SPOILER
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Eraserhead:
Ho notato un Groucho diseganto in maniera molto "Casetiana", vedere vignetta 1 pag.71 per credere.<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">Io Casertano l'ho intravisto anche nella terza vignetta a pag. 53, con quella classica distorsione che mi ricorda molto storie come "Apocalisse" o "La casa degli uomini perduti". Inoltre ho intravisto anche Piccatto nei volti infuriati: quello del pupazzo nella seconda vignetta a pag. 5 e quello di Madelyn Caine a pagg. 40-41.
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">GiovanePioniere:
la prima parte gialla-horror e la seconda principalmente comica, fantasticamente veloce e parodistica nei confronti delle manie umane...perchè si sa: accumulare è effettivamente una specie di nevrosi, atta a placare l'ansia con gesti ripetuti e ricerche che ci distraggano i nervi[...].<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">Durante la digressione del capitano Babbit sul collezionismo mi è venuto da pensare al film di Moretti "La stanza del figlio": lo psicanalista Giovanni/Moretti in realtà non cura i suoi pazienti, parla semplicemente con essi. E putroppo questi restano puntualmente delusi perché si aspettano da lui la soluzione alle loro patologie, la verità dal taglio sartoriale che calzi loro su misura. Non avendo risposte consolatorie che possano placare la loro (per quanto possibile, accresciuta) ansia dopo ogni seduta questi scendono nel negozio sotto lo studio e comprano qualcosa. Non avendo trovato le risposte dallo psicanalista i pazienti per sentirsi bene le cercano negli oggetti. Ma gli oggetti sono silenziosi e non forniscono risposte, bensì sono essi stessi una risposta.
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Qui si scherza sul collezionismo, sul nerdismo più estremo , sui nostri desideri e sul fatto che riversiamo tanta della nostra vita in oggetti (che spesso servono solo a sbandierare il nostro status) che alla fine gli oggetti prendono vita da soli.<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">Molto vero, sono d'accordissimo.
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">KhA? ronT:
non ho capito perchè i thunderpets dopo aver detto ESPRESSAMENTE a dyd " devi distruggere le carte è l'unico modo" le mettono in un museo.<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">La risposta che mi sono dato è che è Dylan, un umano, a poter distruggere un "collectible". Questo gesto non potrebbe essere compiuto da un altro "collectible" perché la cosa equivarrebbe a una sorta di omicidio, trattandosi di esseri appartenenti alla stessa categoria diciamo "dimensionale", mentre il museo rappresenta una sorta di prigione o di ergastolo, in cui i "collectible" Monsterribles, appartenendo a tutti, di fatto non appartengono più a nessuno (capovolgendo il ragionamento dal punto di vista del capitano Babbit: i Monsterribles vengono privati della propria collezione <in quanto non c'è più nessuno che possegga le loro cards> e questa cosa per un collezionista equivale alla morte in vita).
Ma questa è solo la risposta che io mi sono dato, se ce ne sono di migliori ben vengano.
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Cyber Dylan:
Siamo in presenza di un giallo con soluzione soprannaturale. E non va bene: i gialli richiedono soluzioni razionali e credibili. Mettere soluzioni soprannaturali dovrebbe essere proibito per legge! Il lettore ha l'impressione di essere stato preso in giro.<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">Non sono d'accordo, anche "Il mistero di Sleepy Hollow" è un giallo soprannaturale e lì le cose filano abbastanza bene. Inoltre in questa storia Medda pone la questione sul duplice versante reale/soprannaturale, mettendosi al riparo le spalle: è vero che Watkins è stato assassinato sotto l'influenza di Takurr, ma è anche vero che l'esecutore materiale dell'omicidio è stato Newman (con un costume da Takurr indosso). Diciamo che la parte soprannaturale è un di più che potrebbe essere estromesso dalla mera trama giallistica, facendo funzionare egualmente bene le cose: c'è astio fra Watkins e Newman per la questione della spada laser acquistata da quest'ultimo, ma poi Watkins si rifà entrando in possesso del raro "Fierce Takurr". Newman lo vuole a tutti i costi e ammazza Watkins. Idem per Madelyn Caine che ammazza Newman. Idem per Philip Boyd che ammazza Reggie e Edwina per le card già vendute dei Monsterribles. La "psicosi del collezionista" dilaga e conduce all'omicidio. La trama giallistica sta in piedi ottimamente anche così, ma ad arricchire il tutto c'è il versante soprannaturale che offre la sovraspiegazione dei "collectible" che in realtà sono i veri collezionisti, etc. etc. etc. Cosa c'è di così sbagliato in tutto questo?
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">C'è divertimento, c'è brillantezza, c'è levità... C'è il Dylan IRONICO che in genere si vede a ogni morte di papa.
Gli sceneggiatori dovrebbero ricordare, ogni tanto, che Dylan non è solo pistolotti + prediche + retorica, ma anche ironia. Io preferisco di gran lunga storie divertenti come questa al pesantissimo e serio (anzi, serioso) Dylan della Barbato.<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">
D'accordissimo sulla prima parte, però anche il Dylan di Barbato riesce ad essere eccellente (quando ci riesce) seppure toccando altre corde e altri interessi. L'importante è lavorare bene. Sulla pesantezza retorica aggiungerei l'esordiente Enna che non scherza affatto. In tutti i sensi.
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">vace:
Il fatto è che tutta questa gente STRANA esiste davvero (e il bello è proprio il fatto che sembrano personaggi ancor più fantastici dei protagonisti di una saga fantasy) e Medda ci scherza su, li prende in giro [?]. Son effettivamente tutti personaggi pittoreschi, sì, ma anche dannatamente reali [?].<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">
D'accordissimo anche su questo, l'avevo pensato pure io: Dylan in molte storie (in molte delle ultime storie) sembra muoversi fuori dal tempo e dal proprio tempo, avulso dalla realtà. Veramente diventa come la pedina del gioco di Di Gregorio: c'è lui, c'è una donna, c'è un qualche cattivo o male cui porre rimedio. Fine. La realtà è accuratamente tenuta a margine della narrazione, mentre qui la realtà è prepotentemente al centro. Alcuni personaggi sono immersi in apnea nella realtà dei fumetti, delle riviste e in genere del ciarpame gadgettistico (i gestori di Yikes!, o Lea, o Boyd), altri sono addirittura iperrealistici (l'avvocato cui fa cenno Lea ad inizio di storia o il ladro che sarebbe pronto a vendere la sorella), altri sono smaccatamente caricaturali, a controbilanciare i primi ed a mostrare la sbalorditiva contiguità fra l'assurdo ed il plausibile (il detective Purvis e l'invisibile Lepin) e altri se è possibile evolvono da un primo livello indefinito alla favola grottesca (Freddy Mullen e il suo "medaglione"). La sensazione che se ne ha è quella di un realismo (di un "come se...", non di una realtà) opprimente, come i raccoglitori e i giocattoli di cui crollano gli scaffali dei collezionisti. Inoltre, come ha già scritto vace, questo realismo riesce ad ottenere anche un effetto straniante e stralunato poiché gli unici personaggi che sembrano restare sulla stessa lunghezza d'onda di una realtà comunemente intesa e condivisibile sono Dylan (ci tornerò in seguito) ed i fini pensatori ed analisti Thunderpets, appunto dei personaggi immaginari! a volte si dice che la realtà riesce ad essere più incredibile dell'incredibile e la storia sembra avvalorare questa tesi, ma si va persino oltre: è l'incredibile che riesce ad essere più reale del reale! A questi primi personaggi "sulla stessa lunghezza d'onda della realtà comunemente intesa e condivisibile" si possono aggiungere anche Groucho (ed è paradossale pensare che la sua insensatezza possa rappresentare un baluardo di normalità in una realtà così tanto più insensata ed inverosimile) e Bloch (che tuttavia insospettabilmente si mette a parlare di cosplayer, di Coldplay e che dice a Dylan che non ci sono novità salvo l'identità dell'omicida di Newman!!!).
Riguardo Dylan: anch'egli ad un certo punto inizia a non essere più sintonizzato sulla realtà, da quando inconsapevole si appropria del Takurr a casa di Newman e diventa (o sta per diventare) anch'egli un collezionista. Questo vuol dire che anch'egli sta per diventare meno realistico di un coniglio aviatore che esclama alla volta di Antoine de Saint Exupery e sta facendo da contrappunto a quest'ultimo: il reale scivola nell'immaginario (la dimensione del collezionismo) e l'immaginario scivola nel reale (con l'ingresso dei Thunderpets e del ciclope Paul nella "reale realtà", dove essi non sono più che dei pupazzetti o delle immagini di una pubblicità televisiva, abolendo il tabù del non entrare in contatto con "dimensioni" diverse dalla propria). Inoltre nel momento in cui Dylan diventa, sebbene a sua insaputa, collezionista, diventa anche oggetto da collezione (sempre rifacendosi al discorso del capitano Babbit); questa cosa, il Dylan "uomo oggetto" è testimoniata nella storia in due punti: nella seconda vignetta di pag. 20, in cui Edwina regge in mano un fumetto di Dylan Dog, e nella prima vignetta a pag. 54, dove sulla targhetta di Craven Road 7 si legge Dylan Dog scritto non con i consueti caratteri gotici, ma come appare sulle copertine degli albi. Purtroppo anche nel suo universo Dylan Dog resta un fumetto e come tale passibile di collezione.
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Ema:
Pag.85 tavola 4, il capitano Rabbit afferma: "Beh, voi umani vi accoltellate per un parcheggio o per una partita di calcio... Non per offendere, ma siete "terribles" anche voialtri...". Ebbene, una filippica di questo tipo non è accettabile da nessuno.<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">Che esagerazione, si è visto molto peggio! Anzi mi è sembrata una tirata d'orecchie piuttosto discreta, non così insopportabile.
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Ancora una volta la collana cade nella trappola letale di spiegare<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">Mica tanto, dopotutto non si fa accenno alla realtà dei personaggi "immaginari", da dove vengono, come etc. E poi credo che quando un coniglio a cartoni animati entra in contato con un essere umano una spieazione sia più che necessaria, no? (Salvo per "Chi ha incastrato Roger Rabbit?").<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">nella tentazione di impartire lezioni<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">Non mi è sembrato<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">e di mettere nero su bianco ciò che dovrebbe emergere naturalmente dalla lettura, quindi restare sottinteso.<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">Molte cose restano sottintese e a ben guardare viene spiegato lo stretto necessario per dare un senso della vicenda.<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Mi sento piuttosto di lanciare un allarme: insieme a LA SAGGEZZA DEI MORTI (ovvero: i defunti sono più lungimiranti, umani, comprensibili, insomma migliori di noi poveri vivi), Michele Medda lancia ancora un messaggio (con questo siamo a due) e mostra un graduale scivolamento nella retorica che deve frenare subito se vuole tornare a grandi livelli.<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">Tutta questa retorica come ho già scritto non la vedo, semmai mi sembrava più presente in "Reality Show", ma se guardi al passato non dirmi che "La prigione di carta" era esente da retorica!<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Non delude Saudelli, di cui resto fan, non fosse altro per l'ammirevole cura di dettagli e sfondi delle tavole: in ambienti intasati come questi (il trovarobato dello Ykes!, le case dei collezionisti) non solo ne esce egregiamente, ma regge anche con classe il gioco meddiano dell'autocitazione fumettistica (es: pag.71, ultima vignetta: Dylan diventa un cartoon).<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">Non mi sembra Dylan diventi un cartoon, però è vero che la sua espressione è molto caricata, come anche quella di Boyd nella penultima vignetta di pag. 88.
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