Cravenroad7

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#346 - ...e cenere tornerai
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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: lun lug 06, 2015 1:42 pm 
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Non ce la faccio :|


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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: lun lug 06, 2015 2:19 pm 
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Non preoccuparti Berta, non è uno sforzo dovuto... da evacuare :oops: :wink: :oops: .
Eppoi non è la prima volta che te lo dico: se proprio sei interessata ma ti scoraggia la mole intasante, puoi sempre renderla più Activiamente scorrevole, smaltendo il tutto per singoli blocchi/periodi, un po' per volta, a dosi moderate, meglio dopo i pasti.
Letta a pizzini è meno intimidatoria, fidate. E le diottrie non scalano, round dopo round. Vedrai che (ce) la farai.
E se la cosa poi ti viene a noja a lettura conclusa, posso sempre restituirti quel quarto d'ora di tempo sprecato, con il corrispettivo in favorini virtuali, tipo portarti il cane a spasso con l'Irmadogapp o farti la fila alla Posta corrompendo mia nonna :D .

sBARBATO ha scritto:
La tua graforrea sta prendendo il sopravvento!!! :o :o


Ormai siamo al limite :? .
Altri due capoversi e la mia compagna avrebbe staccato a morsi il router, mentre al citofono c'erano già i solidali RalphSuperMaxiEroe e Chewbecca pronti a prelevarmi su uno strano carrozzone crociato con questa divisa:

Immagine

ALOHA
Spoiler!
BU BU CINQUETE :!:
ma la doccia me la faccio solo con la iovine neurologa. Non serve il cosplay da Predator

_________________
Io no capito, io no capito

(anta baka?! [...] kimochi warui)


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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: lun lug 06, 2015 2:33 pm 
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Io sto leggendo solo alcuni numeri (caos, cuore) e anche se questa Barbato non mi ha disturbato come nel 338 la mia reazione rimane fredda.

L'accanimento sul personaggio è l'unico modo che questa gestione dispone per portare avanti il suo discorso? È certamente quello più comodo, anche se passa per radicale. Vorrebbe far leva sull'attaccamento dei lettori per il loro eroe?

Indagare a fondo l'indagatore è una via interessante -anche se puzza di ultima spiaggia-, ma lo è solo sul piano intellettuale: la mia soddisfazione nella lettura, il godimento, deriva da altro e analizzare a fondo il personaggio è del tutto irrilevante - anzi può ostacolare il piacere: Dylan Dog è un veicolo per entrare nel racconto. Non voglio conoscerlo (non in questo modo).

Più in generale mi pare di assistere a un disperato accumulo di situazioni più o meno dylaniate: eppure manca sempre qualcosa. Che cosa? Un nucleo di deliziosa ingenuità - proprio l'opposto di questo compiaciuto e frenetico (e mai del tutto a fuoco) dispendio di citazioni, energie e talento (grafico). Non se ne esce.
Il digitale è una ricostruzione dell'immagine. L'analogico è un riflesso. Inorganico vs organico. Il Dylan Dog attuale è un prodotto digitale di un'era digitale per lettori digitali.

5


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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: lun lug 06, 2015 2:39 pm 
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Iscritto il: ven ott 24, 2014 3:09 pm
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Di solito le idee finiscono quando si legge poco (o male, o solo roba molto commerciale) e si guarda lo stesso film ma con titoli diversi (avengers/captain america o reboot vari) senza variare.
In pratica se nutri il cervello quello ti ricambia con gli interessi.


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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: lun lug 06, 2015 8:18 pm 
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N. 31, Grand Guignol (1989, Sclavi & Piccatto).
Julius Crabb, capo di una compagnia teatrale, rivela a Dylan di essere il proprietario dell'appartamento di Craven Road 7 e gli chiede di pubblicizzare un imminente spettacolo della sua compagnia (fingendo di indagare su un fantasma inesistente) in cambio di un anno di affitto. Dylan è piuttosto contrariato, ma all'inizio accetta.
Dopo l'omicidio di un attore, sembra sul punto di abbandonare il caso e pensa (p. 45): "E io me ne vado. Sfrattami, pignorami i mobili, fai quello che vuoi. Basta che mi lasci il galeone: non l'ho ancora finito".
Poi, però, spinto anche dalla curiosità di scoprire l'assassino, decide di continuare ad indagare.

A conti fatti, quindi, in una storia dell'89 (scritta da Sclavi) Dylan si lasciava strumentalizzare pur di conservare l'appartamento. Dubitava di quella scelta solo per un momento e in occasione di un omicidio, ma quel dubbio lo esprimeva solo fra sé e sé e immediatamente lo risolveva nel senso di continuare le indagini.

La posizione assunta da Dylan in Craven Road 7 e ...e cenere tornerai è più netta, ma secondo me coerente con quanto si leggeva in Grand Guignol.
Mi autoquoto:
V.M. ha scritto:
SPOILER
Dylan considera quella casa la SUA casa, per il solo fatto che la abita da anni. Dalla storia Craven road 7 (ultimo Maxi) emerge chiaramente che secondo il personale (e discutibilissimo) senso di giustizia di Dylan le case non dovrebbero appartenere ai ricchi proprietari che le mettono in locazione, ma a chi le abita (anzi, persino a chi le occupa abusivamente per ragioni di necessità: si veda, sempre in quella storia, la vicenda della squatter). (...) Anche per questo motivo, non credo che Dylan si ponga il problema di chi gli abbia regalato la casa. Che sia stato Bloch, John Ghost o un malavitoso qualunque per lui cambia poco: l'importante è poter continuare ad abitare nella casa che considera (e ha sempre considerato) "sua".

SPOILER
Aggiungo che sarebbe stato paradossale se Dylan, dopo aver occupato abusivamente la casa (nella storia di Gualdoni) o essersi barricato dentro per non farsi sfrattare (nella storia della Barbato), poi si fosse fatto scrupoli ad accettarla in regalo da uno sconosciuto.


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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: lun lug 06, 2015 10:20 pm 
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Già V.M. ma oggi va di moda pensare che il personaggio sia snaturato che ci devi fare??

Per Etilpropano su "Il lungo Addio"

Non voglio farti arrabbiare. Il Lungo Addio è una storia che piace molto anche a me. Però devi ammettere che la tua frase

"Il lungo addio è una storia onirica nel vero senso della parola, nel senso che ha un suo filo logico che viene poi spezzato, riordinato, e celato dietro dei simbolismi per esigenze definiamole artistiche, ma possiamo anche dire narrative."

si può applicare anche a questa storia. Anche questa è una storia onirica, suggestiva e anche questa storia ha molti simbolismi dietro. Poi aggungi:

"In questa storia le sequenze oniriche sono nate come tali, perché storie come il lungo addio hanno fatto capire a chi scrive adesso che è quello che noi vogliamo, e quindi hanno intrinsecamente meno forza perché sono fini a se stesse."

Ma come? Ho capito bene? E' una storia onirica però fine a se stessa? Ha quindi la colpa di essere nata dopo Il Lungo Addio?

Dopo 75 numeri sono usciti abbastanza numeri per poter delineare un personaggio. A me pare evidente che Groucho si comporta fuori norma in quel numero. E diversamente dal Dylan di questo numero (malato - si può non essere d'accordo o pensare che sia esagerato ma la motivazione c'è ed è da ricercarsi anche in quanto NON è stato raccontato - altrimenti sì che non ci sarebbe stato spazio per nessun'avventura di Dylan) anche senza motivazione (non ne ha nessun motivo in verità di essere serio dato che non può sapere chi è Marina fin dall'inizio).

Il problema del contorno. E' così inspiegabile o inaccettabile pensare che Dylan abbia sviluppato quella forma di depressione anche in merito a fatti che non sono stati spiegati o comunque ingigantiti dallo stesso Dylan?

Drake: Mi sa che le idee tendono a finire o a ripetersi con il passare del tempo o quando si è costretti a scrivere non più dodici storie l'anno ma 30. Il vecchio Dylan non tornerà anche per questo motivo. C'è indubbiamente saturazione! Ma alla fine questo è ciò che comporta essere un fumetto di successo.

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Il mio testamento dovrà contenere non ciò che voglio lasciare quando morirò ma ciò che voglio trovare quando tornerò.

Bergonzoni Alessandro


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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: lun lug 06, 2015 10:55 pm 
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Ci provo, consapevole di tutti i miei limiti di spiegazione, quindi il risultato potrebbe essere abbastanza confusionario.

Nel Lungo Addio, c'è un ricordo di adolescenza che riecheggia, ma è ingigantito, reso estremamente lacrimoso (dio, che magone mi fa quella storia) e molto paradossale perché si ripresenta tra i sogni. Qui invece la Barbato fa una cosa che è simile solo di facciata, ma che manca di tutto lo spessore che dava al lungo addio la sua forza: è superficiale, a tratti puramente propagandistico e spesso fine a se stesso. Nel senso che utilizza questa storia della malattia come pretesto per far vedere le ambientazioni più disparate, le facce più disparate, le visioni più angoscianti senza mai uscire di fatto dalla realtà. La colpa di questo numero non è il peccato originale di venire dopo il 74 (o 75 che sia, non ho voglia di controllare) ma di sfruttare la sua atmosfera, che abbiamo visto di enorme successo, come fine e non come mezzo per un qualche messaggio. Del resto all'epoca il sogno era dettato da un'emozione umanissima come la nostalgia mentre qui ci si sta appellando ad un'astrusa malattia che un po' è documentata un po' si può ingigantire quanto vuole, solo per arrivare all'effetto desiderato, che è appunto riciclare un'atmosfera onirica. Che però ha un suo senso se c'è un movente. E io non l'ho visto.
Sulla causa della malattia di Dylan: non si tratta di una cosa improvvisa, inspiegabile, e nemmeno di qualcosa che bisogna cercare in altri momenti. nelle prime tavole e nelle anticipazioni viene tutto imputato ai guai che Dylan ha con Carpenter, che ha avuto con Dora e in pratica con tutto quello che è successo nella fase due. (NB: pure il Dylan protagonista del fumetto sta cercando di spacciarci come epocali gli ultimi nove numeri, con una ridondanza da ipercomunicazione veramente assillante) Peccato che siano eventi del tutto marginali nella vita di Dylan, che a questo punto poteva sbroccare dopo il giudizio del corvo, dopo mater morbi, dopo il persecutore e dopo tutte quelle che volete. Ma poi Carpenter, che non gli ha fatto assolutamente nulla??
Ok, passiamo oltre. Si parla di tecnica narrativa pura, quando confrontiamo la stranezza di Groucho nel 74 alla malattia di Dylan nel 346: quando fai una storia simbolica, inserire un elemento straninate in più può essere un ulteriore, marginale campanello d'allarme per il lettore che sta per leggere qualcosa di speciale, e per questo non c'è bisogno di farsi seghe mentali di tipo psiclogico e chiedersi "perché Groucho è strano? L'avrà lasciato la fidanzata?". Groucho è strano perché Sclavi ha bisogno che sia strano, gli serve per ottenere un effetto. Ma perché Dylan è malato? Dylan è malato perché la BArbato ha bisogno che sia malato, le serve per scrivere tutta la storia. Se saltano le due vignette di Groucho chissenefrega. Se salta Dylan che ci resta?
È la differenza che c'è tra quando metti un contenuto sotto la storia e quando lo metti davanti. La differenza che c'è tra letteratura e pubblicità.

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Ormai sono sicuro che Dio esiste. Ora si tratta solo di trovarlo e riempirlo di botte.


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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: lun lug 06, 2015 10:56 pm 
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Iscritto il: sab gen 31, 2015 12:29 pm
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E dopo tutto sto malloppone mi sono pure pentito di aver dato ben 6 a questa storia

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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: lun lug 06, 2015 11:41 pm 
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Iscritto il: mar nov 12, 2013 12:30 am
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alemans123 ha scritto:
(malato - si può non essere d'accordo o pensare che sia esagerato ma la motivazione c'è ed è da ricercarsi anche in quanto NON è stato raccontato - altrimenti sì che non ci sarebbe stato spazio per nessun'avventura di Dylan) anche senza motivazione (non ne ha nessun motivo in verità di essere serio dato che non può sapere chi è Marina fin dall'inizio).

Il problema del contorno. E' così inspiegabile o inaccettabile pensare che Dylan abbia sviluppato quella forma di depressione anche in merito a fatti che non sono stati spiegati o comunque ingigantiti dallo stesso Dylan?


Sulla questione "credibilità della depressione". Non è una raccolta punti per cui scatta solo quando raggiungi una quota prefissata di angherie da parte di Carpenter o di manipolazioni da parti di Ghost. Succede. Possiamo dire che l'inserimento dei filler ha spezzato un po' il ritmo narrativo, ma uno sfratto è decisamente abbastanza per scatenare una reazione del genere. Anche da solo.

Il personaggio di Dylan Dog ha sempre avuto un a ricorrenza di forti e cicliche malinconie. Non è difficile scorgere la depressione reale dell'autore, ma come molti aspetti di Dylan, Dylan è come Sclavi avrebbe voluto essere, non come Sclavi era. Un Dylan, quindi, che riesce ad affrontare le malinconie senza raggiungere il punto più basso della depressione vera e proprie, riesce a trasformarle quasi in punti di forza (esempio, il Dylan di Oltre La Morte che passa dal stare a farsi nevicare addosso a buttarsi a capofitto nella resa dei conti).
Qua Barbato dimostra di conoscere il personaggio e di avere sensibilità. Nelle mani di altri autori le malinconie di Dylan, sempre ferme al penultimo passo, sono poco più di un vezzo. Barbato decide di far fare l'ultimo passo e di mostrare la crisi. Credo che lo faccia magistralmente, risuonano tante cose in questo albo, molte non riesco a metterle per iscritto. In particolare, il passaggio delle facce. E in particolare ancora il passaggio della donna del mese.
Non è (solo) la classica critica "femminista" di Barbato. E' una messa in immagine di una cosa che spesso la narrativa sulla depressione affronta in maniera sbagliata: cioè l'idea che per uscire dalla depressione serva l'arrivo travolgente di un partner di cui innamorarsi. Appunto, torna la differenza tra le malinconie raccontate da Sclavi in DyD e la depressione raccontata nei romanzi autobiografici.
Altro elemento interessante è il risveglio di Dylan in ospedale quando vede Bloch come un prete (una recriminazione contro la figura del moralizzatore che riporta al passato rapporto tra Dylan/alcolista e Bloch/padre fallito, nice play, che peraltro fa riferimento a un albo che non amo) e gli urla contro che "Bloch non userebbe ma Old Boy perché sa che odia quel soprannome", una recriminazione in cui ci si costruisce l'immagine di un rapporto ideale ("Bloch non mi direbbe mai qualcosa che mi da fastidio") che eclissa il rapporto reale, nel senso che proprio si frappone tra Dylan e il Bloch reale, oscurando Dylan.

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- Nah, it's all right. This is culture!


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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: lun lug 06, 2015 11:57 pm 
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alemans123 ha scritto:
Già V.M. ma oggi va di moda pensare che il personaggio sia snaturato che ci devi fare??


Scusate la domanda banale, ma a voi Dylan così piace?


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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: mar lug 07, 2015 1:49 am 
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Don Cristo ha scritto:
alemans123 ha scritto:
Già V.M. ma oggi va di moda pensare che il personaggio sia snaturato che ci devi fare??

Scusate la domanda banale, ma a voi Dylan così piace?
SPOILER SPOILER SPOILER

Un attimo.
Il mio post si riferiva solo al rapporto fra Dylan e il suo appartamento. Su quella specifica questione, il comportamento di Dylan (provare ad occupare la casa e poi accettarla in regalo da un ignoto) mi è sembrato discutibile, ma coerente col personaggio.
In generale, invece:
1) la normalizzazione/umanizzazione di Groucho non mi interessa, nel senso che del suo passato e della sua vera identità non mi può fregar di meno; e non la condivido, perché a mio parere tradisce l'originaria natura surreale e "inspiegabile" del personaggio;
2) il Dylan isterico e vittimista, che piange e grida da solo, non l'ho mai sopportato. Però non è certo una novità della fase 2, anzi, è da sempre il tipico Dylan della Barbato. Quindi, se di snaturamento si tratta, è uno snaturamento che risale a molti anni fa;
3) sicuramente "eretico" è il Dylan che dubita (e qui ha persino ragione a farlo!) della fedeltà di Groucho. Per il momento si tratta di una novità che mi è indigesta, ma se questo elemento di continuity viene sviluppato bene, sono pronto a ricredermi.

Sulla storia sospendo il giudizio. Mi è piaciuta ed è oggettivamente ben confezionata, ma la trovo troppo lontana dal genere di Dylan che preferisco e potenzialmente pericolosa.


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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: mar lug 07, 2015 1:59 am 
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Don Cristo ha scritto:
Scusate la domanda banale, ma a voi Dylan così piace?


Lassaperde.
Ormai per transfer empatico anche alcuni lettori credono di vedere su queste pagine (il miraggio di ) un personaggio DiNomeDylan, mentre in realtà circolano derivati mutanti di altre serie, in attesa di ricevere qualche appartamento in usucapione chenonguastamai :dito: .

@Kowalsky & co.
La depressione è una cosa seria, non un fattore che sopraggiunge perché "succede". E non rientra neanche nella stretta definizione della poetica "malinconica", che al massimo ne è una sua conseguenza, quando si percepisce la distanza da quello che è stato o che potrebbe lenirla.
In questo caso ci andrei molto piano nell'usare entrambe per definire le starnazzate semi-isteriche di un Dylan poco credibile nelle sue sfuriate da primapapera vittimista, più consone ad una sindrome da burnout contestuale, misto a crisi ansiopatiche e manie di persecuzione (fondate, almeno quelle).
Il modo in cui la Barbato ricostruisce il prorompere del tutto nelle prime pagine è al limite dello strumentale, che tracima nel ridicolo involontario quando si fanno i nomi di Carpenter e John Ghost. Se non sai drammatizzare ciò che non ti appartiene, non citarlo per omaggiare chi non sa ancora cosa farsene :| .

@V.M & co.
La disamina che fai è giusta ma parte da un presupposto sbagliato. Il problema non è appropriarsi di qualcosa di desiderato o approfittare di un'occasione - che fa l'uomo ladro e la donna? - con qualche scrupolo in meno...non siamo mica qui a fare il contropelo fiscale delle Fiamme Gialle o quello morale di Equitalia.
Il problema nell'atteggiamento di Dylan è
Spoiler!
NON PORSI DOMANDE :evil: :? :evil: :? :evil: :? :evil: :? :evil:

...è l'essere mansueto nella passività di quello che viene imposto, senza chiedersi - dopo la ridda iniziale di domande/sospetti contro Groucho - perché qualcuno gli abbia fatto una mattonata di doni così. Con l'aggravante di sapere - parole del notajo, eh... carta canta, in sua presenza...stonata - che questa persona, chiunque sia, è anche la stessa che ho forzato i tempi per l'ingiunzione di sfratto, dando il via a tutte le angherie successive, di pilotamento in pilotamento.
Posso anche credere che in quel momento Dylan fosse stordito e non volesse scervellarsi oltre, ma il solo fatto di proseguire il mese prossimo con questa "nozione di svolta" in più sullo stomaco depilato, senza porsi problemi né domande, e facendo buon viso (ebete) a gioco cattivello, snaturando la credibilità del personaggio per compiacere certi pretestuosi sollazzi narrativi lanciati nel vuoto - in attesa di esser sviluppati, nel segno della sedicente continuity ad alto tasso d'impotenza ed improvvisazione - mi porta a chiedermi se questo sia (ancora) un Indagatore :| .

ALOHA PRIMO (TI) LEVI
...e poi facce sapé.

_________________
Io no capito, io no capito

(anta baka?! [...] kimochi warui)


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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: mar lug 07, 2015 7:18 am 
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Messaggi: 334
Riletto e non ci sono altre parole: capolavoro.
Forse l'albo più bello che ho letto quest'anno (rilettura dei primi 40 numeri compresa).
La parte del circo d'autunno...che magia, sento la musica, gli schiamazzi, le urla dei clown, la confusione.
Il peso metaforico dell'albo è infinito. E' lo stesso di storie come Morgana o Storia di Nessuno.
E' un albo perfetto che spiega Dylan Dog, come personaggio e come fumetto.
IMMENSO.

_________________
"Il vero nemico non è la discussione artistica. Il vero nemico è l'indifferenza." Già...ma in fondo, chissenefrega!


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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: mar lug 07, 2015 8:53 am 
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Ridendo e scherzano sono quindici anni precisi che esiste il Dylan barbatiano. Ormai non ha nemmeno senso considerarlo un derivativo, è semplicemente il Dylan che Paola ha deciso di scrivere e ha continuato a scrivere in tutti questi anni. Io trovo che sia un antipatico arrogante imbecille e non mi piace assolutamente, non sono mai riuscito ad empatizzare con lui. Il Dylan di Sclavi, Chiaverotti e il primo Mignacco d'altronde è un guascone, anzi la parodia del maschione italico: macho a tempo perso, un po' fighetto, buonisentimentista, qualunquista e malinconico senza mai prendersi sul serio, cialtrone di quel cialtronismo che non può non riuscire simpatico. D'altronde il primo Dylan era anche se vogliamo un non-personaggio: quasi non c'era nelle sue storie, era solo un contenitore, il deus ex machina di situazioni in cui si ritrovava per caso o volontariamente, una macchina narrativa al servizio della trama che era la vera protagonista delle sue storie. Il paradosso è che anche il peggior Dylan, quello dei gialletti, dei procedural senza pretese alla Poltergeist, era un personaggio-non personaggio: ma lì era per comodità, per rendere il prodotto più mansueto e vendibile. Fra questi due la Barbato propose fin dall'inizio una visione alternativa, riallacciandosi forse allo Sclavi finale, quando lo stesso creatore cominciava a perdere lucidità nel giudicare e nell'utilizzare il suo stesso strumento. Il suo Dylan è un uomo perfettibile alla costante ricerca di un'identità (anzi, che corre costantemente il rischio di perderla)... e così si ritrova di volta in volta senza memoria in una caverna, manipolato da uno scrittore, posseduto da una ragazzina, sbeffeggiato da un labirinto di siepi e ora preda di una depressione inspiegabile che forse un giorno qualcuno ci spiegherà commettendo l'ultimo errore possibile. Barbato gode a vederlo in difficiltà perché in fondo non lo ama; forse per lei Dylan è l'uomo qualunque in cui tutti possiamo indentificarci proprio perché mediocre, tragicomica parodia di una anacronistica italianità emigrata in un fumetto dell' "orrore". Onetamente, non ne ho idea.
Ora. Dove c'è gusto non c'è perdenza. C'è a chi piace questo personaggio che si fa poche domande e sempre quelle sbagliate, che azzecca solo figuracce da rincoglionito, sleale con le donne e con gli amici, insomma questo acido rompicoglioni metamestruale, e va benissimo. Il problema nasce nel momento in cui ci si dimentica che questa è la personalissima visione di una specifica autrice e, in vista di questa continuity, si decide di (tentare di) armonizzare all'interno del medesimo personaggio tutti i tratti caratteriali attribuitiglisi, sia quelli più divertenti che quelli spigolosi, al punto che leggendo di fila Al servizio del caos, Il cuore degli uomini e ...e cenere tornerai (il titolo ancora non mi torna, ma vabè) si ha l'impressione di avere a che fare con uno schizofrenico vero, altro che maschere pirandelliane tirate in mezzo per fare contenta la profe di lettere.
Non c'è bisogno di spaccarsi la testa per capire perché Dylan accetta la casa senza fiatare: in quanto uomo mediocre fa quello che farebbe chiunque. Con questi chiari di luna, con questa crisi, ti regalano una casa e che fai dici di no?
Tanto presto o tardi, un bel mattino, all'improvviso come in quest'albo, Dylan verrà preso dall'irrimandabile bisogno di sapere. Quello sarà il segnale preciso che sono finite le idee, pure quelle di scorta.


Ultima modifica di Don Cristo il mar lug 07, 2015 11:32 am, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: #346 - ...e cenere tornerai
MessaggioInviato: mar lug 07, 2015 8:58 am 
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solo che stride leggermente con un personaggio che "non tocco quella diavoleria schifosahhhh oggetto del demoniohhhh" che sarebbe: un cellulare


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