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Khor è davvero un prodotto indecente. Non ho altre parole per definire questo fumetto.
L'assoluta mancanza di una capacità di coordinamento narrativo; o, forse, l'assoluta incapacità di tessere una narrazione, sono i principali e fondamentali difetti di Khor.
Khor non esiste come narrazione, qualunque sia il momento e la modalità scelti per costruire qualcosa che abbia un senso compiuto.
Per essere più precisi, Khor assomiglia molto ad un tentativo, a mio giudizio catastrofico, di avvicinare alla narrazione per immagini anche i non addetti ai lavori.
L'eroe di turno deve salvare la sventurata di turno. Caratterizzazione del protagonista zero; caratterizzazione dei personaggi zero.
I flashback che vorrebbero rendere comprensibile l'antefatto rendono la narrazione a dir poco farraginosa e confusa. Si torna indietro e poi avanti con indelicate vignette, pensieri buttati senza una sintassi. A volte i disegni a piena pagina hanno il solo scopo di nascondere le careze sintattiche e narrative, spostando l'attenzione sull'apparato grafico, seppur buono. La psicologia di Mastro Nano è scarabocchiata: vorrebbe essere un amico, pure ironico. Ma l'ironia si trasforma in ridicolaggine, dove l'alchimia tra i personaggi, necessaria al fine di costruire un rapporto che funzioni, è assolutamente distorta. Khor viene costruito confusamente, il Nano resta poco più che un abbozzo. Sappiamo, in sostanza, che cosa ci volevano comunicare gli sceneggiatori, ma dobbiamo rintracciarlo attraverso una comunicazione narrativa pervertita e distorta fino alla totale mancanza delle elementari basi di qualunque narrare. Qui non si tratta di difetti, di problemi "relativi a", qui è assente proprio la grammatica per imbastire una sceneggiatura.
I pensieri di Khor, dei personaggi, vengono espressi spesso dalle didascalie che, invece di rendere più intimistico e visivo il racconto, lo confondono, lo smarriscono.
Ancora. Spesso il ritmo è tipico del videogame, come nel caso del lancio delle frecce a pag. 61: "E uno", "Due", "E ora gli altri", ottenendo l'effetto di una banalizzazione ulteriore invece che di una fluidità auspicata. La fluidità è banalità o toruosità, non esistono vie di mezzo in Khor.
Ma non mancano le frasi fatte, quelle ti colpiscono in un occhio proprio mentre pensi che ormai tutto il possibile scempio sia stato mostrato: pag. 80, Khor :"Pensavo che entrare in questa fortezza fosse più difficile"; Zhuleya :"Entrarvi è facile... difficile è uscirne".
E come spiegare la presenza de "La ballata degli impiccati" di Villon? Nulla di più estraneo. Soltanto, ulteriore ingrediente di un minestrone di carta.
Ma non voglio andare oltre. Mi porterebbe davvero troppo lontano, l'analisi di questo Khor.
<hr noshade size="1">Temo di essere frainteso. Forse ho raggiunto il mio obiettivo.
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