Tratto da un'intervista linkata dal sito di Medda:
<b>MM: Non considero le storie che scrivo una tribuna da cui esternare i miei pareri sui massimi sistemi, e comunque non ho verità rivelate da proporre. Non credo nemmeno nel detto ?tutto è politica?, in base al quale le opinioni di un autore sarebbero sempre evidenti. Non ci credo perché il lavoro dello scrittore ? meglio, del bravo scrittore ? è quello di ?saltare la barricata?, di adottare punti di vista diversi. Come scrittore, il tuo scopo è di far vivere sulla carta persone diverse da quello che sei nella vita di tutti i giorni: quando scrivi diventi una donna, diventi un poliziotto, diventi un serial killer, un robot, un extraterrestre e chissà cos?altro. Più riesci a entrare nel loro punto di vista, più ti allontani dal tuo, e meglio farai il tuo lavoro. Cerco il punto di vista dei personaggi, e questo vale anche da lettore. Se quando leggo una storia non trovo il punto di vista dei personaggi, ma quello dell?autore - e purtroppo a volte capita - butto via l?albo, letteralmente. </b>
Voi che ne pensate? Concordo che ogni personaggio deve avere il suo punto di vista, ma non credo sia sbagliato che dal confronto fra i vari personaggi non si possa cmq esprimere la propria idea... come del resto, a mio parere, Medda delle volte fa.
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Imp è la carità combattuta e paziente che in sé ci accoglie
(dal vangelo secondo Dario)
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