N.246 LA LOCANDA ALLA FINE DEL MONDO
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Masiero c'è. Non capisco proprio la pioggia di critiche nei confronti di questo scrittore quando, esattamente gli stessi che gli gettano addosso la croce, mi sembrano ingoiare risultati molto peggiori a firma di altri senza colpo ferire. Intendiamoci: finora il ragazzo non è un genio (ma siamo ancora alle prime storie), si conferma però un mestierante dalla mano ferma che, alle prese con una storia media, evita accuratamente gli scivoloni clamorosi di altri (facciamo un pò di nomi: Ruju e De Nardo). Nello specifico, l'albo soffre narrativamente di alcuni passaggi macchinosi (praticamente incomprensibile la "spiegazione" della presenza di Dyd nella locanda) e una tendenza alla semplificazione palese (ultima vignetta: fine della storia, spunta il sole!), ma mi pare innegabile che possieda qualche freccia al suo arco. Ci sono alcune ideuzze, trovate sotterranee che costellano una storia classica e la rendono godibile. Tra queste: il riferimento amaro ai "bei tempi andati" (dialogo iniziale tra Dylan e Gordon), che sottintende un passato sofferto lasciato inesploso, il discorso sull'orrore sociale reso attraverso metafore tradizionali ma divertenti (l'uccisione dei nobili = caccia alle streghe, la paranoia della guerra = lupo mannaro), lo scambio di "insulti" tra Dyd e i suicidati (il nostro tenta la morale ma è appellato anch'egli idiota, aprendo una finestra tramica sull'eventualità della sua morte, cfr. N.27 TI HO VISTO MORIRE), infine la vergogna dei trapassati che preferiscono raccontare di essere morti ammazzati piuttosto che confessare di aver alleviato le proprie soffernze. Freghieri sembra tirare via alcune vignette (è nota la velocità dell'autore) ma si riscatta nelle tavole lunghe a mezza pagina; bellino anche il lavoro di Stano, che rimpicciolisce Dyd rendendolo irriconoscibile. Insomma, non sarà un capolavoro ma si tratta di una storia media superiore alla solita routine, domani Masiero potrà sorprenderci davvero.
Voto: 6?
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