Io sono cresciuto con i Comics americani dove snaturare il personaggio è quasi parte del marketing di un editore.
Lo ha fatto Miller con Daredevil.
Lo ha fatto Ennis con quasi tutti i personaggi non suoi cui ha messo mano.
Lo ha fatto Straczynski con Peter Parker.
Ma in Italia è diverso l'approccio del lettore al fumetto.
Io, tendenzialmente, sono per il potere dell'autore sul personaggio.
Per fare un esempio parzialmente off-topic: Recchioni ha un ottimo controllo sul personaggio David Murphy, mentre John Doe sembra a volte prendere il sopravvento sui due scrittori (senza che la cosa porti necessariamente a risultati negativi).
Questo non va confuso con il potere del personaggio sulla storia (anche se con Sclavi molto spesso bastava ed avanzava).
In Dylan, però.
Ci sono dei limiti (il cui controllo ipotizzo ormai essere appannaggio di Marcheselli) che non vanno superati e sono i paletti accennati da Vace.
E buona parte di questi limiti sono imputabili alla struttura editoriale della serie, totalmente priva di una sua continuity.
Perchè un Nathan Never (almeno fin dove l'ho letto io) si è molto evoluto e snaturato, in maniera piuttosto graduale oltre che dichiarata, rispetto ai primi numeri della saga.
Dylan, per quello che ci ha offerto in termini di continuity, è rimasto quello di 20 anni fa, dunque è maggiormente richiesta dai lettori una giustificazione a reazioni che non gli appartengono.
A.
<hr noshade size="1">
http://dallacantina.blogspot.com