Semplicemente, Jan Dix è il peggior n.1 che abbia mai letto ( oltre ad essere uno dei peggiori numeri in generale di qualsiasi testata). Proprio quando è necessario caratterizzare i personaggi ( e il protagonista ) che sono il centro attorno a cui ruota la storia, ecco che tutto viene men che abbozzato. Jan Dix per primo ha una caratterizzazione pari allo zero, e il resto della combriccola non è da meno. La trama è inconsistente e banale fino all'estremo. Di nessun interesse. Il tormentone Annika/Dix è praticamente meno che uno stereotipo e di scarso rilievo. E che Dix beva è soltanto un "detto" ( non un fatto ) confinato ai margini.
Vermeer è assolutamente un pretesto. Al suo posto si poteva scegliere qualunque altro pittore, e nulla sarebbe cambiato. Certo che se si vuole indagare l'arte in questo modo, il n.1 traccia un bel programma per il futuro.
Bruciata la possibilità di raccontare/confrontarsi con un genio dell'arte, Ambrosini non riesce letteralmente a calibrare lo svolgimento narrativo delle pagine. Così passano tempi morti, inutili ( per es. il dialogo tra Dix e Vermeer è fine a se stesso ).
La vicenda si conclude effettivamente a pag. 100, circa. Il resto è un riempitivo di elucubrazioni pseudofilosiche, di dialoghi assurdi e di pezzi sfilacciati di filosofia ( il dialogo del Giudice oltre ad essere semplicistico ed elementare all'estremo, ha il difetto di aggredire la storia con quella razionalità di cui non si sentiva il bisogno; inoltre, la persona del Giudice, proprio per questo, è del tutto inutile se non dannosa, e, naturalmente, fine a se stessa). E a seguire tutto il riempitivo della vicenda "Freud".
Dopo aver assistito ad una trama mal calibrata e pressoché pietosa nel suo scarsissimo spessore, i dialoghi "risolutivi" del nano oltre a suonare assurdi, suonano anche "stupidi".
E i flashback? Messi lì senza una reale necessità, tanto per condurre la storia con qualche debole e scarsamente significativa increspatura.
I disegni sono _insufficienti_. Di scarsa consistenza e incapaci a caratterizzare seppur minimamente alcunché. Per non parlare dei cambiamenti di vignetta in vignetta del volto di Dix e della mancanza di un'unità rappresentativa coerente delle fisionomie e dello stile proprio del disegnatore.
Il personaggio è oltretutto privo di fascino grafico. Quello in copertina, intendo ( laddove si vede meglio!). Di un anonimato sconcertante. Con una pistola che c'azzecca come i cavoli a merenda.
Le parti dedicate al sogno sono le più interessanti dell'albo, ma risultano stralci senza filo, a causa della nullità del protagonista. E se paragonate a certe scene oniriche di Napoleone, sono di gran lunga più scadenti e meno evocative.
<hr noshade size="1">Temo di essere frainteso. Forse ho raggiunto il mio obiettivo.
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