Sono d'accordo col sempre lucido azzazzino (...magari risentirti anche sull'inedito. Ma le decisioni sono irrevocabili, talvolta, come diceva un tizio. Si poteva fare di meglio, ovvio... ma secondo me il prodotto nel suo intero vale
.
Gli do un
7 (quasi) pieno d'incoraggiamento, perché Barbieri è alla sua opera prima, e da non-pieno-di-sé non si è cimentato in leziosi pipponi meta-sociologici, imbastendo una trama (quasi)horror ed un Dylan che non deve ventriloquizzare alcun pensiero da guru da fiera del fumetto de noartri. Fffffiuuu
SPOILER***SPOILER***SPOILER
Storia abbastanza classica, molta atmosfera,
resa alla perfezione da Freghieri a cui va una buona parte della riuscita di questo CF. Molto belle le sequenze sulla neve (v.
La Locanda alla fine del mondo), gli interni gotici del
monastero -
su questo ci tornerò dopo - l'aspetto grottesco di alcuni frati, oltre che la sprizzante bellezza della Dylangirl.
Come sempre parto perplesso per i colori, ma va dato
merito ad Algozzino di aver incarnato perfettamente con le sue tinte sia il tratto di Freghieri che la spenta clausura grigio-nocciolata del monastero. E quando la chimica disturbante prende il sopravvento (v. iniezione neurotossica, pp. 68-76), le sfumature si caricano di rossi allarmanti e visionari, fino al top, secondo me, che è la pellicola ri-polarizzata per il cadavere di Ariel (pp.74-76), col sangue che torna cremisi abbagliando, dopo un inizio di albo in cui s'intorbidiva fino al nero. Unico problema, ma forse riguarda la mia copia, ci sono alcune pagine in cui il
processo di stampa è venuto male, dis-mettendo a fuoco alcuni dettagli (
i.e. pp. 47, 51, 63, etc)
.
Sulla trama ed il suo svolgimento nulla in particolare da dire, se non che Lucius è un personaggio interessante nei suoi deliri e la sua religiosità di ripiego, mentre Seamus (perfettamente reso nella sua balordaggine degenere da Freghieri) rimane ben impresso
.
Forse
un po' facilotta a senza appeal la parte finale (post p.82), tra voli dalla finestra e laghetti ghiacciati, anche perché accelerata senza grandi premesse attorno. Infatti tutta la storia in fin dei conti vive di molto poco, ed ho l'impressione che l'autore si potesse impegnare un po' meno nelle continue sequenze mute di vagabondaggi di Dylan su&giù per il monastero, ed un po' più nel rendere l'incubo complessivo dei suoi ospiti.
Promosso con riserva, quindi. Spia accesa: ocho a non rimanere a terra, prima del prossimo distributore... di sceneggiature
.
Nota negativa, la copertina che ovviamente non c'entra una mazza e ci presenta un Dylan versione Jerry Lewis...oltre al titolo che suona male, come il concetto di "vuoto" (
) che faccio fatica a collegare al resto della storia.
A proposito del titolo: senza contare, storicamente, che i monasteri in esercizio sono stati banditi dalla chiesa Anglicana sul
suolo inglese da tempo immemore, ho usato sopra il termine "monastero" e non "convento" dal momento che quel genere di struttura andrebbe ri-definito meglio in quel modo, parlando di ordini religiosi. Anche perché ormai, tranne poche eccezioni, è d'uso comune riferirsi con "convento" ad un luogo popolato
da suore (donne) e non da frati (masculi) . Spero solo con questo di non aver sollevato l'indignazione di qualche corteo
multi-gender che lotta per i pari diritti dei porporati e delle Papesse
.
A proposito di
gender: anche su
Ariel (tizia della metro) non fila proprio tutto a puntino, essendo perlopiù un nome maschile d'origine semitica (v. A.Sharon ed A.Ortega), anche se i residuati marini della Disney possono aver indottrinato verso l'immaginario opposto.
Ma sotto le squame può nascondersi sempre il pesciolino, o sotto la tunica dei frati una granvongola
.
ALOHA IN FONDO AL MAR