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So che vi costerà fatica, ma provo a tornare in topic.
Adesso non ho tempo di commentare per intero
la prima storia, ma su una cosa vorrei esprimermi in anticipo:
Aleksandr ha scritto:
skeletor ha scritto:
chi ha detto che sono ambientare negli anni 80?
Non è una scelta che approvo il dirlo esplicitamente, potevano sembrare gli anni '80, ok, ma nulla vietava ed ha vietato a storie del vecchio Maxi un'ambientazione attuale.
Sul fatto che la scelta sia o meno condivisibile (figurarsi utile?) ci torno dopo, ma ALMENO facessero le cose con un filo di COERENZA
Invece NO,
solita approssimazione grossolana, irrispettosa nei confronti del lettore preso per il primo fesso del quartiere, ed irriguardosa verso il proprio dovere professionale, nell'ennesimo scoordinamento cialtrone tra autori, revisori, ed impos(i)tori di presunte direttive vintage.
A cosa mi riferisco
Alla lapide
scuola '89 di sopra.
Vuoi ambientare una storia "old school" del nostro Boy nell'89? Va bene... se proprio ci tieni...
...ma poi NON mi devi inserire svarioni anacronistici come:
• uno smartphone con coi giocherellare (p.31)
• una tv a schermo piatto per Groucho (p.32)
• una console evoluta con pad moderno (pp.33-35)
• un notebook portatile per la psicologa (p.62)
• uno schermo ultrapiatto collegato ad una telecamera da ascensore (pp.40-43)
(questo in realtà non esiste in nessun'epoca, mai visto spiare negli ascensori per il bene dei condomini... siamo all'ucronia para-digitale )
E mi fermo qui, perché avrei anche dei dubbi sulla reflex di Ellie e sui macchinari medicali.
Adesso io non vorrei incolpare (solo) Di Vincenzo o le P&M per non essersi capiti tra loro ed aver fatto fiorire quest'ulteriore pataccata multipla auto-contraddittoria, ma penso che i maggiori responsabili in questo caso siano i proofreader che dovrebbero coordinare il lavoro di altri e la sua revisione invece di poltrire sotto barbiturici...
... e
SOPRATTUTTO coloro che ci hanno ficcato a forza quella dicitura tarocca
made in '89, che
secondo me puzza lontano un miglio di afterthought, cioè ripensamento post-produzione, escogitata (e poi appiccicata
last minute in seconda istanza alla meno peggio) da qualche Gegggno Illuminato per etichettare compiaciuto a livello promozionale questo albo come Very Old (
), e portare avanti una linea di pensiero/editoriale che dovrebbe
servire a distinguerlo da quanto pubblicato sulla regolare, quando invece abbiamo visto con la storiella della
Baraldi di questo mese come basti eliminare Carpenter e Rania, ritoccare altre dddu cosette... ed una storia concepita per l'OB può facilmente venir traghettata sull'inedito. E Chiaverotti ne sa qualcosa...
Insomma: una specie di manifesto coatto di presunta utilità ideologica che in realtà si rivela ancora più ridicolo per gli svarioni in dotazione e si ritorce contro nello sbandieramento (inde)fesso.
Utilità logica manco a parlarne, a livello narrativo: perché non è una novità che alcuni scrittori adesso retro-ambientino alcune loro storie (specialmente
gialli) nell'era analogica per evitare l'incomodo di telefonini impiccioni, social media incastranti, google-ate onniscienti, navigatori satellitari spioni, telecamere ovunque, etc. Ma qui manco si sfrutta questo vantaggio, e invece si lasciano alla bellemeglio pascolare proprio questi elementi tecnologici di oggidì tra le vignette.
Il bello di Dylan è che vive(-va?) in un eterno presente. Possano essere gli anni '80s o l'epoca del Covid. Non vedo perché se lui rifiuta la tecnologia per problemi di caratterizzazione, il mondo circostante debba di conseguenza cristallizzarsi a ritroso come setting.
Ma se proprio dobbiamo zompare indietro nel tempo senza la DeLorean, per avvantaggiarci di qualcosa (seeeh, l'incontro tra Gorbaciov e la Thatcher...), almeno un filo di coerenza in quello che ci viene spiattellato.
Ma forse sto chiedendo troppo a certi addetti all'incompetenza, cose che nell'89 non mi sarei mai sognato di chiedere neanche nel più strampalato degli incubi...