Cravenroad7

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MessaggioInviato: mar gen 29, 2008 2:15 pm 
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Non credo si trovi anche in rete, io l'ho letto proprio sul <i>FilmTv</i> cartaceo, di cui sono fedele acquirente da lustri. [;)]

Ciao

Teo


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MessaggioInviato: mar gen 29, 2008 2:46 pm 
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Località: Giuliano Teatino (Chieti)
Grazie Teo

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Batti in aria le mani e poi falle vibrar ,
se fai come Simone , non puoi di certo sbagliar !


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MessaggioInviato: lun feb 18, 2008 12:50 pm 
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Dal sito di Michele Medda:
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"Quello che mi fa rabbia, però, è che la convinzione che quello del fumetto è un ?non?lavoro? sia condivisa da molti autori. Che magari a parole reclamano la dignità del loro lavoro e nei fatti la smentiscono.
Per essere chiari: che opinione avreste del vostro commercialista, del vostro medico, del vostro avvocato, se vi accorgeste che passano quasi tutto il giorno attaccati a internet a ciarlare di questo e quello? Cosa ne pensereste se leggeste nei loro blog decine di messaggi di pura fuffa etichettati simpaticamente come ?cazzeggio?? Se pubblicassero una decina di foto di pin up poppute e vi invitassero a votare la più arrapante? O se semplicemente sbrodolassero per lunghe paginate su come è stato difficile diagnosticare la causa dell?allergia della contessa Serbelloni, o di quali struggimenti comporta compilare l?F24 del ragionier Cazzaniga? Se vi tormentassero dicendo che hanno già visto l?ultima puntata dell?ultima serie americana e che ? ATTENZIONE! SPOILERISSIMO! ? nel post più sotto riveleranno il finale? O, peggio, se confessassero coram populo che oggi è lunedì, ieri ho fatto tardi, voglia di lavora? saltami addosso?

Tranquillizzatevi. I vostri professionisti di fiducia non faranno niente del genere, e la vostra fiducia in loro resterà intatta. Non vi regaleranno il loro tempo, perché il loro tempo ha un valore. Il loro è un lavoro. Se i nostri bravi lettori radical?chic sono più propensi a criticare i compensi dei fumettisti che le parcelle dei notai, è perché è giusto: i notai lavorano, i fumettisti no.
#8232;Per questo il mondo dell?editoria è ormai pieno di pubblicazioni ?amichevoli? e ?per la gloria? (simpatici eufemismi per non esplicitare che si regala il proprio lavoro e la propria fatica). E le Aziende, lietissime che noi regaliamo il nostro lavoro, sentitamente ringraziano. Ma perché porsi dei limiti? il prossimo passo sarà non più farci pubblicare gratis, ma farci pagare per pubblicare, come fanno quelle case editrici di nome (ma Aziende di fatto) che ?pubblicano? (meglio: stampano) romanzi e poesie a spese degli autori. "
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Penso ormai sia chiara da tanti miei precedenti interventi la stima che nutro per Medda come scrittore, inversamente proporzionale (e se vogliamo funzionale) al suo sparare nel mucchio come opinionista.
In questo lungo intervento di cui ho riportato lo stralcio finale conferma se stesso.

Partiamo dalla definizione di blog: "In informatica, e più propriamente nel gergo di Internet, un blog è un diario in rete" (wikipedia).

Quando ero alle medie il diario della mia compagna di banco (che sbirciavo spudoratamente sperando nel mio nome racchiuso in un gigantesco cuore rosso[:D]), era pieno di foto, citazioni, pensieri sparsi e sinossi adolescenziali di Beverly Hills 90210. Trovo dunque quanto mai appropriato e coerente col mezzo espressivo l'uso che oggi molti autori professionisti fanno del proprio blog: raccontare se stessi nei molteplici aspetti della propria persona (professionisti, recensori, fancazzisti).
E trovo piacevole, anche se personalmente non lo faccio mai, che venga data la possibilità (cosa che il sito di Michele Medda nega) di confrontarsi con i propri lettori apertamente tramite i commenti ai vari post.
è assurdo leggere che mi dovrebbe infastidire venire a conoscenza dell'esistenza di un blog firmato dal mio avvocato: il rapporto tra quest'ultimo e il sottoscritto è basato su precisi termini economico/lavorativi. Io pago per un lavoro. Finché questo lavoro viene portato avanti secondo le mie aspettative (e non mi interessa quanto tempo si utilizza per ottenere i risultati che pretendo) il tempo libero del mio collaboratore non mi riguarda.
Idem per il blog di Recchioni (perché possiamo non nominarlo, ma è -anche- a lui che Medda fa riferimento): leggendolo quotidianamente mi sono sempre chiesto come fa ad aggiornare il suo blog con tale frequenza e al tempo stesso portare avanti la scrittura di così tanti progetti contemporaneamente... eppure ci riesce. E finché i suoi datori di lavoro sono accontentati ben venga il suo "cazzeggio" nel blog. Che poi non tutti gli argomenti (videogiochi, pornografia) di cui parla mi interessino è un altro discorso, ma proprio non mi offende che lui nel suo tempo libero si racconti nel suo diario virtuale.

Concludendo.
L'idea che mi sono fatto è che Michele Medda appartenga ad una generazione di autori che alimenta una sorta di isolazionismo creativo cui internet (con tutti i pro e i contro della cosa) sta ponendo rimedio, portando gli autori a confrontarsi in maniera diretta con il proprio pubblico.
E sembra quasi spaventato all'idea che se l'Azienda e il mercato intuiscono che un autore ha il tempo e il mestiere per "sprecarsi" in un blog personale possano in qualche modo delegittimarlo di alcuni diritti e riconoscimenti economici e culturali.

Il discorso dell'editoria a pagamento è invece triste realtà della narrativa moderna Italiana con cui mi scontro quotidianamente.
L'opera prima del 90% degli autori è autoprodotta a condizioni contrattuali inaccettabili.
E di questo ha colpa sia l'editore, che non investe più su un prodotto perché lo reputa di qualità, sia l'autore che si piega a questo sistema.
Io scrivo un romanzo e ci metto:
- la creatività (non oggettivamente quantificabile economicamente)
- il relativo tempo e le relative energie (che per tutti hanno un prezzo)
E in più, quando sottopongo il mio lavoro ad un piccolo editore (perché gli editori maggiori non pubblicano esordienti e bla bla bla), mi sento dire che dovrò anche:
- pagare la stampa
- acquistare 150 copie
- rinunciare ai diritti per 8/10 anni
Cosa ottengo in cambio?
- la distribuzione
è scandaloso e, se non altro, sono contento che nel suo (per molti versi decisamente opinabile) intervento il buon Medda abbia almeno acceso i riflettori su questo paradosso.

A.


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MessaggioInviato: lun feb 18, 2008 1:48 pm 
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Segnalo semplicemente che il citato Recchioni, nel suo blog, replica puntualmente all'intervento di Medda.

Ciao

Teo


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Senza che ti sottrai: tu che ne dici? [:D]

Ciao,
Federica
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Non so se son peggio le balle oppure le facce che riescono a fare.


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MessaggioInviato: lun feb 18, 2008 4:49 pm 
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Posso dire che sono d'accordo con entrambi? [:D]

Comunque, mi pare che l'intervento di Andrea sia leggermente fuori fuoco: Medda non si focalizza sulla capacità di qualsivoglia fumettista di produrre materiale d'alto livello nonostante le "distrazioni" del caso, bensì sulla percezione che, dall'esterno, il non addetto ai lavori può avere della professione di scrivere/disegnare fumetti; il fatto che il fumettista in questione trascorra parte del proprio tempo davanti al computer, impegnato in attività più o meno futili, può legittimare l'opinione che tale fumettista "non lavori", o che "perda tempo". Va da sé che poi, a parlare, dovrebbe essere la qualità del prodotto finito, ma quando si parla di un'attività creativa com'è il fumetto è particolarmente difficile riuscire a quantificare il lavoro: esiste un tempo standard per scrivere la sceneggiatura di un albo di 100 pagine? E quindi, sotto questo punto di vista il mestiere del fumettista si presta a essere criticato con più facilità di altri. Medda si esprime con chiarezza: "Se passiamo troppo tempo in rete, impegnati in attività la cui attinenza col fumetto è tutta da verificare, a chi non ci conosce pare quasi che non lavoriamo" (specifico che non sono parole sue, ma mie); obiettivamente, mi risulta difficile affermare che sia un'opinione del tutto campata per aria. Tra l'altro, l'articolo di Medda è fortemente ironico, variamente interpretabile: del resto, egli stesso "perde" del tempo a mantenere un sito internet, e ad aggiornarlo piuttosto di frequente con articoli che di sicuro non "butta giù" in 5 minuti. Più che criticare il modo in cui i fumettisti "perdono tempo", se la prende con chi si aggrappa a tutto pur di sminuire la professionalità di chi nel mondo del fumetto ci lavora, cercando anche di sopravviverci. E mi pare che la parte finale dell'articolo faccia ben capire a chi sono dirette la simpatia e la solidarietà di Medda.

Ciao

Teo


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MessaggioInviato: lun feb 18, 2008 5:00 pm 
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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by rimatt</i>
<br /> Comunque, mi pare che l'intervento di Andrea sia leggermente fuori fuoco: Medda non si focalizza sulla capacità di qualsivoglia fumettista di produrre materiale d'alto livello nonostante le "distrazioni" del caso, bensì sulla percezione che, dall'esterno, il non addetto ai lavori può avere della professione di scrivere/disegnare fumetti; il fatto che il fumettista in questione trascorra parte del proprio tempo davanti al computer, impegnato in attività più o meno futili, può legittimare l'opinione che tale fumettista "non lavori", o che "perda tempo".
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

E' esattamente quello che ho detto scrivendo:
"(Medda) sembra quasi spaventato all'idea che se l'Azienda e il mercato intuiscono che un autore ha il tempo e il mestiere per "sprecarsi" in un blog personale possano in qualche modo delegittimarlo di alcuni diritti e riconoscimenti economici e culturali."

Perché leggermente fuori fuoco? [:)] Abbiamo detto la stessa cosa!
Quello che imputo a Medda è il nascondere una sua paura dietro la critica ad un approccio a internet (e al pubblico) diverso da quello da lui prescelto e per di più con tesi ed esempi poco pertinenti e convincenti.

A.



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MessaggioInviato: lun feb 18, 2008 6:39 pm 
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Non so... Io vedo molto sarcasmo, nell'articolo di Medda: è provocatorio, dice una cosa per intenderne un'altra. Non mi sembra che sia mai messo in discussione il diritto di chiunque (commercialista o "fumettaro" che sia) di tenere un blog, quanto piuttosto il fatto che si possa criticare un fumettista perché tiene un blog. Però mi rendo conto che rischio di spingermi troppo in là nella mia esegesi Meddiana... Va a finire che in quest'articolo leggerò cose che Medda non aveva mai pensato di dire! [:I]

Ciao

Teo


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MessaggioInviato: lun feb 18, 2008 11:26 pm 
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Ti dirò, Teo, io tutto questo sarcasmo non riesco a vedercelo. Concordo perfettamente con la conclusione tratta (col solito acume) da Andrea:
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by Andrea</i>
<br />L'idea che mi sono fatto è che Michele Medda appartenga ad una generazione di autori che alimenta una sorta di isolazionismo creativo <b>[cfr. anche, tra i tanti esempi, la sua <i>Guida all'Autore bastardo</i>, aggiunta mia]</b> cui internet (con tutti i pro e i contro della cosa) sta ponendo rimedio, portando gli autori a confrontarsi in maniera diretta con il proprio pubblico.
E sembra quasi spaventato all'idea che se l'Azienda e il mercato intuiscono che un autore ha il tempo e il mestiere per "sprecarsi" in un blog personale possano in qualche modo delegittimarlo di alcuni diritti e riconoscimenti economici e culturali. <hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote"> Fermo restando che neanche a me il blog di Recchioni - visto che Medda lo chiama così esplicitamente in causa - piace chissà come, a parte i post più "tecnici", ma grazie a Dio ho facoltà di scegliere se leggerlo o meno, come lui di impostare il suo spazio personale sul Web come più gli aggrada né, <i>soprattutto</i>, trovo possa inficiare in nessun modo la sua professionalità.

Ciao,
Federica
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MessaggioInviato: mar feb 19, 2008 12:57 am 
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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by Andrea</i>
<b>Tranquillizzatevi. I vostri professionisti di fiducia non faranno niente del genere, e la vostra fiducia in loro resterà intatta. Non vi regaleranno il loro tempo, perché il loro tempo ha un valore. Il loro è un lavoro. Se i nostri bravi lettori radical?chic sono più propensi a criticare i compensi dei fumettisti che le parcelle dei notai, è perché è giusto: i notai lavorano, i fumettisti no. </b><hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

Cioè, secondo te/voi questo passaggio NON è sarcastico? [:0]

Ciao

Teo


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MessaggioInviato: mar feb 19, 2008 10:32 am 
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Iscritto il: lun dic 04, 2006 11:38 pm
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Sì, ma in generale il sarcasmo dell'intervento mi sembra inerente la forma più che il contenuto, è, come in generale accade, un modo per esprimere determinati concetti seri di cui è convinto. E sul contenuto non sono del tutto d'accordo.

Ciao,
Federica
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MessaggioInviato: mar feb 19, 2008 11:30 am 
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Iscritto il: lun nov 20, 2006 10:46 pm
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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by Fedylaniata</i>
<br />Sì, ma in generale il sarcasmo dell'intervento mi sembra inerente la forma più che il contenuto, è, come in generale accade, un modo per esprimere determinati concetti seri di cui è convinto. E sul contenuto non sono del tutto d'accordo.

<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

Quoto.
La differenza tra l' ironia e il sarcasmo sta nella quantità di veleno. [:D]
Citazioni a parte.
Il discorso di Medda, al di là dell'impostazione retorica scelta, anche dal mio punto di vista, non si regge sui contenuti.

A.


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MessaggioInviato: mar feb 19, 2008 1:05 pm 
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Iscritto il: dom mag 13, 2007 3:52 pm
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secondo me medda,che stimo davvero come artista,come uomo gli rode qualcosa che ancora non ho ben capito..c'ha sta fisma del radical chic,del politically correct,del this chip of cock('sta ceppa de..)...non ho capito cosa..ma qualcosa lo infastidisce altamente a livello anche personale..

cosa fanno le streghe al mare da bambine?i castelli di sabba!!


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MessaggioInviato: lun feb 25, 2008 12:58 pm 
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Iscritto il: lun nov 20, 2006 10:46 pm
Messaggi: 1585
Risposta (stralcio) di PAOLA BARBATO, all'articolo di Michele Medda:
----
Tu critichi L?Azienda ma pretendi L?Autore.
L?autore è quello che fa l?opera d?arte che poi il consumatore consuma.
E L?Autore, secondo te:
a) non deve avere contatti con il consumatore
b) non deve spiegazioni al consumatore che non ha saputo apprezzare quello che ha consumato (magari perché nessuno gliel?ha spiegato, e non tutti nascono imparati, sai?)
c) non deve presentarsi al mondo come essere umano ma come entità astratta.
Insomma, in poche parole L?Autore si deve chiudere nel suo eremo dorato o bronzeo o di latta (a seconda che lavori in proprio, per un?Azienda Illuminata o per L?Azienda), estrudere la sua arte e come la colomba dello Spirito Santo lasciare che scenda su di noi e con noi rimanga sempre.
Giusto?
Non è come lavorare in miniera, radical-chic, la vile moneta ecc., tutto molto divertente.
E infine L?Autore deve dimostrare orgoglio e dignità.
Deve essere irraggiungibile.
Inattaccabile.
E se lo attaccano fatti loro, L?Autore non risponde, non sente, non interagisce.
Ops. Ho usato il suffisso maledetto: -inter (al di là dei nostri antichi dolori e attuali palpitazioni).
L?Autore non deve avere un blog. E tra le mille frecciate al RRobe ne ho trovata una di cui mi sono beatamente appropriata e guai a chi me la tocca:
?O se semplicemente sbrodolassero per lunghe paginate su come è stato difficile diagnosticare la causa dell?allergia della contessa Serbelloni, o di quali struggimenti comporta compilare l?F24 del ragionier Cazzaniga??
Ah, questa sono io! Sissì, sono io che ho fatto la blog-cronaca del mio romanzo e che ho passato pagine a struggermi per il titolo (che mi hanno cambiato), per la copertina (che mi hanno cambiato), per il tempo che non avevo (e questo mi ha marchiata come lamentosa, visto che altri fanno le stesse cose che faccio io e non se ne lamentano ?poi magari nel frattempo non partoriscono, non allattano, non si trasferiscono, hanno i soldi per pagare una baby-sitter a tempo pieno e non sono in bancarotta, ma vabbè) ecc. ecc.
Io non dovrei avere un blog.
Dovrei essere un?Autrice, algida, distaccata, che scrive editoriali ma non legge i forum e schifa i blog degli altri, che produce arte ma non va al cinema, che riceve domande ma non risponde. Mai. Perché il lettore non è degno di risposta. Nemmeno se è lui che mi fa campare ?male- acquistando quello che faccio io.
Insomma, se sono Autrice non posso essere persona, non posso aver voglia di parlare del mio lavoro, di avere contatti con i lettori, che se a suo tempo ci fosse stato Internet e King avesse scritto un diario man mano che partoriva un libro vedevi che accessi!!!
Per avere un blog privato mi devo camuffare, fingere di non essere io, fingere di non fare il mio lavoro, fingere?
Ma, scusa, perché?
Il blog privato ok, ma solo perché ho sperimentato che nemmeno lo 0,1% riesce a distinguere la professionista dalla persona e quindi se ho la crisi dei 40 mi chiedono conto del finale di ?Oltre quella porta? (cheppalle).
Ma quello pubblico?
Ti sfugge un dettaglio palese a tutti noi? Scrivere un blog MI PIACE.
Mi piace, mi diverte, e MI FA PIACERE avere un contatto con i lettori.
E? una colpa? Perché un?Autrice? ma questa definizione mica è mia. Non è scritta col sangue o scolpita sulla pietra, è il TUO concetto di come ci si dovrebbe comportare.
E dopo essere andata fuori tema 12.000 volte ci arrivo: tu esprimi opinioni individuali, ma spesso tiri dentro gli altri come se fosse un dato di fatto che se non fanno come faresti tu sbagliano. Come mia madre, e mia madre va per gli 80. Non le piace come educo mia figlia, eppure ha davanti uno specchiato esempio dei risultati della SUA educazione. Ma insiste. Io e il RRobe e (troppi) altri sbagliamo? No, io e il RRobe (e infiniti altri) facciamo le cose diversamente da te. E se pubblichiamo poppe e appendici pendule (ci arriverò) non siamo meno autori degli altri, ne? meno seri. Come a dire che se ti vesti come uno sciamannato non sei un signore. Be?, ci sono più signori e signore di quanto non si creda nell?ambiente.
E se si divertono a pubblicare gli SPOILERISSIMI e a litigare con il lettore medio, quello massimo e -ahimè- quello minimo fatti loro.
Quello che esce in edicola e in libreria con la loro firma è quello che conta.
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Applauso.

A.

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MessaggioInviato: lun feb 25, 2008 1:03 pm 
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Iscritto il: dom ott 08, 2006 12:46 pm
Messaggi: 4831
Non credevo che si creasse una solfa tale attorno a questo argomento.



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Dagli occhi vermigli grondano oramai
lacrime sanguigne, per tetri calamai.


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