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E visto che mi sono portato avanti con l'ozioso lavoro... passo pure a commentare la storia.
ANCORA SPOILER... SONO AMMORBANTI, NO?
Non so se è cominciata la stagione dei salmoni... ma vado forse controcorrente senza affumicarmi troppo nella blasfemia dicendo che questo albo mi è piaciuto più dello
Speciale di Bilotta?
Tanto povero di idee e leziosamente stiloso quello, quanto pregno di spunti controversi e malmesso questo... e in questi casi io propendo quasi sempre per il secondo tipo.
La Barbato mette molta al carne al fuoco, si accapiglia con se stessa complicandosi il percorso, ma alla fin sforna un prodotto interessante a valido,
soprattutto per il soggetto e le tematiche profondamente trasversali. Perché alla fine la sceneggiatura è abbastanza scadente - nella seconda metà si parla solo di/per spiegoni - e il modo in cui si predispone alla continuity da meteora è perlomeno discutibile, se non arruffato nel rattoppamento
extempore.
Ma non credo potesse fare meglio, soprattutto per la seconda problematica: nessuno aveva preceduto questo albo nell' introdurre/sobillare (manco) in un trafiletto l'idea dell'epidemia dilagante, e lei deve farlo striminzendolo in poche paginette iniziali... che giustamente a molti lettori comportano la sensazione di scendere dal letto e ritrovarsi improvvisamente a strapiombo 10 metri più sotto
.
Come per sviluppare questo soggetto è normale che trascuri le conseguenze di quanto intavolato prima nel contesto pre-meteora, soprattutto per l'azzeramento dei Tempi messo in atto da
Ambrosini un pajo di mesi fa - un breve cameo sull'assenza di stagioni invece compare all'inizio, ma quello deriva da una storia sempre sua. Rimane sempre chiaro come il collante che dovrebbe tenere insieme la continuity sia di qualità peggio che scadente, e che ogni episodio sembra chiudersi per conto proprio, ignorato nelle conseguenze - specie per il setting - in quello successivo.
Bella la copertina, specialmente per i colori "infetti" e la sensazione di fumosità contagiosa.
Roi chiaramente svogliato e non attratto dalla storia, ma sempre godibile. I tempi di
Ut sembrano lontani. Si limita al compitino, pare dilettarsi solo con gli scafandri anti-contagio, non fa uso particolare delle ombre, l'effetto fanta-asettico dei laboratori futuristici non si intuisce granché, e i mostrazzi Figli di M. sono abbastanza ridicoli - e non grotteschi, come i rejetti del
Ritorno di Killex, tanto per dire. Spero ci riservi qualcosa di meglio prossimamente, ma forse questa mia speranza è altrettanto morbosa da richiedere una cura a sé
.
Non è un albo che fa paura, certo...
ma almeno fa riflettere, e parecchio, sulla percezione delle malattie, le illusioni collettive, gli scenari apocalittici (v. razionamento del cibo/acqua), il potenziale terapeutico della volontà sulla guarigione, etc.
La speranza (per fortuna) non è una formula riproducibile chimicamente, come
l'ossitocina da cui è pervaso Dylan, ma può aprire nuovi orizzonti terapeutici a chi si auto-riservava una prognosi letale. Per questo i bambini sono immuni al morbo: perché non con conoscono ancora lo scetticismo corrosivo, la sfiducia patologica nel domani/negli altri, la rassegnazione auto-debilitante, la diffidenza caustica, il pessimismo cosmico, e altri malanni tipici dell'immaturità nell'età più adulta.
Il modo di atteggiarsi del primo dottore nell'albo (p. 16-19), quello ansioso di firmare "the end" è indicativo di questa tendenza, anche prima che manifesti la sua mostruosità da Hulk verde di rabbia scettica
.
I dottori che si vedono nella seconda parte sono al contrario spacciatori di (false) speranze alla canfora, a mo' di vaccino placebico contro i tempi difficili che si profilano: e le mamme no Vax restino a decomporsi davanti ai loro bambini in casa, se non rispettano il protocollo ministeriale!
A questi luminari cialtroni interessa che la gente sopravviva PER la meteora, e non di certo ALLA meteora stessa, perché come vediamo nell'albo, alla fine tutta la questione delle Arche della Salvezza è una gran panzana imbandita per raggirare la gggente bisognosa di stimoli come antidoto ppe campà , andando avanti contro le psicosi collettive da contagio... e crepare (come programmato
) più in là verso il #400.
Quindi ben vengano i ribaltamenti di prospettive, come quelle speranzose degli ex-infetti scampati al morbo, che si credono ora illusoriamente dei prescelti immunizzati al peggio e pronti per esser traghettati sul fondo del mare... magari nella città sommersa di
R'lyeh, visto il trasloco fifone dei Grandi Antichi. Ritorna pertanto anche qui il discorso sulla strategia nell'informazione manipolante (o delle fake news virali sulla fiducia, se vogliamo esser espliciti)... ma non mi sembra il caso di tornarci, visto il mio post precedente
.
Certo, se avessero infuso ad uno come
Xabaras la "
speranza di veder crescere i propri figli" (p.44) non so quante siringhe di siero si sarebbe iniettato aspettando che il rospo-asteroide del #100 gli piombasse in piena fronte.
Per fortuna l'albo non si è palesato come la solita solfa da caccia all'untore - come temevo dopo la prima sequenza al bar - né ci si è concentrati troppo sulla fobia del contagio, visto che Dylan se ne sbatte allegramente di toccare possibili fonti di infezione, come le due palpabili tipe.
A parte il mezzo pasticcio sui due (o tre?) centri di ricerca, il modo di muoversi da infiltrati di Dylan e Bloch non è molto credibile a livello scene d'azione - lancio del peso con borsa
p.53 - e non basterebbe sguainare due pistole per metter dozzine di persone a cuccia... però gli scambi restano di buon livello, autoironia compresa, anche se come detto da qualcuno Paola qui rinuncia alla sua famosa logorrea per metter su invece un Dylan laconico e sentenzioso, che si esprime per meta-slogan fulminanti sui suoi difetti e contraddizioni, certe volte azzeccati, molto spesso più simili a minislogan da #hashtag in cerca di follower
Resta comunque sempre immusonito e rigido - con sé/altri
- ma la scioltezza non è stato mai un punto forte del Dylan di Paola. Anche se gli va riconosciuta nel finale una (difficile) scelta amorale al dilemma, nel senso che per amore filantropico il Nostro viene meno ai dettami astratti della sua rettitudine morale (pp. 90.iv e 92.ii) preferendo sconfessare il fantasma idealista della Verità salvifica ad ogni costo (p.91), a favore di una scomoda bugia grigia imbiancata di buone intenzioni più pragmatiche, giusto per non abbattere la ragione di (soprav)vivere dei suoi cari, più che dell'umanità speranzosa... verso cui si era dimostrato abbastanza indifferente nel numero di
Ambrosini, tanto per smentirsi
.
Non è questa la "
meravigliosa notizia" (p.94) alla fine? L'umanità sarà spazzata via tra qualche mese, ma quando Dylan dichiara alla stampa che lo sterminio non avverrà (p.96), la vera lieta newsella è che lui non crede alle speranze farlocche, ma alla promessa implicita che (si) sta facendo. Sperando tra i denti, con altri metodi rispetto alle fregnacce imposte in mondovisione, di porre riparo al cataclisma per conto proprio.
Allora sì che proverà a far felici tutti, anche contro la loro volontà
Non entro nel merito
sul suo egoismo sentimentale, ma magari più tardi risponderò alle riserve espresse da
Altair e
Berta (
) sull'argomento: anticipo soltanto che
Il Cuore degli Uomini non ha fatto solo scuola, ma è stato imposto come lezione propedeutica ormai al modo di atteggiarsi di Dylan in questi albi col gentil(mente concesso) sesso
Non ho capito sinceramente perché l'infermiera porta in giro una cartella clinica formato-Sudoku (p.66) né a cosa serva nell'ultima vignetta la citazione al divano da
gag per noatri der Tubo... ma contro le fisime citazioniste degli autori ormai non c'è nessuna cura che tenga, ed io nel frattempo ho perso ogni speranza (Cesare) ragazzi, oltre che molti capelli.
Ma con consapevolezza, eh...
ALOHA PROGNOSI RICICLATA