SPOILER
a) Chance è Anna Flyte. Lo si capisce dalla spiegazione riguardante il quadro coperto in casa della professoressa. Inoltre la professoressa [è/sarebbe] la prima vittima del secondo incendio, nonché la sua esecutrice materiale, per quanto involontaria, [avendo dato/avendo potuto dare] il via al fenomeno del flashover. Naturale che sia lei ad andare a chiedere l'aiuto dell'alter ego Dylan Dog.
b) Nil Nobody. Cognome dal significato trasparente, come il nome per chi mastica un po' di latino: <i>nil</i> o <i>nihil</i>, che vuol dire "niente". Praticamente "niente e nessuno". Insomma, si poteva fare un po' di meglio...
c) Sono sempre più convinto che basti davvero poco per [soddisfare/raggirare] il lettore di Dylan Dog. Non che la sceneggiatura non lo meriti, ma è la classica "sceneggiatura De Nardo" leggermente virata sul paranormale, quindi non capisco chi dice che è la migliore sceneggiatura dell'autore se praticamente è la sceneggiatura tipo di molte storie dell'autore! In "Saluti da Moonlight" basta un Dylan musone e degli uomini ingrigiti e insoddisfatti per rendere la storia un capolavoro (sempre salvaguardando il buono, che immancabilmente c'è, della storia. Ma insomma, che esagerazione!) In questo caso De Nardo fa una storia alla De Nardo, solo con uno spettro ustionato e un ragazzo fragile e insicuro e "L'incendiario" diventa la migliore prova di De Nardo! (sempre salvaguardando il buono, che immancabilmente c'è, della storia). A questo punto ben venga un albo come "Il feroce Takurr", che non scende a patti col lettore e non lo vuole compiacere, ma ciò nonostante resta un'ottima prova!
d) Allora, si sa che Dylan deve evitare un incendio e non si è sicuri dell'identità del piromane: questi elementi dovrebbero innescare un giallo, ma durante la storia non ci si pone minimamente il problema di seminare indizi sugli altri personaggi per creare la tensione della "scoperta del colpevole" e per distogliere il lettore dal fatto che il piromane possa essere veramente Nil. Le pagine scorrono con una limpidità disarmante (forse troppo) sulla storia liceale dei protagonisti, senza che durante tutta la vicenda aleggi l'ombra del sospetto su nessuno. Eppure le premesse c'erano! Poteva essere Jeembo, vittima del sistema scolastico in cui non era integrato e su cui nutriva spirito di rivalsa; poteva essere Kyle, per vendicarsi del suo ritiro dalla scuola da parte dei genitori; poteva essere Peggy, incapace di reggere la tensione delle aspettative che lei stessa e gli altri nutrivano nei suoi riguardi, etc. etc. etc. Invece niente! La vicenda parla di bigliettini, compiti copiati, punizioni in biblioteca, minacce... i professori buoni/cattivi i compagni pettegoli/elitari, la classica ragazza rampante che se la fa col "tipo sbagliato" (Nil), il classico Sansone, il classico alternativo, i genitori che decidono la vita dei figli, gli appuntamenti di nascosto, gli sguardi scambiati... stereotipi, così come la vicenda (però devo dire che in qualche modo, che ancora non ho capito, De Nardo riesce a rendere interessanti e "coerenti" i suoi personaggi, nonostante le ovvietà).
Unica nota veramente positiva è l'aver appreso nel finale che il piromane era stato sempre proprio Nil.
Bella l'idea dell'alter ego per una volta "cattivo" (Nil) di Dylan Dog: il Dylan Dog che ha ceduto e che si è lasciato sopraffare, lo sconfitto. Banalizzato il ricorso al tema degli infiniti universi paralleli con infiniti Dylan che hanno fatto cose diversificate, come sposarsi o addirittura non essere mai nati. Banalizzato anche il finale con la morale "ma Nil continuerà a vivere dentro di me" e tutte le cose che ne conseguono. Già visto, già detto (anche se, ribadisco, De Nardo riesce comunque a rendere interessante il già visto e il già detto).
La figura di Chance non mi ha entusiasmato particolarmente, non tanto perché non sia stata giostrata in modo adeguato (anzi, anche più che adeguato), quanto per una mancanza di originalità di fondo: dopotutto, una figura incappucciata, ipotesi parallele... mi ha ricordato troppo, ma questa non è colpa di De Nardo, "La scelta" di Barbato.
Poi sto tanto a criticare la scorrevolezza della vicenda, ma in realtà non deve essere semplice ottenere una tale impressione di linearità, e qui la bravura si vede. Il problema è che il proposito è riuscito troppo bene.
Bella l'immagine finale di Nil/Dylan ustionato.
|