valore qualitativo della sceneggiatura de <i>La collina dei conigli</i>, albo che ho letto con crescente piacere (inizio non particolarmente incisivo, conclusione ottima).

<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Scusa, ma prima citi l?intervento di Juan Galvez (prima parte) e poi nell?elenco degli ?scribacchini? (non lo dico offensivamente, ma nel senso di chi scrive storie punto e basta) ci metti Barbato? <hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

Errore mio. Non ritengo Barbato una "scribacchina", ma il modo in cui tratta Dylan non mi piace proprio, ed è per questo che l'ho inserita nell'elenco.

<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Se la ?morale? fosse veramente tale sarebbe universale e per parlare di vivisezione si potrebbe impiegare anche una scimmia impazzita di dolore e paura, o ancora per parlare di abusi, una scimmia lanciata nello spazio che viaggia fino ai limiti del cosmo e fa ritorno (le storie cui faccio riferimento potevano tranquillamente anche fare a meno della spiegazione vivisezionistica)? qui invece la soluzione era -obbligata-, per questo dico che la ?morale? è scorretta: era l?unica strada percorribile per giustificare con un minimo di dignità la (scialba) storia, non un tema universale. Inoltre dov?è la riflessione sul mondo? Dopo il sogno si apprende cosa facevano i quattro uomini alla ditta farmaceutica e si capisce perché i conigli si coalizzano, perché Winston fa ritorno, che lui era il capo? ma dov?è la RIFLESSIONE sull?ORRORE della vivisezione? E la COMPARTECIPAZIONE? E la SOFFERENZA? O magari mi dirai che è giusto nelle ultime tre pagine, dove si vede Dylan che mima gli effetti delle vivisezioni, con metalliche didascalie del tipo: ?Altre volte mi fanno così??, ?Altre volte mi fanno colì??, ?In un altro sogno invece??. O magari tiriamoci in ballo il sogno utopico di un mondo migliore con Dylan che balla con i coniglietti buoni dell?ultima pagina (alla Snoopy), perché lui si sente ?sempre più uguale a un animale e sempre meno simile a un uomo?, un sogno ?lontano dalla paura e dal dolore, dalla crudeltà senza senso di quegli esseri che si dicono ?umani? ?. Beh, non bastano queste quattro parole per dire: la ?morale? della storia è una critica mossa verso la vivisezione.<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

Be', se stai dicendo che <i>La collina dei conigli</i> è inferiore ad <i>Alfa e Omega</i>, mi trovi d'accordo. [:D]

Scherzi a parte, io trovo che tutta la storia, nella sua interezza, sia una critica all'orrore della vivisezione, alla sua bestialità. Perché, sennò, trasformare i conigli (animali dolci e teneri per antonomasia, nonché tradizionalmente codardi e paurosi) nei mostri assetati di sangue della situazione? Perché questo completo ribaltamento della realtà, questa sorta di contrappasso (peraltro non molto originale, me ne rendo conto)? Mi sembra che sia un modo abbastanza centrato per raffigurare un mondo in cui le cose vanno al contrario di come dovrebbero, e dove anche ciò che dovrebbe essere dato per scontato viene puntualmente (e freddamente) disatteso.

Le didascalie "metalliche" dell'incubo di Dylan, poi, mi sono piaciute molto (tant'è che ho già citato la sequenza tra le mie preferite, assieme a quella conclusiva). Creano un bel contrasto con le immagini, donando alla scena un effetto straniante e orrorifico che personalmente ho apprezzato. è come se, parlando di vivisezione, l'orrore fosse la norma, qualcosa che non può stupire nessuno. Le cose vanno così (sequenza dell'incubo) quando invece dovrebbero andare così (sequenza del "sogno"). Insomma, trovo che non siano solo le ultime pagine a far capire che l'albo parla di vivisezione, anche se ammetto che l'albo ne ha bisogno per esplicitare al meglio il proprio discorso, tanto da non poterne fare a meno. Ciò non toglie che la prima parte costituisca comunque un buon intrattenimento, IMO.

<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"> Non è né noiosa né lascia il tempo che trova, perché si sa che l?utente ragiona anche in base alle proprie simpatie. Non eri tu ad ammettere di essere stato prevenuto nei confronti de ?La collina dei conigli? fino a quando non si è saputo che la storia era di Medda? <hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

Certo che sì. Credo sia naturale che, date le mie preferenze, mi accinga più volentieri alla lettura di un <i>Dylan Dog</i> firmato Medda piuttosto che di uno firmato De Nardo, ma ciò non toglie che una volta iniziato a leggere non provi ad apprezzare l'albo per quel che è. Capita quindi che autori che storicamente
non apprezzo mi sorprendano positivamente (Mignacco), o che altri per i quali stravedo mi lascino profondamente insoddisfatto (l'ultimo Sclavi). Fortunatamente (per me), negli ultimi tempi Medda mi convince sempre, anche se ammetto che l'exploit de <i>L'ospite sgradito</i> non si è ancora ripetuto. Ma chissà che la prossima Medda/Stano non ripeta l'impresa... [:p]


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MessaggioInviato: gio lug 31, 2008 3:03 pm 
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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by rimatt</i>
<br /><blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Sulla prima parte dell'intervento di Juan Galvez allora posso dirti che Barbato è molto più dylaniana di Medda, ma non di poco, anni-luce più dylaniana. <hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

La Barbato, come giustamente noti più avanti, stravolge le caratterizzazioni: utilizza il personaggio con molta disinvoltura, perfino troppa. Non lo riconosco proprio, il suo Dylan. Ciò non toglie che la Barbato, come scrittrice, mi piaccia molto, e infatti leggo i suoi albi volentieri, spesso con gran piacere... Fermo restando che non so chi sia, quel tizio in camicia rossa e giacca nera.<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">Ma io in questo brano di discorso parlavo della prima parte dell'intervento di Juan Galvez, quello del filtro del mondo attraverso la propria sensibilità etc. etc. etc.

Che poi Barbato stravolga i personaggi e su quanto questa operazione sia discutibile, nessuno lo ribadisce più chiaramente di me, ma questo lo sai.

---

Mah, come al solito abbiamo più o meno trovato un punto d'intesa generale (salvo la questione vivisezione su cui davvero non riesco a capire come ci si possa appellare).

FINE POLEMICA. [;)]


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questo albo non parla di vivisezione, è solo accennata nell'incubo di dylan quindi non c'è nessun pistolotto morale.
Questa storia tenta di essere una storia horror senza avere i connotati giusti.
Cioè i conigli zombie !?! ed il tentativo di creare tensione attorno agli omicidi quando si sa chi è già dal titolo.
quindi storia bocciatissima. Medda rimane comunque uno dei migliori autori su Dylan Dog.


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"Qual è oggi il vero Dyd?". A costo di ripetermi, all'annosa questione rispondo che il vero Dyd è quello che sa <b>innovare</b>, che coltiva la sperimentazione <i>dunque</i> ci lascia di stucco (notare il rapporto causa/effetto). Tutto l'antico Dyd è morto, è roba vecchia, ovviamente molto amata ma da ricondurre logicamente a quel frangente: Marcheselli dice, a proposito delle storie "rimaste in cantina", che queste oggi non sono pubblicabili perchè risulterebbero datate, sarebbe bene riflettere su questa affermazione (poi si propone LA COLLINA DEI CONIGLI, roba preistorica per temi e contenuti, quante contraddizioni, ma lasciamo perdere). E non sottovalutiamo infine il sacro potere della <b>reazione</b>; quando ho chiuso OLTRE QUELLA PORTA e/o LA STANZA NUMERO 63 mi sono chiesto allibito: "Che cazzo ho letto? Fantastico! Spero di capirlo tra tre giorni", dopo il Medda del mese invece: "Siamo alle solite, datemi un aulin"...


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MessaggioInviato: gio lug 31, 2008 4:38 pm 
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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by Dario84</i>
FINE POLEMICA. [;)]
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

Direi che è stata una normalissima discussione, non ci ho visto niente di polemico. [;)]

Specifico meglio il mio pensiero riguardo alla questione

S
P
O
I
L
E
R

vivisezione: ovviamente, non è esatto dire che avevo intuito che la vivisezione centrasse qualcosa già dalle prime pagine; avevo però immaginato che l'assalto dei conigli-zombi nascondesse un episodio di crudeltà verso gli animali.

@Ema: anch'io, dopo aver letto <i>la stanza numero 63</i>, mi sono chiesto cos'avevo appena letto. Risposta immediata: tutto, fuorché un albo di Dylan Dog. [}:)]
Caso diverso per <i>Oltre quella porta</i>, che ho trovato, nella sua eccentricità, mooolto più interessante.


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MessaggioInviato: gio lug 31, 2008 5:11 pm 
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oggi Dylan Dog , secondo me , è sempre un fumetto da leggere , ma che ha un po ' paura di valicare i confini del politically corret.
Immaginate oggi vista la violenza risaltata nella cronaca , cosa potrebbero scrivere , ed invece si limitano.
Dylan dog potrebbe ancora impaurire , ma non vogliono farlo.
Sclavi potrebbe scrivere delle storie paurose , ma non ci sono i presupposti per fargliele scrivere.
La censura sta vincendo , e chi pratica la censura è solo un pauroso codardo , perchè la censura non serve a niente.
Anzi serve solo a nascondere i problemi , che se afrontati e mostrati alla luce si risolvono.


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