Tiepido, molto tiepido... andante moderato, con qualche guizzo non particolarmente vivace, né significativo. Una buona storia che non stona, ma poco altro
.
Per onestà deontologica rispetto ai miei trascorsi, se dovessi d'entusiasmo accodante votare 9 una cosa del genere, dovrei mettere 13 a
Cronodramma, o 11 a
Del Tempo ed altre illusioni, su cui comunque avanzai diverse riserve all'epoca, ed all' 8 chirografico non arrivarano.
Votato 7 - alla fine, per quanto con Ornigotti ai disegni forse mezzo voto in più si poteva rimediare.
Di sicuro è meno leggera ed ironica delle
Spoglie del Guerriero, e meno pretenziosa dell'irritevole
Incubi Imperfetti, ma a Conti fatti (e rifatti, sulle stesse solfe) non mi ha impressionato granché, e di sicuro la vedo un mezzo gradino sotto altre prove recenti, mancando quasi del tutto a livello di "dramma ambrosiniano" il
tragico (che era presente come nodo delle vicende divine di Vulcano&co in
Del Tempo ed...) o il
comico-farsesco (come in quelle di Pulcinella, Tiepolo e lo Scurnacchiato de
I Padroni del Nulla).
Anche metter lo Spoiler mi trova un po' spiazzato, perché di fatto sempre là stamo, e rivelazioni da decifrare ce ne sono poche... rune comprese:
ᛢ ᚠ ᛜ ᛁ ᚳ ᛊ ᚱ Comincio dalla
parte meno convincente, che sono i
disegni .
Ne avete già parlato abbondantemente voi qui o altri altrove, per cui non aggiungerò granché. In linea di massima come diceva
Rimatt, se un novello esordiente si permettesse di consegnare tavole del genere in redazione SBE sarebbe preso a pernacchie fino alla piena dei Navigli. Non mi sembra che questo lassismo permissivista nei confronti del Conte giovi alla sua immagine professionale, a cui viene concesso tutto solo per l'inprinting garantista di una firma più che storicizzata - allora il
Tempo conta, o no Carlé? O sono gli allori che profumano di più sotto conserva, nel
Tempo?
La storiella dello
stile "espressionista" ormai mi sa più di supercazzola d'artista outré che vuole alibizzare la propria malavoglia d'impegnarsi hh24 con dedizione, a 70 anni e passa(to) suonati. Il
Tempo, che brutta bestia, eh...
Ho faticato spesso a distinguere il viso di Kristen (la giornalista) da un origami stilizzato.
Anche Floor al concerto non brilla molto, squadrata in modo robotico-marionettistico. Malaccio i primi piani di Dylan in 2 casi su 3; male tutte le scene di pirocinesi in cui Lempi evoca le fiamme (pp.19, 48-49, 55); anche peggio quelle concitate di mischia/fuga dai guerrieri norreni. Al limite dell'indecenza l'espressione di un dio come Ghorm (figlio di Pdor e cugino di Kmer?
) a p.76, p.51 per intero, e tutta la sequenza pp.93-95.
Ah, e tanto perché il
Tempo insegna i corsi&ricorsi storici (di riparazione:
G.B. Vico docet, o no ari-Carlé?) anche quando si tratta di anacronismi ripetuti, pure qui il Conte ricorre agli
elmi da guerra con tanto di corna, che sono un
falso storico clamorosissimo per quanto riguarda i vichingi
come già detto altrove... o altroquandove
.
[...]
Parlando della storia in sé, questa volta mi trovo facilitato ad una panoramica in sintesi... e detto da me è tutto un "non dire"
.
A differenza di altre recenti storie del Conte (v. Vulcano e Pulcinella sopra) non trovo ci siano particolari motivi
cultural da approfondire o sviscerare. Anche di interpretazioni possibili ne vedo pochissime, come materia di discussione, per cui
wall of text esegetici non ce ne saranno di mio pugn-ace inchiostro.
E forse questo un po' mi delude considerando chi sia l'autore,
nella linearità tiepida, molto tiepida (ari-vedi sopra) di tutto l'albo, che scorre velocemente senza incidere o invogliare a soffermarsi su qualcosa, specialmente a livello di sceneggiatura coi suoi snodi tematici o narrativi. Non pretendevo necessariamente labirinti di cripticosità, ma qui la materia prima mi pare alquanto impoverita, ben sotto la media di Ambrosini, che soltanto nelle
Spoglie del Guerriero si è assestato su questa falsariga, ma lì era giustificato dall'andazzo scanzonato e allegramente vivace della storia
.
Parlando della sceneggiatura, in pratica ci sono tre assi/frame narrativi o poco più, molto distinti tra loro e poco avvincenti nel provare ad intrecciarsi tra loro:
#Dylan a Londra interagisce a modo suo (v. dormita platonico-onirica) con Floor e Kristen.
##Dylan si sdoppia nella lande lapponi per non combinare nulla con Lempi&co, mentre si risvegliano i guerrieri.
###Reunion familiare delle 3 sorelle con la Granmadre in una RSA di Tampere, mentre si aprono i sigilli delle mini-mummie.
Un po' pochino per l'ispirazione di una storia che dovrebbe toccare ben altre corde e divincolarsi da altri nodi...
... invece ad Ambrosini, come
da oltre un decennio a questa parte, in modo quasi ossessivo-compulsivo, importa solo
sermonizzare sull'assunto pseudo-filosofico-quantistico che il
Tempo non esiste, e bisogna liberarsi dalle sue angosce (p.74), eternandosi nell'Assoluto Essere-Essente, come verità immortale, marginalizzando il Nulla, che deve di conseguenza sembrare soltanto un'illusione escogitata dai bipedi per giustificare gli intervalli nel tempo e nell'esistenza stessa, tra passato<-> presente, vita <-> morte, etc. Inutile dire che non condivido epistemologicamente quest'approccio esistenzialista ficcato in ogni dove fino alla nausea (adieu Sartre
)... ma meglio relativizzare andando avanti senza rasojate occamistiche.
Qui utilizza delle divinità nordiche per arrivare (again) a cotale postulato mantrizzato, ma penso potesse sfruttare meglio il loro appeal arcano e anche la mitologia nordica a corredo, che non suggestiona nell'effetto complessivo della storia... un esercito di scheletri cornuti, d'altronde, si trova anche in un vecchio videogame
hack&slash anni '90 d' ambientazione fantasy
.
Contrariamente a quanto detto dalla maggioranza, non mi sembra neanche una storia particolarmente indicata per
Napoleone, data la mancanza di freddezza noir, o la totale passività stordita del(lo pseudo) protagonista. Insomma, un portiere d'albergo di Ginevra in certe cose non ricade, in assenza di eventi, mentre lobotomizza coleotteri
Fin troppo chiaro e chiarificatore lo spiegone di Lagertha, che non nasconde sorprese particolari né avvia svolte alla trama con qualsivoglia tot di pathos: in pratica il resoconto della vecchiarda porta passivamente alla dissolvenza "eternizzata" di lei con triplice prole semidivina a rimorchio. Amen. Nessuno può farci nulla e nessuno ne prende atto in modo consapevole, manco le figlie. Non ho capito poi se Pyeter (da come lui parla, p.91) sia un riesumato storico o un ulteriore amante mortal-contemporaneo di Lagertha, anche perché quello che la ingravidò in tempi runici ci perse letteralmente la testa (p.69)
.
Tra i punti positivi, ci metto la vendetta al flambé di Lempi-bimba contro il padre aspirante uxoricida - notare a p.47.iv come somigli parecchio al demone
Arlecchino senza maschera. Anche la faccenda rituale dei sarcofagi con le mini-mummie semoventi poteva esser un buono spunto, se sfruttato meglio.
Carino il siparietto dei turisti italioti con tanto d'ingegner spoetizzante davanti allo spettacolo dell'aurora boreale. Groucho si difende con garbo e viene giustamente menato; Dylan non spara sentenze, anche perché più passivo ed ininfluente di così... vorrei pure vedere se aveva qualcosa su cui emettere verbo...
Ma il Verbo, coi suoi Tempi e Modi, forse non è una cosa da Conti, ma solo per Principi...
In principio era il Verbo... o no Carlè?
Poi venne il Sostantivo, ed altre amenità, ma solo verso l'Avverbio si rasentò il Nulla.