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#346 - ...e cenere tornerai
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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: lun lug 13, 2015 11:04 am 
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alemans123 ha scritto:
Forza_sugar, Wolkoff, Kowalsky, Nedellis e altri:

La domanda quindi è: "Ma bastano gli avvenimenti degli albi precedenti a questo per vedere un Dylan così depresso all'inizio di questo albo?" La domanda ha risposta negativa, per come è posta. Non tanto perchè gli avvenimenti non siano sufficienti, quanto per il fatto che non vi è negli albi precedenti un sentore di malessere. Anzi, con Rania trova un feeling subito molto elevato. E anche con Carpenter, diciamo che Dylan non sembra spaventato, anzi. Ogni tanto qualche stoccata gliela dà!

La domanda che mi pongo allora è la seguente: "Potrebbero esserci degli avvenimenti accaduti PRIMA di quest' albo ma che non sono stati fatti vedere a rendere Dylan così depresso?" La risposta alla domanda così posta è sicuramente positiva. Appunto perchè non vengono fatti vedere può essere accaduto di tutto. Però riconosco che così facendo si usa un espediente narrativo non molto carino poichè lascia molto all'immaginazione del lettore e riconosco che qualcuno possa non esserne contento o che qualcuno non lo riconosca plausibile.

In fin dei conti è qualcosa di molto soggettivo. Io mi ACCONTENTO di sapere che qualcosa è successo che ha portato Dylan in quella situazione. Poi che sia plausibile o meno è un dettaglio e tendo a perdonare se il resto dell'albo lo considero di qualità. Facendo un esempio con il passato. Trovo Dopo Mezzanotte un ottimo albo. Però a me pare evidente che tutti gli avvenimenti che vengono raccontati in modo egregio partono da un evento scatenante che giudico piuttosto improbabile ovvero il fatto che Groucho non senta nulla del casino che fa Dylan. Il fatto di avere i tappi non ti rende sordo ma ti rende i suoni un pò più ovattati. Però poi la storia è raccontata così bene che tutto questo non mi fa diminuire il piacere avuto nella lettura della storia. E' un pò, quindi, tutta questione di soggettività.

Alla fine il mondo è bella perchè è (a)vari(at)o (mi sto un pò wolkofizzano - senza ovviamente mai avvicinarmi al maestro (e qui non c'è ironia. Nonostante si possa non essere d'accordo ammiro la tua capacità di scrittura.)).


i punti sono due: narrativamente, si, lo sappiamo tutti che è un po' forzato rispetto agli standard a cui siamo abituati per quanto riguarda la rappresentazione della depressione.

dal punto di visto della realtà del disagio psicologico, invece, è completamente senza senso pensare che ci sia una quantificazione possibile di quanto è "abbastanza" per scatenare un episodio depressivo, o qualunque altro tipo di disturbo psicologico. non funziona così.
e il fatto che Dylan dica "sono depresso perchè Bloch, Carpenter, Dora e lo sfratto" non vuol dire nulla, dal punto di vista della realtà. se ogni persona con problemi di questo genere fosse in grado di identificare la fonte dei problemi durante una chiaccherata con un amico, i repartini delle asl avrebbero molto meno lavoro da fare

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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: lun lug 13, 2015 11:47 am 
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A mio parere, al quesito di Alemans è giusto rispondere da un punto di vista puramente narrativo. Ovvero: è possibile che, nella realtà, un individuo soffra di depressione senza che si sia un motivo scatenante chiaro ed evidente, se non addirittura per ragioni che a un estraneo possono apparire irrilevante? Certo, è possibilissimo. E nella finzione? In certi contesti sì, senz'altro; ma si dovrebbe trattare di narrazioni strettamente realistiche (penso a certe autobiografie d'autore a fumetti), più che di racconti dell'orrore o fantastici come quelli di Dylan. Una svolta narrativa così forte – una decisa scivolata del protagonista nell'isteria prima, e nella paranoia e nell'ossessione poi – necessitava di una giustificazione narrativa altrettanto forte; giustificazione che, sempre a mio modo di vedere, qui non c'è.

In altre parole: quel che nella realtà funziona bene, non sempre funziona bene anche sulla carta. Questa storia ne è la prova.

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È la mia opinione, e la condivido.

Ciao,
Teo


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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: lun lug 13, 2015 12:34 pm 
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rimatt ha scritto:
A mio parere, al quesito di Alemans è giusto rispondere da un punto di vista puramente narrativo. Ovvero: è possibile che, nella realtà, un individuo soffra di depressione senza che si sia un motivo scatenante chiaro ed evidente, se non addirittura per ragioni che a un estraneo possono apparire irrilevante? Certo, è possibilissimo. E nella finzione? In certi contesti sì, senz'altro; ma si dovrebbe trattare di narrazioni strettamente realistiche (penso a certe autobiografie d'autore a fumetti), più che di racconti dell'orrore o fantastici come quelli di Dylan. Una svolta narrativa così forte – una decisa scivolata del protagonista nell'isteria prima, e nella paranoia e nell'ossessione poi – necessitava di una giustificazione narrativa altrettanto forte; giustificazione che, sempre a mio modo di vedere, qui non c'è.

In altre parole: quel che nella realtà funziona bene, non sempre funziona bene anche sulla carta. Questa storia ne è la prova.


Dato che Dylan Dog è un fumetto di pura fantasia allora non va bene mostrare qualcosa di psicologicamente possibile?
Non capisco :)

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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: lun lug 13, 2015 12:40 pm 
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Sono d'accordo con Rimatt. In altri contesti una discesa tanto repentina e apparentemente immotivata nella depressione più nera non mi avrebbe dato fastidio. In Dylan un po' sì.

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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: lun lug 13, 2015 12:44 pm 
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rimatt ha scritto:
[...]è giusto rispondere da un punto di vista puramente narrativo.
Una svolta narrativa così forte – una decisa scivolata del protagonista nell'isteria prima, e nella paranoia e nell'ossessione poi – necessitava di una giustificazione narrativa altrettanto forte; giustificazione che, sempre a mio modo di vedere, qui non c'è.

In altre parole: quel che nella realtà funziona bene, non sempre funziona bene anche sulla carta. Questa storia ne è la prova.


Condivido la condivisibile opinione :wink: .
Non abbiamo qui bisogno di cartelle cliniche o percorsi sanitari individuali da ricostruire per probabile induzione.
Abbiamo bisogno di una storia, di un percorso narrativo prima che cripto-psicologico, delle sue premesse e delle sue conseguenze strettamente collegate alla sceneggiatura...non di una fetta di umanità che potrebbe reagire "anche così" di fronte a quello che non sappiamo, a livello di retroscena.
E poi questo è un fumetto (in teoria :roll: ) horror: Paola aveva tutte le possibilità di tratteggiare deliri ed incubi fino al nonsense come starter di questa storia, piuttosto che una psico-bozza claudicante alla nascita emersa da fatterelli di contorno, nell'impianto dello storyboard.

Le prime pagine sono gestite in modo tanto enfatico quanto scalcinato, nei suoi pretestuosi costrutti :? .
Il trittico malessere-sfratto-sospetti persecutori è stato rifrullato in modo poco consono nel giro di una dozzina di pagine, creando più sensazionalismo posticcio che uno sviluppo narrativo, comprese le reazioni paranoico-isteriche che ne dovrebbero scaturire per innescare il resto dell'albo.
Il primo, il malessere - e per piacere smettiamola di abusare del termine "depressione" che neanche la Barbato ha usato nelle 94pp o nelle presentazioni dell'albo - in quelle pagine d'apertura viene rinfacciato in modio irritante sotto chiara PMS senza un qualcosa di solido agli occhi del lettore. Più che vissuto, vagheggiato. Come vagheggiati sono gli spunti INSISTITI verso Carpenter e JG, buttati lì solo per auto-promozione, alludendo ad una oscura continuity tuttadaprogettare, quantomai scalcagnata negli intermezzi.

E di fatti, senza dover proferire il nome di quei due alla calcagna, il Dylan di Gualdoni se la cava in modo molto diverso davanti ad un avviso di sfratto, con Bloch a sostegno nel Maxi. E per me risulta molto più credibile, non tanto per il maggior sangue freddo...quanto per la necessità di non dover dipendere da fattori allusi per creare un setting narrativo accidentale che in realtà è meno che definibile, per ora.
Dylan laggiù fa IL Dylan. Non il succube di chi vorrebbe cambiarlo, che è l'apologo di quest'albo :| .

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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: lun lug 13, 2015 1:35 pm 
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Sì, in effetti si può parlare di depressione solo nelle prime pagine. Poi la cosa diventa più incasinata: sbalzi d'umore, accessi d'ira, allucinazioni, agnosie varie a dir poco fantasiose (forse anch'esse potrebbero essere delle allucinazioni, visto il rapido decorso): se proprio si volesse indicare un disturbo, forse il più plausibile sarebbe la schizofrenia.

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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: lun lug 13, 2015 1:50 pm 
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rimatt ha scritto:
A mio parere, al quesito di Alemans è giusto rispondere da un punto di vista puramente narrativo. Ovvero: è possibile che, nella realtà, un individuo soffra di depressione senza che si sia un motivo scatenante chiaro ed evidente, se non addirittura per ragioni che a un estraneo possono apparire irrilevante? Certo, è possibilissimo. E nella finzione? In certi contesti sì, senz'altro; ma si dovrebbe trattare di narrazioni strettamente realistiche (penso a certe autobiografie d'autore a fumetti), più che di racconti dell'orrore o fantastici come quelli di Dylan. Una svolta narrativa così forte – una decisa scivolata del protagonista nell'isteria prima, e nella paranoia e nell'ossessione poi – necessitava di una giustificazione narrativa altrettanto forte; giustificazione che, sempre a mio modo di vedere, qui non c'è.

In altre parole: quel che nella realtà funziona bene, non sempre funziona bene anche sulla carta. Questa storia ne è la prova.


Capisco il tuo ragionamento ma in questa discussione si sta parlando da molte pagine della credibilità della reazione di Dylan.

La credibilità è un concetto scivoloso. Può essere che io trovi credibile un fatto perché lo conosco direttamente e mi ci ritrovo in come viene narrato. Oppure può darsi che io trovi credibile un fatto perché riconosco gli stereotipi (o gli archetipi, quando va bene) di come viene narrato quel fatto.
Penso che questa storia vada a sfidare alcuni degli stereotipi narrativi sul disagio psicologico (del tipo "si sta male perché c'è un evento scatenante preciso" e "le persone forti non stanno male"). E penso che non ci sia nessuna contraddizione tra sfidare gli stereotipi narrativi e l'essere compiutamente storia di genere.

Ah, la controprova che evidentemente non è una discussione sui meccanismi narrativi ma sul fatto che si consideri realistico quanto messo sulla pagina, è che si stia a discutere se è depressione, schizofrenia o cos'altro

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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: lun lug 13, 2015 1:54 pm 
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Un' altra cosa su cui ragionerei circa la reazione delle prime pagine di Dylan Dog è che a tutti gli effetti non sappiamo quali possano essere "realmente" le reazioni di DD poiché eventi di una tale portata non si erano mai realmente verificati in DD. Non so quanto questo ragionamento possa essere corretto ma mentre credo esistano reazioni più o meno consone al comportamento di DD per storie d'amore finite, non possiamo dire quale sia la più "corretta" (se poi questo termine è sensato) di fronte al nuovo nemico, all'arrivo di Carpenter e all'addio di Bloch.

Boh, magari è una menata mentale mia...

Nel complesso mi sento di dare ragione a Kowalsky sul tema depressione. Non esistono reazioni credibili o motivazioni credibili di fronte a tale malattia. Per cui Dylan potrebbe comportarsi in molti, moltissimi modi. E' questo è sia un punto di forza poiché permette di attraversare mille sfaccettature ma al contempo anche un punto di debolezza perché insinua il tarlo che si possa fare tutto e il contrario di tutto.

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Il mio testamento dovrà contenere non ciò che voglio lasciare quando morirò ma ciò che voglio trovare quando tornerò.

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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: lun lug 13, 2015 1:58 pm 
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alemans123 ha scritto:
Un' altra cosa su cui ragionerei circa la reazione delle prime pagine di Dylan Dog è che a tutti gli effetti non sappiamo quali possano essere "realmente" le reazioni di DD poiché eventi di una tale portata non si erano mai realmente verificati in DD. Non so quanto questo ragionamento possa essere corretto ma mentre credo esistano reazioni più o meno consone al comportamento di DD per storie d'amore finite, non possiamo dire quale sia la più "corretta" (se poi questo termine è sensato) di fronte al nuovo nemico, all'arrivo di Carpenter e all'addio di Bloch.

Boh, magari è una menata mentale mia...

Nel complesso mi sento di dare ragione a Kowalsky sul tema depressione. Non esistono reazioni credibili o motivazioni credibili di fronte a tale malattia. Per cui Dylan potrebbe comportarsi in molti, moltissimi modi. E' questo è sia un punto di forza poiché permette di attraversare mille sfaccettature ma al contempo anche un punto di debolezza perché insinua il tarlo che si possa fare tutto e il contrario di tutto.


Ci sarebbe anche tutta la storia del passato da alcolista di Dylan da considerare

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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: lun lug 13, 2015 2:07 pm 
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Per quanto mi riguarda, volevo solo fare solo un'ipotesi sul disturbo che potrebbe aver colpito Dylan, ma ti assicuro che in questo caso mi importa poco di classificazioni cliniche. Dopotutto Dylan è un fumetto horror, per cui non è importante che ogni elemento sia del tutto verosimile/realistico. La questione è puramente narrativa, e qui quoto Rimatt:
rimatt ha scritto:
è possibile che, nella realtà, un individuo soffra di depressione senza che si sia un motivo scatenante chiaro ed evidente, se non addirittura per ragioni che a un estraneo possono apparire irrilevante? Certo, è possibilissimo. E nella finzione? In certi contesti sì, senz'altro; ma si dovrebbe trattare di narrazioni strettamente realistiche (penso a certe autobiografie d'autore a fumetti), più che di racconti dell'orrore o fantastici come quelli di Dylan. Una svolta narrativa così forte – una decisa scivolata del protagonista nell'isteria prima, e nella paranoia e nell'ossessione poi – necessitava di una giustificazione narrativa altrettanto forte; giustificazione che, sempre a mio modo di vedere, qui non c'è.

In altre parole: quel che nella realtà funziona bene, non sempre funziona bene anche sulla carta. Questa storia ne è la prova.

e Wolkoff:
wolkoff ha scritto:
Non abbiamo qui bisogno di cartelle cliniche o percorsi sanitari individuali da ricostruire per probabile induzione.
Abbiamo bisogno di una storia, di un percorso narrativo prima che cripto-psicologico, delle sue premesse e delle sue conseguenze strettamente collegate alla sceneggiatura...non di una fetta di umanità che potrebbe reagire "anche così" di fronte a quello che non sappiamo, a livello di retroscena.
E poi questo è un fumetto (in teoria :roll: ) horror: Paola aveva tutte le possibilità di tratteggiare deliri ed incubi fino al nonsense come starter di questa storia, piuttosto che una psico-bozza claudicante alla nascita emersa da fatterelli di contorno, nell'impianto dello storyboard.

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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: lun lug 13, 2015 2:10 pm 
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Iscritto il: mer mag 04, 2011 3:00 pm
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alemans123 ha scritto:
...non possiamo dire quale sia la più "corretta" (se poi questo termine è sensato) di fronte al nuovo nemico, all'arrivo di Carpenter e all'addio di Bloch.
Direi che è innegabile il fatto che abbia vissuto molto di peggio nella sua "storia" da rendere poco convincente l'elencare le novità editoriali come cause principali (completate dallo sfratto) di un tale collasso psico-emotivo.
Ad esempio, senza allontanarmi troppo dalla Barbato, penso alla leggerezza con cui ha superato il suicidio della fidanzata ne La Seconda Occasione di fatto indotto da lui stesso. Roba da scavarsi la fossa da soli...
Qui invece è tutto pretestuoso perché la priorità è stata data all'urgenza del meta-messaggio.
Proprio per questo ha poco senso vivisezionare l'impianto narrativo.

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l tuoi noti "sarcasmo" e "voglia di flammare" non attaccano con me. (cit.)

Quindi, sgarbato Dear?
Sì, come al solito.
Sta dicendo cose assurde?
Per niente. (cit.)


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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: lun lug 13, 2015 2:35 pm 
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Iscritto il: ven set 23, 2005 2:31 pm
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Dear Boy ha scritto:
alemans123 ha scritto:
...non possiamo dire quale sia la più "corretta" (se poi questo termine è sensato) di fronte al nuovo nemico, all'arrivo di Carpenter e all'addio di Bloch.
Direi che è innegabile il fatto che abbia vissuto molto di peggio nella sua "storia" da rendere poco convincente l'elencare le novità editoriali come cause principali (completate dallo sfratto) di un tale collasso psico-emotivo.
Ad esempio, senza allontanarmi troppo dalla Barbato, penso alla leggerezza con cui ha superato il suicidio della fidanzata ne La Seconda Occasione di fatto indotto da lui stesso. Roba da scavarsi la fossa da soli...
Qui invece è tutto pretestuoso perché la priorità è stata data all'urgenza del meta-messaggio.
Proprio per questo ha poco senso vivisezionare l'impianto narrativo.


Condivido pienamente... Anche perché siamo nel caso del cane che si morde la coda.
O si fa una continuity (ma considerando anche il passato, se no che continuity sarebbe?)
O si fa tutto ex-novo (e torniamo sull'esagerata reazione emotiva)

Se siamo al punto in cui Dylan per alcune pressioni (non tanto tremende, vedendo per l'appunto il passato) esce proprio fuori di testa, la mia preoccupazione sale al livello di guardia: non solo 'sto leggendo le avventure SU un tizio snaturato che porta il nome del fu Dylan Dog, ma oltretutto è completamente impazzito... perché di pazzia si tratta se siamo al punto che un minimo di pressione lo manda fuori dai ghingheri

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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
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rimatt ha scritto:
Una svolta narrativa così forte – una decisa scivolata del protagonista nell'isteria prima, e nella paranoia e nell'ossessione poi – necessitava di una giustificazione narrativa altrettanto forte; giustificazione che, sempre a mio modo di vedere, qui non c'è.


Va anche detto che molte di queste storie son state scritte in parallelo, dubito la barbato abbia potuto leggerle prima di scrivere l'albo, se non a livello di sinossi, per cui è possibile fosse stata prevista un'escalation drammatica che nei fatti è avvenuta solo parzialmente, visto che nessuno degli autori finora ha calcato troppo la mano sull'invasività di carpenter, per esempio.
Come successo per cagliostro c'è stato un problema di coordinamento redazionale, in cui una novità prevista da un autore poi non è stata usata dagli altri.

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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
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the Imp ha scritto:

Va anche detto che molte di queste storie son state scritte in parallelo, dubito la barbato abbia potuto leggerle prima di scrivere l'albo, se non a livello di sinossi, per cui è possibile fosse stata prevista un'escalation drammatica...


Altra topica clamorosa, come una tramvata tra le gengive. Roba semi-dilettantesca :tc:
Se vuoi impostare una pseudo-continuity coerente, non puoi improvvisare in corsa le tappe, forzando cameo dei tuoi nuovi figurini, ma solo per dargli un rilievo di pura marketta, senza includerli entro un preciso percorso narrativo - ... qualechesia.
E' troppo facile scardinare tutto senza ricollocare le conseguenze indotte, lanciare il sasso per lasciarlo andare a fondo, da sé, incuranti ed in attesa che qualcuno sondi dove sia finito :roll: .

Comunque, ripeto quello che dico da quando è cominciata la fase#2: la continuity si potrebbe rivelare la mazzata finale, il boomerang a doppio taglio, per la libertà espressiva/credibilità compositiva dei SINGOLI autori e del loro modo di gestire uno storyboard da 94pp :? .
La continuity tanto detestata a pelle - per istinto inconscio? - da Sclavi, che la derideva in ogni omaggio ad essa collegato; una continuity sviata su diversi autori con diverse idee/stili/tempistiche di lavoro e non coordinate tra loro negli svilippi in fieri - del genere "quando scrivo una mia pagina di sceneggiatura devo tener conto di quello che sta ancora pensando Simeoni sulla tazza del cesso per la sua, ma devo considerare che intanto potrebbe cambiar idea se lo scarico si ottura" - ; la stessa continuity impostata come feticcio in omaggio alle serie tv più trendy di cui si è scioccamente infatuata la redazione, e di cui crede poterne proporre le modalità su un personaggio ad essa storicamente refrattario nei cromosomi... progettandola per smozziconi contentinisti random, cameo in auto-promozione flash, e spunti sospesi per mancanza di idee/responsabilità/programmazione rispetto a quello che si è manomesso.

Osare...ma senza un (momentaneo) orizzonte, solo per dimostrare di poterlo fare :x: .

OSO UN ALOHA, MA POI NON SO COME FINISCE
(CON UN ALTRO ALOHA?)

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premetto che anche a me è sembrato tutto abbastanza pretestuoso, una discesa verso l'isteria decisamente troppo repentina.
però...
chiaro che una storia abbia un'antefatto che non possiamo e non vogliamo leggere, come una lunga sequenza della quale noi vediamo dei fotogrammi "tagliati".
nessuno di noi vorrebbe vedere sette albi nei quali dylan precipita lentamente nella malinconia e poi nella depressione, goccia dopo goccia.
noi vediamo "l'esplosione", il tizio che spara a 4 persone dopo anni di furore sotterraneo, per intenderci.
poi tutti a dire "ma era così una brava persona, salutava sempre".

per quanto riguarda l'isteria si, è così, superata una certa soglia, un certo evento scatena il domino in caduta libera.
magari non sempre ci si barrica in casa nel giro di due giorni, dando fuoco a mezzo appartamento, ma credo che si, possa succedere proprio cosi.


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