S
P
O
I
L
E
R
Marty:
1) Polemica nota iniziale: non so chi scriva l'horror club ma come anche qualcun altro pure io ho avuto l'impressione che si sia cercato di mettere su una grossolana apologia riguardo "L'assasino è tra noi".
2) Marty: la trovo una storia molto bella, molto molto bella, ma non un capolavoro. Esprimo una perplessità, estesa anche ai due precedenti numeri sclaviani: secondo me chi dice che con questa storia c'è un ritorno al Dylan delle origini, quasi a uno Sclavi di buon'annata, si inganna. Per me è uno stile molto diverso, il personaggio di Dylan è maneggiato in modo diverso, quasi soffrisse di una sorta di nichilismo...in Ucronìa tutto accade e non accade e in sostanza Dylan agisce e non agisce, soprattutto la seconda; in L'assassino è tra noi Dylan non c'è affatto e quello che abbiamo creduto essere Dylan, prima della fine dell'albo, si comporta in modi quanto meno bizzarri; in quest'ultimo albo invece Dylan è sì presente ma quanto meno non sembra essere il vero protagonista per lasciare il posto a Marty: davanti al dolore di Marty Dylan è impotente e per quanto offra il suo aiuto non riesce a far altro che mentire a Marty riguardo la sua malattia.
Credo che l'elemento unificante di queste tre storie sia lo smarrimento di identità nel senso più ampio e la spersonalizzazione di Dylan in quello più particolare. Insomma, tutto è il contrario di tutto e nulla è ciò che sembra: omicidi (reali?) attuati da uno "swasser", omicidi reali attuati da una identità fittizia incarnata nell'omicida, omicidi non reali attuati da un'altra identità fittizia non incarnata ma distaccata dal creatore.
Altro elemento: la minaccia incombente della pazzia. O forse la paura di impazzire e di essere passati dall'altra parte della barricata. Dylan che per poco intrattiene un combattimento tra cric con un uomo che gli frega il posto dell'auto? Dylan che nel numero precedente cerca di far fuori Valentina, con tanto di digrignamento di denti, fronte aggrottata ed occhi omicidi (ribadisco, sempre prima di apprendere dal finale che in realtà non si trattava affatto di Dylan)?
Quanto meno trovo tutto ciò molto inquietante e ci trovo molta novità rispetto al Dylan sclaviano al quale ero abituato in passato.
Indubbiamente ricorrono elementi del vecchio Sclavi: la tecnica cinematografica della sceneggiatura (che in certi casi devo dire mi è sembrata un po' veloce, con passaggi troppo repentini, come quando Marty dice che poteva andare peggio, poteva piovere e nella vignetta successiva vediamo Dylan e Marty fuggire sotto la pioggia scrosciante); lo "spatter" (adesso spacco il capello in 4 ma Marty dice di leggere solo romanzi dell'orrore e d'amore e non conosce un termine come "splatter"?); una certa visione metaforizzante (Julian che diventa un "blob" di notte); lo humor (un po' meno nero e un po' più surreale del solito, soprattutto per Dylan, mi riferisco alla telefonata dall'ospedale dell'Addolorata e al dialogo sulla colpevolezza omicida di Jude Law fra Dylan e Marty).
Nota: la vignetta di pagina 95 con Marty morto nel suo letto e con i raggi del Sole che entrano dalla finestra non ricorda molto la scena della morte di Johnny Freak?
Nota 2: secondo me in quest'albo c'è anche l'ascendenza (almeno formale) di un altro film oltre quelli, questa volta preventivamente, annunciati nell'horror club, ovvero "Saw": un malato terminale (questa volta con la mediazione immaginaria di un bellissimo alter ego) che uccide persone (questa volta a loro volta immaginarie) in modi atroci per sopperire a una sorta di privazione o torto (nel caso del film quello da parte delle vittime di non apprezzare il bene della vita, nel fumetto invece quello di aver sopraffatto o semplicemente ignorato il brutto e timido Marty).
Nel complesso l'ho trovata una storia davvero apprezzabile, che fa vibrare più in profondità una corda della coscienza...mi piace lo Sclavi del ritorno.
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