Cravenroad7

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 Oggetto del messaggio: # JDx 2 - La stanza del giaguaro
MessaggioInviato: ven lug 11, 2008 1:56 am 
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Immagine

Dix n. 2, bimestrale
La stanza del giaguaro

Soggetto e sceneggiatura: Carlo Ambrosini
Disegni: Giulio Camagni
Copertina: Carlo Ambrosini

<i>A sconvolgere le già burrascose acque della relazione tra Jan e Annika, entra in scena la bella Karin. La donna coinvolge Dix in un complesso enigma che affonda le radici in un fatto, accaduto decenni prima, che sconfina nella magia. In piena regione amazzonica, infatti, lo zio di Karin era stato resuscitato dall?oscura forza del dio giaguaro. Dopo tanti anni, l?inquietante divinità è però tornata a riprendersi la vita dell?uomo, seminando la morte nelle strade di Amsterdam.</i>

Si dia inizio alle danze; si attendono GRAFFIANTI recensioni[:)]


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MessaggioInviato: ven lug 11, 2008 10:43 am 
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Dacci il tempo di leggerlo, é uscito questa mattina [:D]


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MessaggioInviato: ven lug 11, 2008 2:44 pm 
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letto. Molto bello, a parer mio. I disegni di Camagni sono stratosferici e Dix, con tutte le proprie fragilità, mi è apparso più simpatico e "vero". Non è un eroe, è esattamente come lo definisce Annika nell'ultima vignetta di una delle pagine conclusive.

Spoiler

Nella seconda metà dell'albo, sigaretta perennemente in bocca e nessuna voglia di interagire con gli accadimenti che gli si dipanano intorno, mi ha ricordato il "Barokko" di Bacilieri, autore che tra l'altro attendiamo con trepidazione per l'albo di settembre, la quale presenta un titolo e una cover davvero suggestivi.
Bel numero e, mi ripeto, davvero grande Camagni! Complimenti a lui! (in questo albo le convergenze somatiche tra Dix e J. Irons si accentuano non poco. Camagni fa recitare i personaggi in maniera sublime. A parte le espressioni, davvero superbe, porterei un esempio di coerenza e impegno tramite il citare due vignette dalla scena in cui Gherrit e Dix vanno a ispezionare la casa di Olsen. Dunque: piano medio dei due che si apprestano a salire al primo piano. Dix dice a Gherrit: "Stai attento alle scale, stanno in piedi per miracolo. Occhio a dove metti ipiedi" - o qualcosa di simile -. Stacco. Nella vignetta successiva abbiamo un campo lungo, il punto di vista è quello del corridoio del primo piano, di Dix che finisce la propria ascesa. In questa vignetta il personaggio si fa davvero piccolo, molti altri disegnatori lo avrebbero raffiguarato mentre saliva normalmente la scala. Camagni invece si preoccupa di tradurre l'ammonimento della vignetta precedente in una posizione scomposta e guardinga del nostro, che si esmplifica tale tramite piccoli ritocchi della postura che denotano l'amore e l'attenzione che questo artista pone nel proprio lavoro.


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MessaggioInviato: ven lug 11, 2008 6:18 pm 
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Ecco, appunto: volevo intervenire inizialmente per elogiare a più non posso Camagni che su quest'albo è stato strepitoso a dir poco, davvero. Nel corso degli anni su Napoleone ha affinato il suo stile strada facendo fino a raggiungere questo livello stupefacente.


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MessaggioInviato: ven lug 11, 2008 7:22 pm 
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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by vace</i>
<br />Ecco, appunto: volevo intervenire inizialmente per elogiare a più non posso Camagni che su quest'albo è stato strepitoso a dir poco, davvero. Nel corso degli anni su Napoleone ha affinato il suo stile strada facendo fino a raggiungere questo livello stupefacente.
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

Ma sì, mi unisco pure io al coro di elogi. Dall'esordio su Napoleone, Camagni ha fatto passi da gigante: dapprima non mi piaceva per niente, ora lo adoro. Molto adatto alle atmosfere noir (<i>La morte alla porta</i>), ma non lo vedrei male neppure su Dylan Dog.


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MessaggioInviato: sab lug 12, 2008 12:03 pm 
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Iscritto il: dom ott 29, 2006 4:00 am
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Segue commento con una certa dose di...

S
P
O
I
L
E
R

Premessa: questo non è un brutto fumetto. Tutt'altro, è scritto e disegnato in maniera più che professionale.
E' solo che Ambrosini sembra non aver ancora trovato la giusta 'misura' per il suo personaggio e per le avventure che vuole fargli vivere.

L'albo non è che un <i>noir</i> anni '40, rigorosamente ancorato alla struttura narrativa della <i>detection</i>. Il classico mix tra cinismo e romanticismo alla Humphrey Bogart con un tocco di vittimismo attendista tipo Glenn Ford e Dana Andrews (versione Lang e Preminger). I personaggi incarnano tutti gli stereotipi del genere, solo con una leggera riverniciatura per dare l'impressione di un ammodernamento (peraltro superficiale).

C'è la classica biondona che si proclama innocente, che seduce l'investigatore e che puntualmente si rivela colpevole come Giuda, senza nessuna sorpresa neppure dal punto di vista investigativo. Il personaggio è meno fatale e più 'bambocciona' di Lana Turner, come si addice ai tempi moderni, ma resta di maniera.
C'è l'anziano giudice che fa il grillo parlante e che della vita sa tutto.
Il resto è esotismo con toni ecologisti e moraleggianti.

Nulla di male a scrivere noir, per carità. Però il personaggio sulla carta sembrava promettere qualcosa di più (soprattutto qualcosa di nuovo). E viene spotaneo domandarsi se era necessario aggiungere un ennesimo fumetto a questo mondo che di noir anni '40 ne ha visti centinaia, se non migliaia.

Il limite maggiore è il protagonista, che non riesce a incidere. Dix non è che un duro un po' snob al servizio della trama. Attraversa la storia senza mai caratterizzarla. Persino il suo volto è terribilmente anonimo (persino più anonimo di Lazarus Ledd e Jonathan Steele, ed è tutto dire!)

Camagni è bravo, ma il suo stile greve e plumbeo accompagnato al ritmo fin troppo lento e rilassato della sceneggiatura getta una cappa di sedazione che non giova.

Annika è più irritante di Minni e Paperina messe insieme. [xx(]


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MessaggioInviato: sab lug 12, 2008 12:48 pm 
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Iscritto il: sab apr 30, 2005 1:18 pm
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Chiedo venia, è la sessione di esami che mi sottrae alla lettura ancora per qualche giorno. Voglio gustarmelo in pigiama, a casa da solo, con calma e la dovuta serenità. Poi gli darò 9 e in qualche modo riuscirò a giustificarlo... :)


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MessaggioInviato: sab lug 12, 2008 1:35 pm 
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Iscritto il: mer set 28, 2005 11:37 am
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Stavolta farai meno fatica della precedente. A giustificare :)


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MessaggioInviato: sab lug 12, 2008 5:19 pm 
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Letto.Bellissima storia.Disegni stupendi.


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MessaggioInviato: sab lug 12, 2008 7:20 pm 
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Purtroppo, io non ne sono stato altrettanto entusiasta: non brutto, eh, ma tutt'altro che incisivo. Da 6,5 o giù di lì. A presto per un commento più approfondito.


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MessaggioInviato: dom lug 13, 2008 4:22 am 
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Iscritto il: sab ago 27, 2005 7:04 pm
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No, dai Rimatt. 'Sto personaggio figaiolo e distratto è assolutamente credibile. Un tizio che ci hanno venduto come esperto d'arte che sbadiglia di fronte alle rappresentazioni degli indigeni parimenti a come desidera ma non riesce ad avere la forza di afferrare la propria donna. Attratto solo dalle donne e dalle sigarette, adombrato soltanto al pensiero dei propri errori e delle delusioni che ne conseguono, così diverso da un eroe. Non siamo fatti un po' tutti così?


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MessaggioInviato: dom lug 13, 2008 10:17 am 
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Questo secondo Dix mi lascia interdetto, alcune cose migliorano, altre si impoveriscono.

Viene dato un deciso colpo d'ascia all'aleatorietà delle potenziali del primo numero.

CONTIENE SPOILER

- Intanto Dix si è Marlowizzato: cicca in bocca, sguardo distaccato, burberità e sex appeal... però lo preferivo come nel primo numero, un po' più borghese e un po' meno "sopravvissuto".

- I dialoghi in alcuni punti mi sembrano davvero qualunquisti, soprattutto all'inizio. Molto, appunto, "di genere".

- Guarda caso l'amico giudice di Dix conosce la persona implicata nella vicenda, Olsen; guarda caso il medico che cura Karin era coinquilino di un vecchio compagno della stessa, guarda caso anestesista e sempre guarda caso il medico sente il bisogno di spiegare a Dix, per filo e per segno, tutto...: a quel punto, almeno per me, non ci sono più dubbi sulla colpevolezza di Karin.

- Inoltre: un vice-ispettore di polizia, sottolineo vice-ispettore, che cerca di pedinare in borghese le persone implicate nella vicenda e che si farebbe scoprire anche da un neonato... inoltre il medesimo vice-ispettore che pedina sempre due loschi sospetti nel palazzo di Karin, ovviamente privo della benché minima precauzione, che ne so, una mano sulla fondina, una distanza di sicurezza dai due, una comunicazione via radio ai colleghi in centrale: per fortuna, la sua stupidità è premiata con la morte. Ma parliamo comunque di un ruolo marginale nella storia.

- Inoltre: l'insopportabile sbotto dell'ispettore De Clerk sul non lasciare nulla di intentato perché Kluxe aveva due figli piccoli e l'altrettanto insopportabile ricusazione di colpevolezza da parte di Karin.

- Non si capisce perché a pagina 95, nella seconda vignetta, Olsen affermi di essersi illuso che l'incantesimo di Paca Tuba avesse tenuto definitivamente lontano da lui lo spirito del giaguaro: ma se Paca Tuba era ricorso all'incantesimo PROPRIO per invocare lo spirito del giaguaro, per salvare la vita di Olsen!

- pagg. 74-76: questa volta secondo me è colpa di Camagni (che comunque disegna una grande prova), ma non si capisce in che modo l'auto dei sicari finisca a sua volta sulle rotaie! A pag. 74 si vede che sono i due a dare la spinta al'auto di Dix e a farla cadere dal pendio, ma il modo in cui a loro volta precipitano dalla scarpata è ingiustificato e privo di senso.

- a pag. 13 c'è un piccolissimo errore, seconda e terza vignetta: "mi meraviglio che tu non colga L'IMPORTANZA di un simile evento..." "LO colgo, LO colgo [...]".

- in generale mi è sembrato, come nel primo numero, che Ambrosini ancora non sia esattamente a proprio agio con i tempi narrativi, gestendoli a difficoltà (in modo da dare un'idea d'insieme disomogenea): la vita privata di Dix (Annika), la digressione amazzonica di Olsen ed Ebheeta, il rapporto con Karin, il caso "giallo" sulla morte naturale/indotta di Olsen ed Ebheeta, la stanza del giaguaro stessa ed il mito "materializzato" del giaguaro (entrambi nell'intera storia compaiono pochissimo), le riflessioni socio-antropologiche sugli abusi perpetuati ai danni di popolazioni "primitive" (non solo gli Yanomami venezuelani, ma anche gli indiani del Canada occidentale con relativa mostra e valorizzazione culturale). Insomma, qualche volta si ha l'idea che venga smarrito il filo della narrazione.

Queste in generale le cose che mi sono dispiaciute. Sull'altro versante invece mi sembra che rispetto al primo numero ci sia un miglioramento complessivo proprio sulla sceneggiatura intesa come "successione visiva" di immagini, nei passaggi e nei cambi di inquadratura fra una vignetta e l'altra e fra una tavola e l'altra (molto belle le scene nella stanza del giaguaro con gli affreschi in movimento e quella della prima volta fra Dix e Karin, a casa di quest'ultima.)

EDIT:

Inoltre stavo svolgendo una riflessione. Esiste un potente hekurà, lo spirito del giaguaro, il quale stipula un patto con Paca Tuba, Olsen ed Ebheeta: la vita di Olsen in cambio della salvaguardia del territorio amazzonico, attraverso la mediazione di Ebheeta; l'hekurà salva la vita di Olsen affinché lui possa proteggere la terra degli Yanomami e da quel momento la vita di Olsen dipende dalla vita di Ebheeta, "offerta in dono" allo spirito stesso. Da questo momento si crea un complesso e delicato equilibrio di dipendenze fra le entità implicate nella vicenda.

a) Olsen dipende da: Paca Tuba, celebrante dell'incantesimo; Ebheeta, mediatrice di vita presso l'hekurà; dall'hekurà stesso, dispensatore di vita; dalla terra amazzonica, la cui salvaguardia costituisce l'unica opportunità di salvezza per il personaggio.

b) Ebheeta dipende da: Olsen, il quale ha il compito di salvare la sua terra (in caso contrario lo spirito del giaguaro avrebbe preso la sua vita, nonché quella di Olsen ad essa legata); da Paca Tuba, senza il cui intervento sarebbe sopraggiunta la morte naturale di Olsen (con relativo abbandono delle foreste amazzoniche alle compagnie di legname, minatori, etc.; quindi la vita di Ebheeta dipende anche dalla terra amazzonica); ovviamente dallo spirito del giaguaro, cui è legata a doppio filo.

c) Paca Tuba e la terra amazzonica dipendono da: Olsen, Ebheeta e lo spirito del giaguaro, per i motivi già elencati.

Però c'è un elemento che eccede questo fragile ecosistema, che rende la terra e le persone che vi vivono (o vi muoiono) una sola entità: lo spirito del giaguaro, terrificante elemento unificatore, non dipende da nessuno. Anche nel momento in cui la terra amazzonica fosse stata violata, la sua essenza non sarebbe svanita, ma sarebbe stata semplicemente liberata (a maggior danno degli sfortunati che con lei avessero avuto a che fare).
Questo sembra avvenire cinque anni prima dell'ambientazione della vicenda: il governo venezuelano espropria i privati dei loro possedimenti, con possibilità indiscriminata di intervento sul territorio.
A questo punto non solo l'hekurà può riscuotere il proprio credito presso Olsen, ma è anche liberato. La terra soffre, quindi Ebheeta inizia ad ammalarsi, quindi anche Olsen muore poco alla volta con lei. Adesso nella vicenda subentra Karin, disposta ad assistere saltuariamente lo zio e sua moglie... ma solo perseguendo il proprio interesse. Sarà Karin la causa ultima della morte dei due, fra l'altro attraverso l'iniezione della stessa sostanza che originariamente ha (già) ucciso lo zio in Amazzonia, il curaro.

Karin agisce mossa dalla stessa volontà del giaguaro, il quale porta a compimento il patto stipulato con Olsen ed Ebheeta attraverso di lei. Entrambi non ascoltano nessuno, non rispettano nessuno, fanno solo quello che conviene loro... sono mossi da istinto ferino e perseguono avidamente il proprio interesse. Ma lo spirito del giaguaro non rispetta nessuno, nemmeno Karin (dopotutto soltanto uno strumento delle sue macchinazioni) abbandonandola nel momento in cui Dix ne rivela la colpevolezza: lei non può entrare in possesso dei beni dello zio, in quanto non le appartengono. Non le appartengono perché non appartengono nemmeno ad Olsen! In ultima analisi, tutto è stato dispensato dal giaguaro, vita e ricchezza: il giaguaro ha dato tutto, il giaguaro tutto si riprende. Una volta chiusi i conti col passato quest'ultimo è finalmente, davvero, libero (anche di abbandonare la storia ed i suoi protagonisti, con relativa conclusione della medesima).

Che il giaguaro agisse attraverso Karin mi è venuto in mente attraverso la sequenza di pagina 128, con sovrapposizione verticale del viso di lei e del muso di lui, in stretta contiguità visiva.
Fra l'altro, ma qui si esagera, lei "maculata" di lentiggini e dai capelli chiari, quasi a rievocare il manto dell'animale.

---

Nel complesso però una bella storia, virata da Ambrosini sull'azione, ma mi ha dato un piacere mentale minore rispetto al primo numero, che era più rarefatto.


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MessaggioInviato: dom lug 13, 2008 7:20 pm 
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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by joe montero</i>
<br />No, dai Rimatt. 'Sto personaggio figaiolo e distratto è assolutamente credibile. Un tizio che ci hanno venduto come esperto d'arte che sbadiglia di fronte alle rappresentazioni degli indigeni parimenti a come desidera ma non riesce ad avere la forza di afferrare la propria donna. Attratto solo dalle donne e dalle sigarette, adombrato soltanto al pensiero dei propri errori e delle delusioni che ne conseguono, così diverso da un eroe. Non siamo fatti un po' tutti così?<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

Sinceramente, riesco a empatizzare (nonché a immedesimarmi) più facilmente con un personaggio mostruosamente improbabile come Zagor o sovraumano come Tex (quello di GLB), piuttosto che con questo credibilissimo Jan Dix.


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MessaggioInviato: dom lug 13, 2008 9:06 pm 
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Non mi e' dispiaciuto ma continua a non entusiasmarmi. Storia classica, fin troppo, tant?è che l?elemento innovativo annunciato della serie, l?Arte, stavolta rimane un po? troppo sullo sfondo. Jan in compenso mi è piaciuto di piu?, i ?sopravvissuti? mi aggradano sempre mentre non pervengono notizie sugli altri comprimari anche se il rapporto con Annika potrebbe per dare vita a una sorta di continuity. Ambrosini pero? e? pur sempre capace di tirare fuori pagine degne di nota come la sequenza di pag. 116-117, l?espressione di Jan lascia intendere molto bene come andra? a finire. Magistrale


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MessaggioInviato: lun lug 14, 2008 10:09 am 
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L'ho letto e personalmente ho apprezzato un pò più il Dix del primo numero.

Il motivo é semplice: il Dix del primo numero é più complesso, più tormentato.

Il Dix del secondo numero pare già visto, perde l'idea della novità soprattutto in riferimento "all'uso dell'arte".

Sicuramente resta un bellissimo albo, scritto veramente bene ed illustrato da un gigantesco Camagni.


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