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P O S S I B I L I _ S P O I L E R
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Prosegue quindi la parabola discendente degli Speciali bilottiani, anche se questo ultimo volume mi ha urtato meno del precedente - di cui in pratica è il
secondo tempo - forse proprio perché di fondo ci è collegato in modo indissolubile, e senza il quale è alquanto ostico comprenderlo appieno. Ergo, basta una rinfrescata allo S#37 e via, i temi/circostanze sono quelli, per quanto
in rete e su altri forum vedo dilagare la costernazione di chi non "ha afferrato" il senso (ultimo?collaterale?originario?) di questo albo, alquanto involuto e criptico, è vero... ma di certo non fonte di particolarmente contorta od oscura materia di riflessione se si riprende pari pari il discorso su Crandall Reed (o era
Randall
Creed, come nel mio meta-universo personalmente apocrifo, ripennellato su misura?
), e le tematiche a lui collegate...
... come la contaminazione reciproca tra finzione e realtà (v. tesina del tizio che assomigliava ad Andy Luotto nello Speciale precedente), possibilità di riscrivere/ridisegnare UN proprio destino, esistenza di più piani dimensionali, sbrodolame di metafumetto, etc.
Lo preferisco (di poco) al precedente perché sostanzialmente, limitazioni ed esternazioni a parte, non è un episodio da sit-com agrodolcemente hipster sui contro-effetti del decorso di una relazione sentimentale, come l'S#37 Opal-friendly, alla ricerca a tutti i costi della battutina arguta, pppeffavvedè in ogni vignetta che non semo una coppia banaloide e ofamowitty
.
Né titolo né copertina particolarmente riusciti, mentre questo
Pontrelli imborghesito e più lineare del solito per me in alcuni punti funziona parecchio, in altri manca di "osare" perché decide di accomodarsi su linee nette e fin troppo spesse. Comunque preferisco lui alle moine e smorfie cartoonesche di Gerasi, anche se in alcuni punti va al risparmio sui fondali o ripete la stessa vignetta.
Non mi è piaciuto
R.Creed versione Celentano più che A.Stano (p.57, p.155, etc), come trovo ibridamente fuorviante il modo in cui ritrae
Dalia, che ricorda qui vagamente Morgana, a costo di sembrare soltanto una sagoma sbiadita della fattucchiera inviperita degli Speciali passati, dai lineamenti parecchio diversi.
Ecco,
Dalia che dovrebbe rappresentare una sorta di trait d'union parziale con le storie del PdM e la saga di Hicks, a conti fatti
è il personaggio che stona di più a mio vedere nel mood di questo albo, proprio perché si vogliono calcare alcune movenze/motivi Morganeschi in lei, sullo sfondo dei contenuti Reed-centrici, presi a prestito dal mitico #25, a scapito della sua reale (contro?)figura sugli Speciali. Delle strega subdola, cinica, e decisamente vendicativa vista in precedenza io non ci trovo più nulla: solo una tizia mediamente rotta di balle ed indecisa che rimorchia personaggi inutili sbuffando rassegnata, che gira stordita per Londra senza saper troppo perché, confidandosi da Dylan come una insiginificosa clientucula qualsiasi - e per fortuna che non incrocia Groucho sulla sua strada, il sacrilego cornificatore
Ritmo passabile, tensione buona per una buona metà - diciamo fino alla comparsa di Bloch, circa. Le morti splatter durante le sedute spiritiche sembrano invece totalmente immotivate e fuori luogo, effetto contentino, giusto per ricordarci che siamo sintonizzati su DD. Abbastanza insopportabile
l'abuso dei corsivi (non in grassetto!) che evidentemente sono il
marchio di fabbrica di Lanzoni da mesi a questa parte in fase di editing.
Per il resto l'albo non offre granché (v. scena del Reed formato gigante, davvero puerile) ma almeno non si spende in certi virtuosismi o narcisismi inutili di Bilotta, come negli ultimi numeri. Solito gioco di multi-dimensioni parallele, piani di realtà che convergono fino a sovrapporsi, e Dylan rinco che non ricorda cosa ha appena detto e vissuto due pagine fa... perché tanto magari era un fumetto scritto da/per altri
.
Tutto incensato non troppo cerimoniosamente sull'altare del meta-discorso già intrapreso sul S#37 con C.Reed che possiede almeno 3-4 versioni di sé non necessariamente in conflitto né auto-immuni:
Stupidotto il finale nella sua risoluzione, come nel numero scorso, con un golpe di mano pennellante molto telefonato e troppo facilone, dopo quasi 200 e passa pagine di rimbalzanti premesse (se si considera la parte meta- dell' S#37).
L'anno prossimo si torna sulla saga degli Hicks e poi chissà quale altra riscrittura ci aspetta. Le uniche cose certe sono che Bilotta non scrive il PdM dal 2018 (quando ideò lo S#34, ben prima del siluramento di RR), e che si è tolto il pallino divagatorio (l'ennesimo!) su quello che straminchia combinava in quella stanzetta crollata Reed nel #25.
Ai postumi di questo flipper di pallini che dura ormai oltre un lustro l'ardua astinenza...