<center>DC Comics (one-shot), marzo 1988
<b>Batman: The Killing Joke</b>
Soggetto e Sceneggiatura: <b>Alan Moore</b>
Disegni: <b>Brian Bolland</b>
Colori: <b>John Higgins</b></center>
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Colgo la duplice occasione 1) dell?imminente uscita, nelle sale cinematografiche, di <i>The Dark Knight</i>, in cui, a detta dello stesso Nolan, saranno ripresi spunti dalla <i>Graphic Novel</i> in questione 2) dalla recente ristampa dell?albo, a vent?anni di distanza, con una nuova colorazione e piccoli aggiustamenti da parte del disegnatore* per sottoporre alla vostra attenzione (e ri-sottoporre alla mia) questo eccellente lavoro. Moore stesso è giunto a definirlo uno dei peggiori fumetti da lui scritti (anche se resto scettica sulla reale portata di un?autocritica così pesante): con molta umiltà di giudizio, e cercando di parlare in termini quanto più ?assoluti? ? non ho contezza degli <i>opera omnia</i> dello sceneggiatore britannico, d?altra parte ?, trovo invece che il tutto funzioni perfettamente e che costituisca un tassello fondamentale della storia di Batman, della definizione del personaggio e della sua nemesi per antonomasia, il Joker. Il tutto arricchito dalle matite di un Bolland assai vivace e (iper?)realistico, che ci offre una caratterizzazione del deuteragonista davvero inquietante e non eccessivamente grottesca.
Sarò quanto mai <b>spoilerosa</b>, sia perché spero che tutti voi conosciate già il fumetto, sia perché ho bisogno di ripercorrere puntualmente il dipanarsi dei fatti per rendervi partecipi delle mie considerazioni. <b>Chi non vuole rovinarsi il gusto di un?eventuale lettura, si fermi qui</b>.
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Il soggetto di <i>Batman: The Killing Joke</i> è tutto sommato semplice: ennesima evasione del Joker dall?<i>Arkham Asylum</i>, rapimento del commissario Gordon con l?intento di farlo impazzire, intervento risolutore di Batman. Ma i punti di forza stanno nella sceneggiatura, dal forte taglio cinematografico e, soprattutto, dal contenuto psicologico non indifferente. Vale la pena di soffermarsi sulle varie sequenze e cercare di cogliere qualche elemento in sottotraccia.
Nell?incipit Batman si reca al famigerato manicomio criminale per discutere col Joker del loro destino di annientamento reciproco. E già questo sortisce un effetto straniante, vorrei dire di stonatura: effetto implementato dal carattere francamente retorico e artefatto delle parole dell?Uomo Pipistrello, quasi uno di quei discorsetti preconfezionati che non convincono appieno neppure chi li pronuncia. E infatti, a mio avviso, Batman cerca anzitutto di convincere se stesso, di esorcizzare la paura di travalicare il labile confine che lo distingue dai delinquenti contro cui si batte: la volontarietà e, anzi, la gioia di macchiarsi del sangue altrui.
Ma anche il Joker è stato a lungo roso dal dubbio e, con perfido tempismo, è evaso poco prima dell?arrivo del Cavaliere Oscuro per dare avvio alla sua macchinazione. Il giullare del crimine, infatti, percepisce la figura di Batman ? l?unica persona che, in fin dei conti, ritiene degna della sua rivalità e della sua attenzione ? come capace di incrinare la ferrea convinzione che sino a poco tempo prima l?aveva animato: una convinzione che, accettando i rischi e la probabile eccessività di tale accostamento, non mi sembra così dissimile, nelle sue basi, dal nichilismo più propriamente inteso (quello nietzscheano), per come è improntata al riconoscimento assoluto e, addirittura, gioioso della totale mancanza di senso e dell?illogicità della vita, cui si accompagna una spietata critica del gregge sociale (su questo punto sarà opportuno ritornare oltre con alcune citazioni emblematiche). Batman, invece, non ha reagito alla sua tragedia personale rifugiandosi nella pazzia, in uno spensierato e sprezzante distacco dalla realtà, ma dal suo dolore ha tratto un nuovo slancio per andare avanti: è divenuto l?altra faccia della medaglia, precisamente la nemesi del Joker. Ma ecco profilarsi, per quest?ultimo, l?intuizione fulminea e risolutiva: basterà costringere l?Uomo Pipistrello a prendere coscienza della sua follia. Solo così il Joker potrà finalmente mettersi l?animo in pace e non pensare più a ciò che avrebbe potuto essere e che non è stato.
Eccolo dunque in azione: anzitutto, come detto, fugge, lasciando al suo posto uno scagnozzo camuffato, quindi prende possesso di un fatiscente parco giochi e inizia a ricordare? La tragedia familiare del Joker è notissima e informazioni in merito si trovano facilmente in rete**, per cui non sto qui a ripetere tutta la pappardella. Ciò che è importante sottolineare, a mio avviso, è che il Joker è, sia pure involontariamente, una creatura di Batman. Cessata la divagazione, la realizzazione del raffinato progetto può iniziare a tutti gli effetti. Ma qui, per ora, mi fermo.
<font size="1">* Bolland ha inteso, infatti, ricolorare la storia secondo la sua intenzione originaria, con tonalità più realistiche, scure e smorzate rispetto a quelle squillanti usate da Higgins nella prima edizione. Per raffrontare alcune tavole:
http://www.popcultureshock.com/index.php?p=43466. Ecco, invece, la scheda della <i>Special Edition</i> sul sito ufficiale della DC:
http://www.dccomics.com/graphic_novels/?gn=8745</font id="size1">
<font size="1">** Basterà consultare, ad esempio, la classica <i>Wikipedia</i>, con informazioni ancor più dettagliate nella versione inglese </font id="size1">