V.M. ha scritto:
N. 31, Grand Guignol (1989, Sclavi & Piccatto).
"E io me ne vado. Sfrattami, pignorami i mobili, fai quello che vuoi. Basta che mi lasci il galeone: non l'ho ancora finito".
Scusa ma questo dimostra esattamente che al Dylan originale non fregava una mazza di casa e cose. Per esaltare maggiormente il concetto che
le cose non lo possiedono, causticamente chiede di tenere l'oggetto più superfluo che ha. Un giocattolo.
Tralascio poi il fatto che nel #31, oltre ad essere molto seccato di prestarsi ad una cialtronata,
sa con chi ha a che fare perché c'è uno scambio di prestazioni (cash o affitto, che cambia?).
Affermare che Dylan per tenersi quella casa sia disposto ad accettare qualsiasi compromesso fa di lui un personaggio banalmente ricattabile. Il mafioso omertoso a cui accennavo pagine fa.
Per il resto è il solito irritante Dylan Barbatiano. Sbagliato (per i miei gusti) da sempre.
Prima il personaggio celava malinconia dietro spavalda ironia.
Poi è arrivata la Barbato e la malinconia è finita davanti a tutto fino a farla strabordare nell'isterismo (eccessivo?) di questo albo.
Kowalsky ha scritto:
Altro elemento interessante è il risveglio di Dylan in ospedale quando vede Bloch come un prete (una recriminazione contro la figura del moralizzatore che riporta al passato rapporto tra Dylan/alcolista e Bloch/padre fallito, nice play...
Ma dove l'hai visto un prete? Indossa una specie di impermebile/spolverino dal taglio futuristico.
Non c'è bisogno di farsi sempre le pippe per sentirsi intelligenti.
Si arriverà all'estremo di un albo fatto di pagine bianche in cui ognuno ci vedrà le genialate che preferisce.
Certo, poi leggo certe cose e m'arrendo
nedellis ha scritto:
Forse l'albo più bello che ho letto quest'anno (rilettura dei primi 40 numeri compresa).
Una curiosità marginale.
Ma il proprietario è lo stesso del #31 o mi sono perso qualcosa? Perché non mi tornano i nomi...