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Il Maxi 2008 non tradisce le aspettative dei lettori e come sempre offre il peggio dell?annata dylaniata in 292 pagine disegnate dalla stanco duo Montanari & Grassani.
Le loro tavole passano dal decente all?inguardabile con preoccupante disinvoltura, la copertina di Stano è invece essenziale e perfettamente equilibrata.
SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER
<b>L'ECLISSI</b>
Anche in una storia fiacca come ?L'eclissi? Luigi Mignacco, dylaniato di vecchissima data (1987), dimostra di non aver dimenticato le caratteristiche principali del personaggio. Il problema è che il vago odore di vecchio non è sufficiente a rendere salvabile un episodio piatto e che scorre via senza lasciar traccia (?Da una lontana galassia?, con stessi pregi e difetti, aveva raggiunto un risultato più convincente).
A chi rimpiange un po? di sano splatter avrà fatto piacere quella sorta di deathmatch che è alle pagine 38-41, ma più si sfoglia l'albo più ci si disaffeziona alla storia. Il soggetto è quello di un horror qualunque e il modo in cui è sceneggiato lo banalizza ulteriormente: i dialoghi sono forzati, poco credibili e spesso fuori luogo; i personaggi sono fatui, Raquel è persino snervante. E poi ci sono la solita maledizione, il solito provvidenziale ravvedimento di alcuni dei cattivi, il solito finale nel quale si torna alla situazione di partenza, con i cattivi superstiti che continueranno per l'eternità a tormentare chi dovesse avere la sfortuna di pernottare nel loro agriturismo.
Un altro evidente limite de ?L'eclissi? sta nel fatto che Mignacco scopre in anticipo le carte in tavola: già a metà della storia Dylan riesce a dimostrare alla distrattissima Raquel che i quattro ospiti non sono del tutto ?normali?, così nelle restanti pagine viene dedicato uno spazio eccessivo alla fuga disperata dell?Indagatore e della sua bella. Creare suspense in un fumetto, si sa, non è impresa facile, ma in questo caso l?autore sembra arrendersi in partenza.
<b>BLACKOUT</b>
Ecco il primo grave passo falso del promettente Di Gregorio. Se la pochezza de ?La stanza numero 63? lasciava comunque apprezzare la sorpresa finale e se l?eccellente ?Saluti da Moonlight? aveva come tallone d?Achille la troppa retorica, ?Blackout? unisce i difetti delle due storie precedenti e si candida al titolo di peggior Dylan dell?anno.
La sceneggiatura di per sé non è da buttare, ma ciò che manca completamente sono proprio quelle buone trovate che impreziosivano le altre prove dello stesso autore.
Se poi si compie un piccolo sforzo di memoria, ci si rende facilmente conto che il soggetto di ?Blackout? parte dagli stessi presupposti e arriva alle stesse conclusioni di altri albi della serie. Due su tutti (i più recenti): ?La peste? (Barbato, 2005) e ?Meteoropatia? (Mignacco, 2007). Lì si trattava rispettivamente di mutazioni improvvise e di un?inondazione, qui di un?epidemia di cecità: in tutti e tre i casi una catastrofe devasta la Londra dylaniata e mette in luce la naturale e bestiale predisposizione alla crudeltà dei londinesi.
E -cosa ancor più sconcertante- sempre in tutti e tre i casi si assiste a spiegazioni finali molto simili: le mutazioni de ?La peste? derivavano dal contatto degli appestati con La Verità (per cui i mostruosi nell?animo tali sarebbero diventati anche nell?aspetto fisico), l?inondazione di ?Meteoropatia? era la risposta dell?ambiente al ?malanimo? dei londinesi, la cecità della nostra storia è la punizione che La Morte infligge agli uomini che fanno di tutto per non ?vedere? i mali della società.
La morale della favola è sempre la stessa ma, per evitare che qualche lettore potesse non intuirla, Di Gregorio la rende esplicita in un finale che è un attacco generalista e qualunquista alla società contemporanea. Ingenuità del genere possono essere perdonate quando sono l?unico neo di una storia altrimenti perfetta, ma purtroppo di buono in ?Blackout? c?è davvero poco.
<b>GLI ?UNTORI?</b>
L?onesta mediocrità de ?Gli ?untori?? innalza l?altrimenti bassissimo livello del Maxi 2008 e lo allinea alla media della collana.
Non che il lavoro di Marzano sia eccelso (anzi?), ma quanto meno l?ultima storia si lascia leggere piacevolmente e nonostante la mancanza di velleità artistiche presenta diversi passaggi interessanti: gli inaspettati e violenti raptus del sergente Bellow (godibile anche il suo parlare per proverbi), la trasformazione del sindaco Cochrane (all?inizio serio e incravattato nel suo studio, nel finale capopopolo in canottiera e con megafono), il carisma della famiglia Silver (merito anche di M&G) e il rincoglionimento senile di Padre Peerson (esagerato ma divertente).
Il finale con riferimento ai violati equilibri universali sarebbe di per sé trascurabile, ma lo si potrebbe nobilitare intravedendovi un possibile parallelismo fra la ?missione?salvifica dei Silver e quella di Gesù Cristo: forse non è casuale che l?ubicazione originaria del dipinto raffigurante la lotta fra contadini ed ?espiatori? è proprio una chiesa.
Marzano sembra saper gestire il personaggio in modo discreto, ma le sue storie -e ?Gli ?untori?? non fa eccezione- sono fino ad ora sembrate poco ?sentite?: la sua attenzione ad attenersi strettamente ai cliché dylaniati non gli ha impedito di scrivere albi più che accettabili (?Il dono degli Hurlington?e per certi aspetti ?Il custode?), ma lo porta pericolosamente ad avvicinarsi al modello di Dylan fornito dal Ruju più svogliato_
V.M. (vietato ai minori)
V.M. -dal 1986-
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