Prima di tutto, ci tengo a dire che l'albo è ben sceneggiato, si legge piacevolmente e non fatica troppo a superare la sufficienza. Però si ferma lì, a parer mio. Stavolta Ambrosini gestisce meglio le 130 pagine, però ho comunque l'impressione che per raccontare la vicenda sarebbero bastate anche le canoniche 100. Un passo in avanti sembra essere stato fatto per quanto riguarda la caratterizzazione del personaggio principale: lo sento ancora lontano, ma non escludo di riuscire a familiarizzare con lui, poco alla volta; il rapporto tra Dix e Annika, invece, rappresenta IMO uno dei punti deboli dell'albo: è solo il secondo numero, eppure già trovo che il tira e molla fra i due sia stucchevole e sappia di deja-vu. La vicenda gialla è priva di particolare interesse, e il colpo di scena, come giustamente notato da Dario, è tale solo per modo di dire: davvero c'è qualcuno che nutriva dubbi sull'identità del colpevole? Non che si tratti di un peccato capitale, perché per fortuna <i>La stanza del giaguaro</i> ha altro da offrire, e così, tra una sequenza onirica e qualche interessante spunto sulla cultura "india" (con tanto di immancabile confronto con quella occidentale), la lettura procede senza grossi intoppi: è tutto risaputo, ma non privo di piacevolezza. Certo che 'sto <i>Jan Dix</i> fatica a prender quota... Ma del resto, due numeri sono pochi per trarre conclusioni, e ad Ambrosini do volentieri fiducia.
Gran lavoro di Camagni, specie per quanto riguarda l'inchiostrazione. In alcune vignette Dix è un sosia perfetto di Jeremy Irons, molto più di quanto non fosse nel primo numero. E tra due mesi, Bacilieri! [:p]
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