<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by Triss</i>
<br />Se parli di Dylan Dog è un conto, se parli del fumetto in generale è un altro.
Mi pare di capire che per te "una ventata di ottimismo" è riferibile a DD. Ma Dylan Dog non nasce come fumetto ottimista e neppure, forse, pessimista ( per quanto si avvicini di più a questo ), quanto come fumetto riflessivo. è ovvio che poi la vena pessimistica del suo creatore ne ha forgiato alcune fondamenta imprescindibili. è inevitabile. Altrimenti sarebbe Tex ( per dirne uno, ma manco tanto sbagliato)![;)]
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">
Sul fatto che sia un fumetto che induce inevitabilmente alla riflessione hai indubbiamente ragione, Triss. Non è però una scelta obbligata quella del nichilismo. Per meglio dire: da una riflessione possono scaturire anche delle speranze finali, alla luce dell'analisi di un fenomeno come un tema sociale. Certe volte ho l'impressione, dopo aver letto una storia di DD, che affrontare una determinata tematica sia come entrare in un vicolo cieco: l'autore (anzi, gli autori, su impronta di Sclavi) nn presentano, nn dico una soluzione al problema (che farebbe perdere espressione artistica al fumetto facendolo divenire una sorta di saggio), ma nemmeno un seppur minimo barlume di speranza, nn lasciano intravedere neppure la più flebile luce alla fine del tunnel.
E questo secondo me, è un po' deprimente...
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"Non permettere mai a nessuno di dirti che non sei in grado di fare qualcosa, nemmeno a me...Perchè quando gli altri non ne sono capaci, lo dicono a te che non lo sai fare...Se hai un'idea inseguila e non guardare in faccia a nessuno."
From: La ricerca della felicità
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