Le scorie termonucleare presenti sulla copertina
non sono riuscite a trasmutarlo geneticamente in ciò che non è. Cioè un barlume di alta qualità nel bujo del mediocrismo asfittico, assestandosi comunque su una media piuttosto alta, ma che
secondo me non arriva al 7, anche per rispetto nei confronti di
Accatino due mesi fa che non mi ha ispirato oltre la sufficienza, nella sua prova dylaniamente più scarsa
.
Una Barbato senza dubbio più in palla degli
Abbandonati, meno vincolata dalle marchette di
Mai più o
La Morta non dimentica, lontana dall’abuso di meta-sevizie di
…e cenere, ma che non sa creare angosce oltremodo coinvolgenti schematizzandosi invece nella ricerca dell’ennesima entità parapsicologica – con relativi poteri – da esorcizzare, a margine della disfunzionalità emotiva dell’ennesima dylangirl compresa nel pacco. In questo senso ho preferito la minore seriosità di cose come
La follia Pete Brennan, ma siamo su un altro genere di storia a dirla tutta.
La scrittura rimane di fattura notevole, abbastanza agile e senza esagerare con tirate clamorose. I disegni contribuiscono a dare un buon impatto, ma ci sono mooooooolte cose rivedibili prima di poter dire che si tratta di un prodotto pienamente riuscito
.
Rivedo qualcosa, senza che siano sogni:
SPOILER ‡‡‡ SPOILER ‡‡‡ SPOILER ‡‡‡
SPOILER ‡‡‡ SPOILER ‡‡‡ SPOILER ‡‡‡
SPOILER ‡‡‡ SPOILER ‡‡‡ SPOILER ‡‡‡Parto in breve (
) sui disegni.
Martinello è senza dubbio uno dei più talentuosi tra i nuovi arruolati per la DDcausa, ma devo ammettere che dopo un po’ il suo tratto lo trovo “stanchevole”. Non tanto per l’occhio, quanto per non modificare l’impatto delle scene a seconda della gravità/tensione che ad esse si vuole affidare; in questo senso l’ho preferito nel
Calvario.
Detto questo la sua rimane una prova sulle righe, con dei punti di forza notevoli. Da incubo l’occhio vitreo di Mr Lee a fauci aperte (p.19.v), il tizio chessemagna la testiera del letto (p.48), l’inferno di chiavi trafiggenti (p.50), la notte brava di Sandy (p.70) e la deformazione raccapricciosa dei sensi di colpa di pagina 77, davvero spettacolare
.
Credo dovrebbe slanciare un po’ di più le sue silhouette, specialmente per l’anatomia femminile: Rania sembra più massiccia del solito (p.12.vi); in apertura (p.5.ii) il viso di Sandy è uguale al ragazzotto del
Calvario; mentre nella prima vignetta regna la sproporzione… vedasi la distanza che separa la punta delle dita dei piedi di Sandy dal fondoschiena, rispetto a quella dal busto alla testa.
Non dico giraffe, ma neanche fenicotteri…
****Passando alla storia, bisogna ammettere che quanto a servizi para-sanitari e di competenza scientifica in Inghilterra stanno messi piuttosto male: dopo tons di consulenze (p.8), nessuno tra psicologi, psichiatri, filosofi, cialtrovendoli o analisti di sistemi del Superenalotto ha indovinato che il problema fosse nei ricordi (repressi) di Sandy, e quando l’hanno supposto, l’ipotesi è stata scartata con grande acume (p.9.iii)
Forse in Italia non siamo messi così male, a questo punto, e la malasanità è solo dovuta all’incapacità dei pazienti di fare coming-out quando dovrebbero sputare…l’anima, del rospo.
Malino il fatto che lo starter della vicenda, ovvero il ritorno
out of nothing dell’Esattore presso la mente di Sandy da circa un mese,
non corrisponda a nessun episodio chiave scatenante, come sarà invece per le altre vittime – eccetto Vain – dove ci sarà almeno l’ immagine-poster a scatafasciare le coscienze in serie. Una motivazione che manca…una tessera che poteva render potenzialmente qualcosa in più nell'economia della storia, considerando anche il lavoro interessante che Sandy svolge a Scotland Yard come abbozzatrice di identikit, a contatto con una realtà di profili sempre loschi e grevi
.
Malaccio anche come la questione dell’inquietudine “per avvicinamento” suscitata dall’Esattore (di rimozioni e/o beitempiandati): su Sandy la cosa funziona, anche grazie alle sue parole a Dylan (p.10) ed il contesto dell’incubo, per gli altri la cosa svacca nella reazione random data per scontata, con ognuno che pone riparo alla questione (anche troppo) soggettivamente, sparacchiando a destra&manca sull’autostrada (pp.30-32), facendo strike contro BEN 4 birilli umani nella metro (p.40), aggredendo un povero farmacista chiacchierone (p.43) per crisi nervosa indotta, etc.
Ancora peggio il fatto che Dylan debba trapassare dalla solita insopportabile transazione di consulenze multiple per intavolare un avviamento d’indagine con raffronto plurimo.
Questa volta siamo quasi al record inter-cosmico, una tetralogia in un’unica storia. Per fortuna che il Rrobe ha già scavato la fossa alla Trelkovsky, altrimenti si sfiorava la manita
.
Non bastasse il solito
Bloch, che non trova pace neanche fuori dal
Magazine, qui ce tocca anche la rinnovata connivenza di
Rania passacarte – stavolta un po’ gelosetta – dai piani alti, l’approfondimento live saccente dell’esperta in materia
Billingham, e l’incespicamento giocoforzoso della
Summers e degli altri agenti di Wickedford. Tuttinsiemappassionatamente, e nella fase #3 sicuramente questo record verrà infranto, con l’introduzione di nuovi personaggi imprescindibili per aumentare il giro a tappe delle visite di cortesia .
Dopo un po’ (p.24) scopriamo come per taluni onde tenersi svegli basti teppistare spericolosamente a zigzag sulla tangenziale, mentre per talaltri una sega in pieno ventre rappresenti la più valida alternativa ad un disegnetto a margine (p.27). Su quelle altezza bassoventre Paola non si pronuncia
.
Non posso colpevolizzare l’idea (sciagurata) di Dylan di diffondere l’immagine-identikit dell’Esattore (p.35), non sapendo ANCORA cosa potesse scatenare e in base a cosa agisse, ma trovo assolutamente beota, al limite del controsenso baracconesco, lasciare
che la cosa si diffonda in modo capillare DOPO che si appura come quel volto scateni violenza o insanie assortite
.
E infatti la solita tv idiota di turno, nonostante le controindicazioni risapute e dichiarate – “
un uomo misterioso provoca stati di (sic)
lucida follia in persone comuni” (p.47.i) – spiattella la cosa comodamente in prima serata, casomai qualcuno non l’avesse ancora visto, scaricando la colpa a ruota su Dylan, sul farmacista, o sui social…mentre diffonde il morbo a spese di chi si trova il canone in bolletta.
Tralascio come questo sia un controeffetto para-mediatico dell’
ennesimo ricorso pacchianogeno ad un’epidemia psicotica in giro per Londra e dintorni, anche quando la storia dovrebbe virare invece sull’intimismo o qualcosa di simile, e passo ad altro
.
Interessante come Dylan trasformi l’ospizio (p.46) in una comune di ronfatori per condividere un sonno, più che un sogno, comune… e per provare una terapia di contenimento che anche lui sa essere solo provvisoria, nel caso non bastassero le martellate in testa o una maratona tv notturna di Marzullo al posto delle 40 gocce di Dolaproxetan
.
Il Nostro ringiovanisce non poco nel look con felpa+cappuccio (p.58) e poi scopre come senza un motivo particolarel’Esattore adesso fuoriesca anche dalla dimensione onirica per le sue incursioni minacciose, riflettendosi sulle superfici lucide dei non lucidi, tra specchi vaporosi, dispense riflettenti, e mannaje brillanti (p.53, 59, 63). Per fortuna non ci è scappato anche il display di Irma, ma su quello forse scatta la funzione risparmio energetico in caso di pseudo-ghosts nei paraggi
.
La scelta della sospensione nei liquidi (p.65) risparmiando sui costumi da bagno/intimo per ottenere una magnificazione del pensiero inconscio mi ricorda altre storie – v.
Clessidra di Pietra o
Il Dogma – anche se per entrare in sintonia con una (bella) tipa in vasca da bagno credo si possa fare a meno di scosse elettriche o intrugli soporiferi
:
E se Dylan si ostina a non voler uscire dalla fase REM (p.79), posso pure capirlo, dopo aver passato quella punk in giovinezza, e quella metal di pre-adultaggine. Ma adesso chi glielo va a dire che si sono sciolti (senz’acido) da 4 anni e passa?
Una ricerca su Google lo spiazzerà...
La parte (da pag 67) che vede Dylan all’interno dell’incubo rimosso di Sandy, con relativo showdown contro l’Esattore, pur essendo un po’ lunghetta viene sviluppata onorevolmente e mi è piaciuta senza particolari riserve. L’atmosfera si fa credibilmente cupa ed i conti tornano senza abbuoni di spiegazioni eccessive. Alla fine era prevedibile che tutto fosse ricollegabile ad una nuova entità sovrannaturale/nume tu(ttaltroke)telare che agisce sulla sfera psicologica quando se lo ricorda, ma l’impatto dello scontro colpisce, specie per i controeffetti sulla memoria plasmabile, tra rimozioni e traumi da seppellire/riesumare
.
Fortunatamente non ci si sofferma troppo sulle paturnie generaliste di Dyaln – cosa insolita per la Barbato, fffiuuuu
– e anche gli scheletri negli armadi che ci vengono proposti in serie labirintica (pp.81-88) potrebbero non essere necessariamente tutti suoi : l’Esattore infatti dice ad un certo punto: “
vuoi saper CHI mi ha affidato questo ricordo” (p.90.ii), alludendo magari a futuri clienti o altre menti suggestionabili in orbita Dylan.
Non ricordo in quale storia mi sembra che sia Dylan a sacrificare la sua memoria di un amore per salvare la tipa in questione. Qui invece le parti s’invertono, ed è Sandy a prender coraggio per liberarlo e liberarsi di una macchia sulla coscienza, oltre che della loro vaccillatura love story, non prima d’aver insultato gratuitamente l’ex psicologa Billingham (pp.84-85).
Interessante come al risveglio l’amarezza di Dylan sia più verso il vuoto inter-personale creatosi entro l’alleggerita Sandy che per averne scoperto il passato omicida
.
Molto meno interessante il cinismo fatalista con cui lascia tutti gli altri degenti storditi al loro destino (p.97) dopo tutte le moine di metà albo, mente al limite del
tonfo colossale di sciagurataggina maxima il fatto che s’incacchi ancora ripensando all’Esattore ed affiggendo la sua immagine in giro per Londra, non contento di aver già afflitto altri poveracci in precedenza, e con tutte le ricadute a catena che quella facciazza a volantino libero potrà causare.
Qualcuno censuri quest’individuo, prima che metta nella merda altri disgraziati
.
ALOHA L’UOMO DEI TUOI BISOGNI