Prima recensione del sottoscritto. Temo che sarà una roba lunga, temo che alcune cose non interesseranno a nessuno, e che alcune critiche sembreranno "puntigliose".
Sotto con Il sapore dell'acqua.
Copertina: Non mi trasmette sensazioni particolari, di sicuro non mi trasmette sensazioni di inquietudine o angoscia, cosa che sarebbe quantomeno gradita per una testata horror. Credo che la fase 2 sia stata caratterizzata da copertine "pop", colorate e moderne nel tema, il che in una testata diversa avrebbe avuto più attinenza, secondo me. Il taglio dell'inquadratura nella copertina è particolare però, difficilmente si inquadra qualcuno da fianchi a collo, e la cosa secondo me è interessante perché non inflazionata o strabusata. La colorazione è strana, con questi passaggi di tonalità così netti, non mi piace, ma è solo un parere così.
Disegni: Pontrelli non è male, per certi versi mi ricorda Dall'Agnol, ma pare che ancora debba trovare il suo stile, lo trovo incostante da tavola a tavola, sempre diverso. Ho notato alcuni errori di posizionamento dei personaggi da vignetta a vignetta. Si, sono cazzatine, si, può capitare (sarà che da poco sto facendo caso anche alle "cazzatine" e magari i capolavori di Sclavi hanno lo stesso tipo di errori, controllerò), e si, i personaggi possono muoversi tra vignetta e vignetta (in alcuni casi no), però boh, devo pur iniziare a farmi odiare, no?
Sceneggiatura: Alcune scene non hanno un collegamento chiaro, mi danno la sensazione che si passi di palo in frasca, un po' come il montaggio dei gialli e polizieschi anni '70. Non vedo un particolare utilizzo dei raccordi (ne "la dea madre" c'è più cura nel collegare le scene tra loro). Certo, sono anche queste cose che al lettore quasi sicuramente non interessano, passano inosservate e chi mi legge potrebbe pensare che io voglia smontare a tutti i costi o che voglia fare sfoggio di chissà che. (in realtà non è facile parlare di certe cose, proprio per non venire bollati come pesantoni, dunque fatemi un applauso di incoraggiamento)
La trama è lineare, forse troppo. Dalla presentazione del gigante barbuto ho capito che era lui il villain (in realtà sarebbe più un simulacro, ma se diamo per buono il fatto che non è lui il vero colpevole, viene meno uno dei capisaldi dei gialli, ossia il presentare il colpevole durante la storia). Non vi sono particolari sussulti, non vi sono spunti di riflessione (se non quello finale del possessore), non c'è un tema portante della storia. I personaggi secondari sono tutti dei banalissimi strumenti per portare avanti l'indagine, niente di indimenticabile, solo sagome. Groucho nella norma, Dylan pure (anche se mi annoia il suo comportamento da pseudo playboy convinto ininterrottamente per 90 pagine), Hamlin è in personaggio. Rania invece è cambiata secondo me rispetto al suo esordio, partendo dalla integerrima e sospettosa agente che non si fida di Dylan conoscendo la sua fama di ciarlatano e playboy, alla gelosa spalla passafile, in un'indagine che vede i due - come diceva qualcuno - nel ruolo di Mulder e Scully (ossia la scettica e colui che crede alle teorie più assurde). Ps. Quoto anche chi trova similitudini tra Rania e Bloch, ovviamente con le dovute proporzioni) Carpenter voleva sfruttare ogni assist pur di arrestare Dylan e ora gli lascia passare delle indagini non ufficiali? Storco il naso. Le morti vengono mostrate con poca convinzione, poco pathos, fatta forse eccezione per la morte della ragazza. Nei gialli le indagini rallentano la narrazione, gli omicidi la velocizzano per evitare l'eccessivo dilatamento del tempo, qui ci sono solo indagini più un inseguimento/sparatoria finale. Sui sette colpi avete detto tutto voi, anche quella è una bazzecola, ma si potrebbe fare più attenzione.
Qualche dettaglio qua e là, come Dyd che trova tracce che la polizia non ha beccato, il medico che si ficca il ciondolo in tasca, l'effetto del ciondolo che non sembra avere una propria coerenza interna (ma qui per essere più sicuro darò un'ulteriore lettura). I dialoghi sono buoni, passano lisci senza sembrare forzati o finti. La scena finale poteva essere costruita meglio, ma non è particolarmente grave. La sequenza finale doveva essere una chiusura brillante? A me non ha convinto, ma potrebbe essere solo un pensiero mio.
Considerazioni finali: Non fa paura, non fa riflettere, non fa emozionare, non fa ridere, non è delirante, non angoscia, non spinge a seguire le indagini (ad inizio storia non si hanno gli elementi per giungere alla conclusione, devi per forza viaggiare alla velocità di dyd), il soprannaturale produce in me interesse solo nella possessione del barbuto, ma non in hugo van heller e i suoi studi. E' una storia di Dyd? Si. E' una storia interessante? No. Trovo similitudini tra questo episodio di Simeoni e i suoi altri due lavori della fase 2 (sopratutto quello sull'anarchia), e se è questo il suo stile non fa proprio per me.
L'editoriale non mi interessa, è roba puerile e gratuita.
Fine. Complimenti a voi se siete arrivati a fine recensione, dato che non sono stato eclettico come Wolkoff (migliorerò, prometto), e se avete qualche dubbio circa un mio ragionamento ditemi pure, nessuna delle cose che ho detto è una verità assoluta ovviamente.
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