Maneggiare l'horror dylaniesco non è cosa facile
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Ma dopo tre (e 1/2) tentativi mi sembra abbastanza evidente, per ora, che i suoi costrutti per creare una storia su DD partano da basi inconcludentemente fuorvianti o clamorosamente insipide.
Non lo vedo portato al "genere".
Non basta aggiungere un contentino sovrannaturale a margine/fra le righe - la maledizione di un manovale o l'alchimia di un pendaglio - per creare una storia degna di questo (buon)nome, per quanto possa metterci buon ritmo e dialoghi efficienti, o sappia sfruttare Groucho a modo
Dopo un incipit buono (v. pag 14) o un brivido sussurrato (bimbo che chatta dall'aldilà, nel bujo) si perde in modalità troppo didascaliche da guida-in-mano, senza suggestioni o elementi di disturbo che possano introdurre alle modalità dell'incubo.
Come in questo albo, in cui si perde in una ricostruzione meticolosa e simil-giallesca che ingombra 3/4 delle pagine, accumulando ciarle su ciarle sul modo "razionalizzato" per/con cui agisce il ciondolo...quando invece avrebbe dovuto lasciare tutto solo nell'ambiguità dell'oscuro, magari depistando e annichilendo le basi logiche di ogni discorso verso un orizzonte incerto. L'incubo, appunto
Rendendosi per giunta ancora più ridicolo perché quei dettagli "razionali" si contraddicono tra loro in maniera goffa e sgangherata, mandando in vacca qualsiasi discorso serioso... per quanto privo d'ironia, e sdoganato soltanto per negligenza o supponenza, nei confronti del presunto boccalone che deve leggersi cotali pagine.