<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Dario84
Dylaniato mesmerizzato
84 Posts
Posted - 06/26/2007 : 12:48:53
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Questa storia è né più né meno che un incubo e secondo i meccanismi dell'incubo non c'è soluzione, solo il ritorno ossessivo e martellante di situazioni decontestualizzate, personaggi ed elementi decontestualizzati. Ma secondo i meccanismi della paura quando sembra che ci si sia riusciti a svegliare e ad aver riafferrato il senso della realtà ecco che l'incubo non è finito ma è appena cominciato.
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">
Questo è il punto focale dell'opera di Sclavi ed è la summa di tutta la sua attività di narratore: come ne "La circolazione del sangue", il suo capolavoro, dove il protagonista inizialmente muore ma in realtà è costretto a vivere un'eterna agonia senza fine oltre la morte, così in "Ascensore per l'inferno" la fine segna in realtà l'inizio di un incubo (ed in effetti la fine può benissimo riallaciarsi all'inizio andando così a creare una situazione infinita ed eterna). La differenza è che in questa storia, ovviamente molto più leggera rispetto al romanzo precedentemente citato, Sclavi non riversa sulla carta i suoi incubi e le sue frustrazioni ma celebra, proprio come dice Dario84, con i "topoi" dell'incubo, o meglio i suoi "topoi", la sua creazione che l'ha reso celebre come il più grande ed acclamato sceneggiatore italiano - appunto - dell'incubo.
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Inoltre fra le righe ci vedo anche un messaggio positivo da parte dello stesso Sclavi: nell'ultima vignetta secondo me quel "Cominciamo." non è semplicemente l'inizio del processo, ma un nuovo inizio per la testata, un segno di rinnovamento. Dylan nel proprio incubo, attraversando le strade maestre degli incubi da lui vissuti nei suoi 20 anni di vita editoriale, si emancipa da essi e dal proprio passato, attua una catarsi (ecco forse perché nella storia, fortunatamente, non veniamo a conoscenza di uno degli altri ormai scomodi frammenti di vita passata del Nostro; inoltre nei vari frammenti Dylan si stacca da tutto ciò a cui è stato sempre legato: prova a telefonare a Bloch, ma lui non c'è, Groucho svanisce sotto il suo naso, Botolo se ne va, la Donna giace sul letto e irrimediabilmente Dylan non la vedrà più).<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">
Questa è una riflessione molto interessante anche se non so quanto alla fine possa risultare veritiera; comunque mi soddisfa e ti dirò che piace molto anche a me intenderla così...[:)
Un'altra citazione importante che vi è sfuggita (pg.74, dove Dylan prende il volo con il suo maggiolino) è la macchina volante di "Roy Mann", a sinistra di Dylan, il grandisimo fumetto di Sclavi&Micheluzzi pubblicato negli anni '80.
Per il resto ho poco altro da dire: la lettura è estremamente piacevole, una celebrazione totale di tutte le CARATTERISTICHE DELLA SCENEGGIATURA SCLAVIANA (luoghi comuni compresi, come diceva qualcuno in precedenza, citando "la classe dirigente") in un divertente e allo stesso tempo terrificante "amarcord" onirico..con un finale degno di essere chiamato "dylandoghiano", finalmente.
Ciononostante siamo comunque lontani dalla brillantezza dello Sclavi di 15-20 anni fa, il periodo del suo massimo splendore: nonostante condivida molti dei punti analizzati da Dario84 nel suo post, "sento" però al tempo stesso una stanchezza/svogliatezza da parte dell'autore nello scrivere che va via via sempre più aumentando (banale dire che spero di sbagliarmi).
E una sofferenza - ma queste sono libere interpretazioni personali - permanente: non riuscirò mai, nelle storie del Tiz, a discernere l'autore dal suo personaggio.
Pg.79 (con Botolo): "E' come se non mi avesse visto...come se non esistessi più..."
pg.83 (con Block e Groucho): "Anch'io..anch'io non so se sono ancora vivo...non sento più neanche la fame e la sete, ormai..non sento più niente...sto per morire...se non altro forse conoscerò il più grande mistero dell'universo: che cosa c'è di là...o forse no..non avrò neanche questa consolazione...non saprò neanche se c'è il niente...perchè anch'io sarò...niente!"
In quest'ultimo pensiero tragico, struggente si fa spazio per un istante un'idea positiva, un qualcosa che potrebbe regalare al protagonista una piccola soddisfazione ("conoscerò cosa c'è di là") ma questa scintilla di pseudofelicità viene subito distrutta dal pensiero più angoscioso che possa esistere "No..perchè anch'io sarò niente!"). Un classico dello Sclavi romanziere.
pg.11 (sul'isola): la solitudine è ampiamente rappresentata, supportata dai dialoghi ("Sono debole...e ho sete..e sono..sono...<font size="3">SOLO!</font id="size3">")
pg. 65 (la rappresentazione di tutte le donne) Lei: "Anche a me piacerebbe non andare, amore mio...ma è il destino"
pg.67 Dylan se ne va con uno struggente "Addio, amore mio. Addio, amori miei"
Qualche curiosità per concludere:
di solito, per quanto riguarda il numero di vignette per albo, ci si aggira sulle 500 di numero in media (su ammissione dello stesso Bonelli mi sembra che la media per tavola fosse di 5.5).
Diamo per scontato che questa avventura sia stata creata volutamente così, con pochi dialoghi e con molto spazio alle immagini ma...
dovremmo anche avere un record per il minor numero di vignette in un albo di 94 pg., e cioè solo 466 (sarà un caso questo 66?[:0]) con una media di neanche 5 vignette per tavola; fate conto che una delle storie più "piene" e complesse di Dylan qual'è "Il guardiano della memoria" ne contiene 584 quindi ben 118 in più; tenendo sempre conto che siamo con un coefficiente di 5.5 vignette per tavola è come se la storia di Ambrosini contenesse ben 20 pagine in più rispetto a questa. E' un discorso che non va accostato ad un un fattore artistico o qualitativo, sia chiaro...è solo una curiosità.
E ancora: altro record dovrebbe essere il numero di vignette nere (ben 22) e ultimo ma non per ordine di importanza....
ben 198 vignette risultano essere senza dialoghi, pari al 42% della totalità dell'albo.
Andate in pace.
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E poi sospeso tra i vostri "Come stai?", meravigliato da luoghi meno comuni e più feroci,
tipo "Come ti senti amico... amico fragile... se vuoi potrò occuparmi un'ora al mese di te"
F. De Andrè - Amico fragile
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