JMZ ha scritto:
"Un orrore come tanti" è con buona probabilità il miglior DyD degli ultimi anni
Assolutamente sì, se non è un capolavoro poco ci manca.
Storia lirica e crudissima nello stesso tempo, siamo ai livelli e dalle parti della saga del Pianeta dei morti, ma senza il cazzeggio d'autore di Bilotta e con una trama lineare e ben a fuoco.
Ci sarebbe tanto da dire sull'ottima sceneggiatura di Vanzella, sui suoi dialoghi tutti molto credibili e naturali (non è facile quando i protagonisti sono dei ragazzini) e sui temi etici e sociali che vengono toccati con la giusta delicatezza e che restano nel secondo livello di lettura, senza mai sovrastare il primo.
Ma ciò che più risalta è l'enorme talento di Bacilieri, che oggi su Dylan non ha proprio eguali e in Bonelli ne ha pochi.
In primis perché lo stile di Bacilieri è perfetto per Dylan, che (sebbene autori come la Baraldi o la Barbato tendano a dimenticarlo) NON è un fumetto soltanto horror, ma è un fumetto principalmente grottesco e surreale. E poi, soprattutto, perché Bacilieri, oltre a curare in modo maniacale gli ambienti e le architetture, è fra i pochissimi disegnatori bonelliani capaci di far davvero recitare i personaggi che disegna, caratterizzandoli anche con piccoli dettagli e deliziose espressioni del viso. Capire dove finiscono i meriti dello sceneggiatore e iniziano quelli del disegnatore qui è molto difficile.
Ecco, immaginate quanto questo episodio avrebbe perso se fosse stato disegnato da uno come Roi, i cui personaggi hanno tutti la stessa faccia, la stessa posa da stoccafissi, la stessa espressione e lo stesso anonimo abbigliamento [i bambini disegnati da Roi sembrano i bambini NPC di Cyberpunk 2077: degli adulti con un corpo piccolo].
O, al contrario, immaginate quanto sarebbe stato apprezzato di più l'ultimo albo della serie regolare di Bilotta, pure quello con dei bambini come protagonisti, se a disegnarlo ci fosse stato Bacilieri al posto di un Roi particolarmente svogliato.
Ad ogni modo,
Un orrore come tanti merita un posto fra i migliori Dylan degli ultimi dieci/quindici anni, senza ombra di dubbio.